Ester
Ester - Capitolo 1
PRELIMINARI
Sogno di Mardocheo
[1a]Nel secondo anno del regno del gran re
Assuero, il giorno primo di Nisan, Mardocheo figlio di Iair, figlio di Simei,
figlio di Kis, della tribù di Beniamino ebbe un sogno. [1b]Era un Giudeo
che abitava nella città di Susa, uomo grande, che prestava servizio alla corte
del re [1c]e proveniva dal gruppo degli esuli che Nabucodònosor re di
Babilonia aveva deportato da Gerusalemme con Ieconìa re della Giudea.
[1d]Questo era il suo sogno: ecco grida e tumulto, tuoni e terremoto,
agitazione sulla terra. [1e]Ecco due enormi draghi avanzarono, pronti
tutti e due alla lotta, e risuonò potente il loro sibilo. [1f]Al loro
sibilo ogni nazione si preparò alla guerra, per combattere contro il popolo dei
giusti. [1g]Ecco un giorno di tenebre e di caligine, di tribolazione e
angustia, di malessere e grande agitazione sulla terra. [1h]Tutta la
nazione dei giusti fu agitata: essi temevano la propria rovina, si prepararono a
perire e gridarono a Dio.[1i]Ma dal loro grido sorse, come da una piccola
fonte, un grande fiume, acque copiose. [1k]Spuntò la luce e il sole: gli
umili furono esaltati e divorarono i superbi. [1l]Mardocheo allora si
svegliò: aveva visto questo sogno e che cosa Dio aveva deciso di fare;
continuava a ripensarvi entro il suo cuore e cercava di comprenderlo, in ogni
suo particolare, fino a notte.
Complotto contro il re[1m]Mardocheo alloggiava alla corte con
Bigtàn e Tères, i due eunuchi del re che custodivano la corte, [1n]quando
udì i loro ragionamenti e, indagando sui loro disegni, venne a sapere che quelli
si preparavano a mettere le mani sul re Assuero. Allora ne avvertì il re.
[1o]Il re sottopose i due eunuchi a un interrogatorio: essi confessarono
e furono tolti di mezzo. [1p]Poi il re fece scrivere queste cose nelle
cronache e anche Mardocheo le mise in iscritto. [1q]Il re costituì
Mardocheo funzionario della corte e gli fece regali in compenso di queste cose.
[1r]Ma vi era anche Amàn figlio di Hammedàta, l'Agaghita, che era potente
davanti al re e cercò il modo di far del male a Mardocheo e al suo popolo per
l'affare dei due eunuchi del re.
I. ASSUERO E VASTI
Banchetto di Assuero[1]Al tempo di Assuero, di quell'Assuero che
regnava dall'India fino all'Etiopia sopra centoventisette province, [2]in
quel tempo, dunque, il re Assuero che sedeva sul trono del suo regno nella
cittadella di Susa, [3]l'anno terzo del suo regno fece un banchetto a
tutti i suoi principi e ai suoi ministri. I capi dell'esercito di Persia e di
Media, i nobili e i governatori delle province furono riuniti alla sua presenza.
[4]Dopo aver così mostrato loro le ricchezze e la gloria del suo regno e
il fasto magnifico della sua grandezza per molti giorni, per centottanta giorni,
[5]passati questi giorni il re fece un altro banchetto di sette giorni,
nel cortile del giardino della reggia, per tutto il popolo che si trovava nella
cittadella di Susa, dal più grande al più piccolo. [6]Vi erano cortine di
lino fine e di porpora viola, sospese con cordoni di bisso e di porpora rossa ad
anelli d'argento e a colonne di marmo bianco; divani d'oro e d'argento sopra un
pavimento di marmo verde, bianco e di madreperla e di pietre a colori.
[7]Si porgeva da bere in vasi d'oro di forme svariate e il vino del re
era abbondante, grazie alla liberalità del re. [8]Era dato l'ordine di
non forzare alcuno a bere, poiché il re aveva prescritto a tutti i maggiordomi
che lasciassero fare a ciascuno secondo la propria volontà.
Il caso Vasti[9]Anche la regina Vasti offrì un banchetto alle
donne nella reggia del re Assuero.
[10]Il settimo giorno, il re che aveva il cuore allegro per il vino,
ordinò a Meumàn, a Bizzetà, a Carbonà, a Bigtà, ad Abagtà, a Zetàr e a Carcàs, i
sette eunuchi che servivano alla presenza del re Assuero, [11]che
conducessero davanti a lui la regina Vasti con la corona reale, per mostrare al
popolo e ai capi la sua bellezza; essa infatti era di aspetto avvenente.
[12]Ma la regina Vasti rifiutò di venire, contro l'ordine che il re aveva
dato per mezzo degli eunuchi; il re ne fu assai irritato e la collera si accese
dentro di lui. [13]Allora il re interrogò i sapienti, conoscitori dei
tempi. - Poiché gli affari del re si trattavano così, alla presenza di quanti
conoscevano la legge e il diritto, [14]e i più vicini a lui erano
Carsenà, Setàr, Admàta, Tarsìs, Mères, Marsenà e Memucàn, sette capi della
Persia e della Media che erano suoi consiglieri e sedevano ai primi posti nel
regno. - [15]Domandò dunque: «Secondo la legge, che cosa si deve fare
alla regina Vasti che non ha eseguito l'ordine datole dal re Assuero per mezzo
degli eunuchi?». [16]Memucàn rispose alla presenza del re e dei principi:
«La regina Vasti ha mancato non solo verso il re, ma anche verso tutti i capi e
tutti i popoli che sono nelle province del re Assuero. [17]Perché quello
che la regina ha fatto si saprà da tutte le donne e le indurrà a disprezzare i
propri mariti; esse diranno: Il re Assuero aveva ordinato che si conducesse alla
sua presenza la regina Vasti ed essa non vi è andata. [18]Da ora innanzi
le principesse di Persia e di Media che sapranno il fatto della regina ne
parleranno a tutti i principi del re e ne verranno insolenze e irritazioni
all'eccesso. [19]Se così sembra bene al re, venga da lui emanato un
editto reale da scriversi fra le leggi di Persia e di Media, sicché diventi
irrevocabile, per il quale Vasti non potrà più comparire alla presenza del re
Assuero e il re conferisca la dignità di regina ad un'altra migliore di lei.
[20]Quando l'editto emanato dal re sarà conosciuto nell'intero suo regno
per quanto è vasto, tutte le donne renderanno onore ai loro mariti dal più
grande al più piccolo». [21]La cosa parve buona al re e ai principi. Il
re fece come aveva detto Memucàn: [22]mandò lettere a tutte le province
del regno, a ogni provincia secondo il suo modo di scrivere e ad ogni popolo
secondo la sua lingua; perché ogni marito fosse padrone in casa sua e potesse
parlare a suo arbitrio.
Ester - Capitolo 2
II. MARDOCHEO ED ESTER
Ester diventa regina[1]Dopo queste cose, quando la collera del
re si fu calmata, egli si ricordò di Vasti, di ciò che essa aveva fatto e di
quanto era stato deciso a suo riguardo. [2]Allora quelli che stavano al
servizio del re dissero: «Si cerchino per il re fanciulle vergini e d'aspetto
avvenente; [3]stabilisca il re in tutte le province del suo regno
commissari, i quali radunino tutte le fanciulle vergini e belle nella reggia di
Susa, nella casa delle donne, sotto la sorveglianza di Egài, eunuco del re e
guardiano delle donne, che darà loro quanto è necessario per abbigliarsi;
[4]la fanciulla che piacerà al re diventerà regina al posto di Vasti». La
cosa piacque al re e così si fece. [5]Ora nella cittadella di Susa c'era
un Giudeo chiamato Mardocheo, figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di un
Beniaminita, [6]che era stato deportato da Gerusalemme fra quelli
condotti in esilio con Ieconìa re di Giuda da Nabucodònosor re di Babilonia.
[7]Egli aveva allevato Hadàssa, cioè Ester, figlia di un suo zio, perché
essa era orfana di padre e di madre. La fanciulla era di bella presenza e di
aspetto avvenente; alla morte del padre e della madre, Mardocheo l'aveva presa
come propria figlia. [8]Quando l'ordine del re e il suo editto furono
divulgati e un gran numero di fanciulle venivano radunate nella cittadella di
Susa sotto la sorveglianza di Egài, anche Ester fu presa e condotta nella
reggia, sotto la sorveglianza di Egài, guardiano delle donne. [9]La
fanciulla piacque a Egài ed entrò nelle buone grazie di lui; egli si preoccupò
di darle il necessario per l'abbigliamento e il vitto; le diede sette ancelle
scelte nella reggia e assegnò a lei e alle sue ancelle l'appartamento migliore
nella casa delle donne. [10]Ester non aveva detto nulla né del suo popolo
né della sua famiglia, perché Mardocheo le aveva proibito di parlarne.
[11]Mardocheo tutti i giorni passeggiava davanti al cortile della casa
delle donne per sapere se Ester stava bene e che cosa succedeva di lei.
[12]Quando veniva il turno per una fanciulla di andare dal re Assuero
alla fine dei dodici mesi prescritti alle donne per i loro preparativi, sei mesi
per profumarsi con olio di mirra e sei mesi con aromi e altri cosmetici usati
dalle donne, [13]la fanciulla andava dal re e poteva portare con sé dalla
casa delle donne alla reggia quanto chiedeva. [14]Vi andava la sera e la
mattina seguente passava nella seconda casa delle donne, sotto la sorveglianza
di Saasgàz, eunuco del re e guardiano delle concubine. Poi non tornava più dal
re a meno che il re la desiderasse ed essa fosse richiamata per nome.
[15]Quando arrivò per Ester figlia di Abicàil, zio di Mardocheo, che
l'aveva adottata per figlia, il turno di andare dal re, essa non domandò se non
quello che le fu indicato da Egài, eunuco del re e guardiano delle donne. Ester
attirava la simpatia di quanti la vedevano. [16]Ester fu dunque condotta
presso il re Assuero nella reggia il decimo mese, cioè il mese di Tebèt, il
settimo anno del suo regno. [17]Il re amò Ester più di tutte le altre
donne ed essa trovò grazia e favore agli occhi di lui più di tutte le altre
vergini. Egli le pose in testa la corona regale e la fece regina al posto di
Vasti. [18]Poi il re fece un gran banchetto a tutti i principi e ai
ministri, che fu il banchetto di Ester; concesse un giorno di riposo alle
province e fece doni con munificenza regale.
Mardocheo e Aman[19]Ora la seconda volta che si radunavano le
fanciulle, Mardocheo aveva stanza alla porta del re. [20]Ester, secondo
l'ordine che Mardocheo le aveva dato, non aveva detto nulla né della sua
famiglia né del suo popolo poiché essa faceva quello che Mardocheo le diceva,
come quando era sotto la sua tutela. [21]In quei giorni, quando Mardocheo
aveva stanza alla porta del re, Bigtàn e Tères, due eunuchi del re e tra i
custodi della soglia, irritati contro il re Assuero, cercarono il modo di
mettere le mani sulla persona del re. [22]La cosa fu risaputa da
Mardocheo, che avvertì la regina Ester ed Ester ne parlò al re in nome di
Mardocheo. [23]Fatta investigazione e scoperto il fatto, i due eunuchi
furono impiccati a un palo. E la cosa fu registrata nel libro delle cronache,
alla presenza del re.
Ester - Capitolo 3
[1]In seguito, il re Assuero promosse Amàn figlio di Hammedàta,
l'Agaghita, alla più alta dignità e pose il suo seggio al di sopra di quelli di
tutti i prìncipi che erano con lui. [2]Tutti i ministri del re, che
stavano alla porta del re, piegavano il ginocchio e si prostravano davanti ad
Amàn, perché così aveva ordinato il re a suo riguardo. Ma Mardocheo non piegava
il ginocchio né si prostrava. [3]I ministri del re che stavano alla porta
del re dissero a Mardocheo: «Perché trasgredisci l'ordine del re?».
[4]Ma, sebbene glielo ripetessero tutti i giorni, egli non dava loro
ascolto. Allora quelli riferirono la cosa ad Amàn, per vedere se Mardocheo
avrebbe insistito nel suo atteggiamento, perché aveva detto loro che era un
Giudeo. [5]Amàn vide che Mardocheo non s'inginocchiava né si prostrava
davanti a lui e ne fu pieno d'ira; [6]ma disdegnò di metter le mani
addosso soltanto a Mardocheo, poiché gli avevano detto a quale popolo Mardocheo
apparteneva. Egli si propose di distruggere il popolo di Mardocheo, tutti i
Giudei che si trovavano in tutto il regno d'Assuero.
III. I GIUDEI MINACCIATI
Decreto di sterminio dei Giudei[7]Il primo mese, cioè il mese di
Nisan, il decimosecondo anno del re Assuero, si gettò il pur, cioè la
sorte, alla presenza di Amàn, per la scelta del giorno e del mese. La sorte
cadde sul tredici del decimosecondo mese, chiamato Adàr. [8]Allora Amàn
disse al re Assuero: «Vi è un popolo segregato e anche disseminato fra i popoli
di tutte le province del tuo regno, le cui leggi sono diverse da quelle di ogni
altro popolo e che non osserva le leggi del re; non conviene quindi che il re lo
tolleri. [9]Se così piace al re, si ordini che esso sia distrutto; io
farò passare diecimila talenti d'argento in mano agli amministratori del re,
perché siano versati nel tesoro reale». [10]Allora il re si tolse
l'anello di mano e lo diede ad Amàn, l'Agaghita, figlio di Hammedàta e nemico
dei Giudei. [11]Il re disse ad Amàn: «Il denaro sia per te: al popolo fà
pure quello che ti sembra bene». [12]Il tredici del primo mese furono
chiamati i segretari del re e fu scritto, seguendo in tutto gli ordini di Amàn,
ai satrapi del re e ai governatori di ogni provincia secondo il loro modo di
scrivere e ad ogni popolo nella sua lingua. Lo scritto fu redatto in nome del re
Assuero e sigillato con il sigillo reale. [13]Questi documenti scritti
furono spediti per mezzo di corrieri in tutte le province del re, perché si
distruggessero, si uccidessero, si sterminassero tutti i Giudei, giovani e
vecchi, bambini e donne, in un medesimo giorno, il tredici del decimosecondo
mese, cioè il mese di Adàr, e si saccheggiassero i loro beni.
[13a]Questa è la copia della lettera:
«Il grande re Assuero ai governatori delle centoventisette province
dall'India all'Etiopia e ai capidistretto loro subordinati scrive quanto segue:
[13b]Essendo io alla testa di molte nazioni e avendo l'impero di tutto
il mondo, non esaltato dall'orgoglio del potere, ma governando sempre con
moderazione e con dolcezza, ho deciso di rendere sempre indisturbata la vita dei
sudditi, di assicurare un regno tranquillo e sicuro fino alle frontiere e di far
rifiorire la pace sospirata da tutti gli uomini.
[13c]Avendo io chiesto ai miei consiglieri come tutto questo possa
essere attuato, Amàn, distinto presso di noi per prudenza, segnalato per
inalterata devozione e sicura fedeltà ed elevato alla seconda dignità del regno,
[13d]ci ha avvertiti che in mezzo a tutte le stirpi che vi sono nel mondo
si è mescolato un popolo ostile, diverso nelle sue leggi da ogni altra nazione,
che trascura sempre i decreti del re, così da impedire l'assetto dell'impero da
noi irreprensibilmente diretto.
[13e]Considerando dunque che questa nazione è l'unica ad essere in
continuo contrasto con ogni essere umano, differenziandosi per uno strano tenore
di leggi, e che, malintenzionata contro i nostri interessi, compie le peggiori
malvagità e riesce di ostacolo alla stabilità del regno, [13f]abbiamo
ordinato che le persone a voi segnalate nei rapporti scritti da Amàn, incaricato
dei nostri interessi e per noi un secondo padre, tutte, con le mogli e i figli,
siano radicalmente sterminate per mezzo della spada dei loro avversari,
senz'alcuna pietà né perdono, il quattordici del decimosecondo mese, cioè Adàr;
[13g]perché questi nostri oppositori di ieri e di oggi, precipitando
violentemente negli inferi in un sol giorno, ci assicurino per l'avvenire un
governo completamente stabile e indisturbato».
[14]Una copia dell'editto, che doveva essere promulgato in ogni
provincia, fu resa nota a tutti i popoli, perché si tenessero pronti per quel
giorno. [15]I corrieri partirono in tutta fretta per ordine del re e il
decreto fu promulgato subito nella cittadella di Susa. Mentre il re e Amàn
stavano a gozzovigliare, la città di Susa era costernata.
Ester - Capitolo 4
Mardocheo ed Ester vogliono scongiurare il pericolo[1]Quando
Mardocheo seppe quanto era stato fatto, si stracciò le vesti, si coprì di sacco
e di cenere e uscì in mezzo alla città, mandando alte e amare grida;
[2]venne fin davanti alla porta del re, ma a nessuno che fosse coperto di
sacco era permesso di entrare per la porta del re. [3]In ogni provincia,
dovunque giungevano l'ordine del re e il suo editto, ci fu gran desolazione fra
i Giudei: digiuno, pianto, lutto e a molti servirono di letto il sacco e la
cenere. [4]Le ancelle di Ester e i suoi eunuchi vennero a riferire la
cosa e la regina ne fu molto angosciata; mandò vesti a Mardocheo, perché se le
mettesse e si togliesse di dosso il sacco, ma egli non le accettò.
[5]Allora Ester chiamò Atàch, uno degli eunuchi che il re aveva messo al
suo servizio, e lo incaricò di andare da Mardocheo per domandare che cosa era
avvenuto e perché si comportava così. [6]Atàch si recò da Mardocheo sulla
piazza della città davanti alla porta del re. [7]Mardocheo gli narrò
quanto gli era accaduto e gli indicò la somma di denaro che Amàn aveva promesso
di versare al tesoro reale per far distruggere i Giudei; [8]gli diede
anche una copia dell'editto promulgato a Susa per il loro sterminio, perché lo
mostrasse a Ester, la informasse di tutto e le ordinasse di presentarsi al re
per domandargli grazia e per intercedere in favore del suo popolo.
[8a]«Ricordati - le fece dire - dei giorni della tua povertà, quando eri
nutrita dalla mia mano; perché Amàn, il secondo in dignità dopo il re, ha
parlato contro di noi per farci mettere a morte. Invoca il Signore, parla al re
in nostro favore e liberaci dalla morte!». [9]Atàch ritornò da Ester e le
riferì le parole di Mardocheo. [10]Ester ordinò ad Atàch di riferire a
Mardocheo: [11]«Tutti i ministri del re e il popolo delle sue province
sanno che se qualcuno, uomo o donna, entra dal re nell'atrio interno, senza
essere stato chiamato, in forza di una legge uguale per tutti, deve essere messo
a morte, a meno che il re non stenda verso di lui il suo scettro d'oro, nel qual
caso avrà salva la vita. Quanto a me, sono gia trenta giorni che non sono stata
chiamata per andare dal re». [12]Le parole di Ester furono riferite a
Mardocheo [13]e Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: «Non pensare
di salvare solo te stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella
reggia. [14]Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione
sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu perirai insieme con la casa di
tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio in previsione
d'una circostanza come questa?». [15]Allora Ester fece rispondere a
Mardocheo: [16]«Và, raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa:
digiunate per me, state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e
giorno; anch'io con le ancelle digiunerò nello stesso modo; dopo entrerò dal re,
sebbene ciò sia contro la legge e, se dovrò perire, perirò!».
[17]Mardocheo se ne andò e fece quanto Ester gli aveva ordinato.
Preghiera di Mardocheo[17a]Poi pregò il Signore, ricordando
tutte le sue gesta, e disse:
[17b]«Signore, Signore re, sovrano dell'universo, tutte le cose sono
sottoposte al tuo potere e nessuno può opporsi a te nella tua volontà di salvare
Israele.
[17c]Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si
trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e nessuno può
resistere a te, Signore.
[17d]Tu conosci tutto; tu sai, Signore, che non per orgoglio, non per
superbia né per vanagloria ho fatto il gesto di non prostrarmi davanti al
superbo Amàn, perché avrei anche baciato la pianta dei suoi piedi per la
salvezza d'Israele.
[17e]Ma ho fatto ciò per non porre la gloria di un uomo al di sopra
della gloria di Dio; non mi prostrerò mai davanti a nessuno se non davanti a te,
che sei il mio Signore, e non farò così per superbia.
[17f]Ora, Signore Dio, Re, Dio di Abramo, risparmia il tuo popolo!
Perché mirano a distruggerci e bramano di far perire quella che è la tua eredità
dai tempi antichi.
[17g]Non trascurare la porzione che per te stesso hai liberato dal
paese d'Egitto. [17h]Ascolta la mia preghiera e sii propizio alla tua
eredità; cambia il nostro lutto in gioia, perché vivi possiamo cantare inni al
tuo nome, Signore, e non lasciare scomparire la bocca di quelli che ti lodano».
[17i]Tutti gli Israeliti gridavano con tutta la forza, perché la morte
stava davanti ai loro occhi.
Preghiera di Ester[17k]Anche la regina Ester cercò rifugio
presso il Signore, presa da un'angoscia mortale. Si tolse le vesti di lusso e
indossò gli abiti di miseria e di lutto; invece dei superbi profumi si riempì la
testa di ceneri e di immondizie. Umiliò molto il suo corpo e con i capelli
sconvolti si muoveva dove prima era abituata agli ornamenti festivi. Poi
supplicò il Signore e disse: [17l]«Mio Signore, nostro re, tu sei
l'unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te,
perché un grande pericolo mi sovrasta.
[17m]Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia,
che tu, Signore, hai scelto Israele da tutte le nazioni e i nostri padri da
tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto loro secondo quanto
avevi promesso. [17n]Ora abbiamo peccato contro di te e ci hai messi
nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro dei. Tu sei
giusto, Signore!
[17o]Ma ora non si sono accontentati dell'amarezza della nostra
schiavitù, hanno anche posto le mani sulle mani dei loro idoli, giurando di
abolire l'oracolo della tua bocca, di sterminare la tua eredità, di chiudere la
bocca di quelli che ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il tuo
altare, [17p]di aprire invece la bocca delle nazioni a lodare gli idoli
vani e a proclamare per sempre la propria ammirazione per un re di carne.
[17q]Non consegnare, Signore, il tuo scettro a dei che neppure
esistono. Non abbiano a ridere della nostra caduta; ma volgi contro di loro
questi loro progetti e colpisci con un castigo esemplare il primo dei nostri
persecutori.
[17r]Ricordati, Signore; manifèstati nel giorno della nostra
afflizione e a me dà coraggio, o re degli dei e signore di ogni autorità.
[17s]Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e
volgi il suo cuore all'odio contro colui che ci combatte, allo sterminio di lui
e di coloro che sono d'accordo con lui.
[17t]Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto,
perché sono sola e non ho altri che te, Signore!
[17u]Tu hai conoscenza di tutto e sai che io odio la gloria degli empi
e detesto il letto dei non circoncisi e di qualunque straniero. [17v]Tu
sai che mi trovo nella necessità, che detesto l'emblema della mia fastosa
posizione che cinge il mio capo nei giorni in cui devo fare comparsa; lo detesto
come un panno immondo e non lo porto nei giorni in cui mi tengo appartata.
[17x]La tua serva non ha mangiato alla tavola di Amàn né ha onorato il
banchetto del re né bevuto il vino delle libazioni. [17y]La tua serva da
quando ha cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito di nulla, se non di
te, Signore, Dio di Abramo.
[17z]Dio, che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei
disperati e liberaci dalla mano dei malvagi; libera me dalla mia angoscia!».
Ester - Capitolo 5
Ester si presenta al re[1]Il terzo giorno, quando ebbe finito di
pregare, ella si tolse le vesti da schiava e si coprì di tutto il fasto del suo
grado. [1a]Divenuta così splendente di bellezza, dopo aver invocato il
Dio che veglia su tutti e li salva, prese con sé due ancelle. Su di una si
appoggiava con apparente mollezza, mentre l'altra la seguiva tenendo sollevato
il mantello di lei. [1b]Appariva rosea nello splendore della sua bellezza
e il suo viso era gioioso, come pervaso d'amore, ma il suo cuore era stretto
dalla paura. [1c]Attraversate una dopo l'altra tutte le porte, si trovò
alla presenza del re. Egli era seduto sul trono regale, vestito di tutti gli
ornamenti maestosi delle sue comparse, tutto splendente di oro e di pietre
preziose, e aveva un aspetto molto terribile. [1d]Alzò il viso splendente
di maestà e guardò in un accesso di collera. La regina si sentì svenire, mutò il
suo colore in pallore e poggiò la testa sull'ancella che l'accompagnava.
[1e]Ma Dio volse a dolcezza lo spirito del re ed egli, fattosi ansioso,
balzò dal trono, la prese fra le braccia, sostenendola finché non si fu ripresa,
e andava confortandola con parole rasserenanti, dicendole: [1f]«Che c'è,
Ester? Io sono tuo fratello; fatti coraggio, tu non devi morire. Il nostro
ordine riguarda solo la gente comune. Avvicinati!». [2]Alzato lo scettro
d'oro, lo posò sul collo di lei, la baciò e le disse: «Parlami!». [2a]Gli
disse: «Ti ho visto, signore, come un angelo di Dio e il mio cuore si è agitato
davanti alla tua gloria. Perché tu sei meraviglioso, signore, e il tuo volto è
pieno d'incanto». [2b]Ma mentre parlava, cadde svenuta; il re
s'impressionò e tutta la gente del suo seguito cercava di rianimarla.
[3]Allora il re le disse: «Che vuoi, Ester, qual è la tua richiesta?
Fosse pure metà del mio regno, l'avrai!». [4]Ester rispose: «Se così
piace al re, venga oggi il re con Amàn al banchetto che gli ho preparato».
[5]Il re disse: «Convocate subito Amàn, per far ciò che Ester ha detto».
Il re andò dunque con Amàn al banchetto che Ester aveva preparato.
[6]Il re disse a Ester, mentre si beveva il vino: «Qual è la tua
richiesta? Ti sarà concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del regno, sarà
fatto!». [7]Ester rispose: «Ecco la mia richiesta e quel che desidero:
[8]se ho trovato grazia agli occhi del re e se piace al re di concedermi
quello che chiedo e di soddisfare il mio desiderio, venga il re con Amàn anche
domani al banchetto che io preparerò loro e io risponderò alla domanda del re».
[9]Amàn quel giorno uscì lieto e con il cuore contento, ma quando vide
alla porta del re Mardocheo che non si alzava né si muoveva per lui, fu preso
d'ira contro Mardocheo. [10]Tuttavia Amàn si trattenne, andò a casa e
mandò a chiamare i suoi amici e Zeres sua moglie. [11]Amàn parlò loro
della magnificenza delle sue ricchezze, del gran numero dei suoi figli, di
quanto il re aveva fatto per renderlo grande e come l'aveva innalzato sopra i
capi e i ministri del re. [12]Aggiunse: «Anche la regina Ester non ha
invitato con il re nessun altro se non me al banchetto che ha dato; anche per
domani sono invitato da lei con il re. [13]Ma tutto questo non mi basta,
fin quando io vedrò Mardocheo, il Giudeo, restar seduto alla porta del re».
[14]Allora sua moglie Zeres e tutti i suoi amici gli dissero: «Si prepari
un palo alto cinquanta cubiti e tu domani mattina dì al re che vi sia impiccato
Mardocheo; poi và pure contento al banchetto con il re». La cosa piacque ad Amàn
che fece preparare il palo.
Ester - Capitolo 6
IV. RIVINCITA DEI GIUDEI
Smacco di Aman[1]Quella notte il re non poteva prendere sonno.
Allora ordinò che gli si portasse il libro delle memorie, le cronache, e ne fu
fatta la lettura alla presenza del re. [2]Vi si trovò scritto che
Mardocheo aveva denunciato Bigtàn e Tères, i due eunuchi del re tra i custodi
della soglia, i quali avevano cercato di porre le mani sulla persona del re
Assuero. [3]Allora il re chiese: «Che si è fatto per dare a Mardocheo
onore e grandezza in premio di questo?». I giovani che servivano il re
risposero: «Non s'è fatto nulla per lui». [4]Il re disse: «Chi c'è
nell'atrio?». Appunto Amàn era venuto nell'atrio esterno della reggia per dire
al re di impiccare Mardocheo al palo che egli aveva preparato per lui.
[5]I giovani servi del re gli risposero: «Ecco c'è Amàn nell'atrio». Il
re disse: «Entri!». [6]Amàn entrò e il re gli disse: «Che si deve fare a
un uomo che il re voglia onorare?». Amàn pensò: «Chi mai vorrebbe il re onorare,
se non me?». [7]Amàn rispose al re: «Per l'uomo che il re vuole onorare,
[8]si prenda la veste reale che suole indossare il re e il cavallo che
suole cavalcare il re e sulla sua testa sia posta una corona reale; [9]si
consegni la veste e il cavallo a uno dei principi più nobili del re; si rivesta
di quella veste l'uomo che il re vuole onorare, gli si faccia percorrere a
cavallo le vie della città e si gridi davanti a lui: Ciò avviene all'uomo che il
re vuole onorare». [10]Allora il re disse ad Amàn: «Presto, prendi la
veste e il cavallo, come hai detto, e fà così a Mardocheo il Giudeo che si trova
alla porta del re; non tralasciar nulla di quello che hai detto».
[11]Amàn prese la veste e il cavallo, rivestì della veste Mardocheo, gli
fece percorrere a cavallo le vie della città e gridava davanti a lui: «Ciò
avviene all'uomo che il re vuole onorare». [12]Poi Mardocheo tornò alla
porta del re, ma Amàn andò subito a casa, tutto aggrondato e con il capo velato.
[13]Amàn raccontò a sua moglie Zeres e a tutti i suoi amici quanto gli
era accaduto. I suoi consiglieri e sua moglie Zeres gli dissero: «Se Mardocheo,
davanti al quale tu hai cominciato a decadere, è della stirpe dei Giudei, tu non
potrai nulla contro di lui, anzi soccomberai del tutto davanti a lui».
Aman al banchetto di Ester[14]Essi stavano ancora parlando con
lui, quando giunsero gli eunuchi del re, i quali si affrettarono a condurre Amàn
al banchetto che Ester aveva preparato.
Ester - Capitolo 7
[1]Il re e Amàn andarono dunque al banchetto con la regina Ester.
[2]Il re anche questo secondo giorno disse a Ester, mentre si beveva il
vino: «Qual è la tua richiesta, regina Ester? Ti sarà concessa. Che desideri?
Fosse anche la metà del regno, sarà fatto!». [3]Allora la regina Ester
rispose: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, o re, e se così piace al re, la
mia richiesta è che mi sia concessa la vita e il mio desiderio è che sia
risparmiato il mio popolo. [4]Perché io e il mio popolo siamo stati
venduti per essere distrutti, uccisi, sterminati. Ora, se fossimo stati venduti
per diventare schiavi e schiave, avrei taciuto; ma il nostro avversario non
potrebbe riparare al danno fatto al re con la nostra morte». [5]Subito il
re Assuero disse alla regina Ester: «Chi è e dov'è colui che ha pensato di fare
una cosa simile?». [6]Ester rispose: «L'avversario, il nemico, è quel
malvagio di Amàn». Allora Amàn fu preso da terrore alla presenza del re e della
regina. [7]Il re incollerito si alzò dal banchetto e uscì nel giardino
della reggia, mentre Amàn rimase per chiedere la grazia della vita alla regina
Ester, perché vedeva bene che da parte del re la sua rovina era decisa.
[8]Poi tornò dal giardino della reggia nel luogo del banchetto; intanto
Amàn si era prostrato sul divano sul quale si trovava Ester. Allora il re
esclamò: «Vuole anche far violenza alla regina, davanti a me, in casa mia?». Non
appena questa parola fu uscita dalla bocca del re, posero un velo sulla faccia
di Amàn. [9]Carbonà, uno degli eunuchi, disse alla presenza del re:
«Ecco, è stato perfino rizzato in casa di Amàn un palo alto cinquanta cubiti,
che Amàn ha fatto preparare per Mardocheo, il quale aveva parlato per il bene
del re». Il re disse: «Impiccatevi lui!». [10]Così Amàn fu impiccato al
palo che aveva preparato per Mardocheo. E l'ira del re si calmò.
Ester - Capitolo 8
Il favore reale passa ai Giudei[1]In quello stesso giorno il re
Assuero diede alla regina Ester la casa di Amàn, nemico dei Giudei. Mardocheo si
presentò al re, al quale Ester aveva dichiarato il rapporto di parentela che
egli aveva con lei. [2]Il re si tolse l'anello che aveva fatto ritirare
ad Amàn e lo diede a Mardocheo. Ester affidò a Mardocheo l'amministrazione della
casa che era stata di Amàn. [3]Poi Ester parlò di nuovo alla presenza del
re, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con le lacrime agli occhi d'impedire gli
effetti della malvagità di Amàn l'Agaghita e l'attuazione dei piani che aveva
preparato contro i Giudei. [4]Allora il re stese lo scettro d'oro verso
Ester; Ester si alzò, rimase in piedi davanti al re [5]e disse: «Se così
piace al re, se io ho trovato grazia ai suoi occhi, se la cosa gli par giusta e
se io gli sono gradita, si scriva per revocare i documenti scritti,
macchinazione di Amàn figlio di Hammedàta, l'Agaghita, in cui si ordina di far
perire i Giudei che sono in tutte le province del re. [6]Perché come
potrei io resistere al vedere la sventura che colpirebbe il mio popolo? Come
potrei resistere al vedere la distruzione della mia stirpe?». [7]Allora
il re Assuero disse alla regina Ester e a Mardocheo, il Giudeo: «Ecco, ho dato a
Ester la casa di Amàn e questi è stato impiccato al palo, perché aveva voluto
stendere la mano sui Giudei. [8]Scrivete dunque come vi parrà meglio, nel
nome del re, e sigillate con l'anello reale, perché ciò che è scritto in nome
del re e sigillato con l'anello reale è irrevocabile». [9]Senza perdere
tempo il ventitrè del terzo mese, cioè il mese di Sivan, furono convocati i
segretari del re e fu scritto, seguendo in tutto l'ordine di Mardocheo, ai
Giudei, ai satrapi, ai governatori e ai capi delle centoventisette province,
dall'India all'Etiopia, a ogni provincia secondo il suo modo di scrivere, a ogni
popolo nella sua lingua e ai Giudei secondo il loro modo di scrivere e nella
loro lingua. [10]Fu dunque scritto in nome del re Assuero, si sigillarono
i documenti con l'anello reale e si mandarono per mezzo di corrieri a cavallo,
che cavalcavano corsieri reali, figli di cavalle di razza. [11]Con questi
scritti il re dava facoltà ai Giudei, in qualunque città si trovassero, di
radunarsi e di difendere la loro vita, di distruggere, uccidere, sterminare,
compresi i bambini e le donne, tutta la gente armata, di qualunque popolo e di
qualunque provincia, che li assalisse, e di saccheggiare i loro beni;
[12]e ciò in un medesimo giorno in tutte le province del re Assuero: il
tredici del decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr.
Decreto di riabilitazione[12a]Quanto segue è la copia della
lettera relativa a queste cose:
[12b]«Il grande re Assuero ai governatori delle centoventisette
satrapie dall'India all'Etiopia e a quelli che hanno a cuore i nostri interessi,
salute.
[12c]Molti uomini, quanto più spesso vengono onorati dalla più larga
generosità dei benefattori, tanto più s'inorgogliscono e non solo cercano di
fare il male ai nostri sudditi, ma incapaci di frenare la loro superbia, tramano
insidie anche contro i loro benefattori. [12d]Non solo cancellano la
riconoscenza dal cuore degli uomini, ma esaltati dallo strepito spavaldo di chi
ignora il bene, si lusingano di sfuggire a Dio, che tutto vede, e alla sua
giustizia che odia il male.
[12e]Spesso poi accadde a molti costituiti in autorità che, per aver
affidato a certi amici la responsabilità degli affari pubblici e per aver subìto
la loro influenza, divennero con essi responsabili del sangue innocente, con
disgrazia senza rimedio; [12f]perché i falsi ragionamenti di nature
perverse avevano sviato l'incontaminata buona fede dei governanti.
[12g]Questo si può vedere non tanto nelle storie più antiche a cui
abbiamo accennato, quanto piuttosto badando alle iniquità perpetrate da quella
peste che sono coloro i quali senza merito esercitano il potere.
[12h]Provvederemo per l'avvenire ad assicurare a tutti gli uomini un
regno indisturbato e pacifico, [12i]operando cambiamenti opportuni e
giudicando sempre con la più equa fermezza gli affari che ci vengono posti sotto
gli occhi.
[12k]Così è il caso di Amàn figlio di Hammedàta, il Macedone, il quale
estraneo, per la verità, al sangue persiano e ben lontano dalla nostra bontà,
accolto come ospite presso di noi, [12l]aveva tanto approfittato
dell'amicizia che professiamo verso qualunque nazione, da essere proclamato
nostro padre e da costituire la seconda personalità nel regno, venendo da tutti
onorato con la prostrazione. [12m]Ma non reggendo al peso della sua
superbia, egli si adoperò per privare noi del potere e della vita [12n]e
con falsi e tortuosi argomenti richiese la pena di morte per il nostro salvatore
e in ogni circostanza benefattore Mardocheo, per l'irreprensibile consorte del
nostro regno Ester e per tutto il loro popolo. [12o]Pensava infatti per
questa via di sorprenderci nell'isolamento e di trasferire l'impero dei Persiani
ai Macedoni.
[12p]Ora noi troviamo che questi Giudei, da quell'uomo tre volte
scellerato destinati allo sterminio, non sono malfattori, ma si reggono con
leggi giustissime, [12q]sono figli del Dio altissimo, massimo, vivente,
il quale in favore nostro e dei nostri antenati dirige il regno nella migliore
floridezza. [12r]Farete dunque bene a non tener conto delle lettere
scritte mandate da Amàn, figlio di Hammedàta, perché costui, che ha perpetrato
tali cose, è stato impiccato ad un palo con tutta la sua famiglia alle porte di
Susa, giusto castigo datogli velocemente da Dio, signore di tutti gli eventi.
[12s]Esposta invece una copia della presente lettera in ogni luogo,
permettete ai Giudei di valersi con tutta sicurezza delle loro leggi e prestate
loro man forte per respingere coloro che volessero assalirli nel giorno della
persecuzione, cioè il tredici del decimosecondo mese chiamato Adàr.
[12t]Infatti questo giorno, invece di segnare la rovina della stirpe
eletta, Dio, signore di ogni cosa, lo ha loro cambiato in giorno di gioia.
[12u]Quanto a voi, Giudei, tra le vostre feste commemorative celebrate
questo giorno insigne con ogni sorta di banchetti, perché, e ora e in avvenire,
sia ricordo di salvezza per noi e per i Persiani benevoli, per quelli invece che
ci insidiano sia ricordo della loro perdizione.
[12v]Ogni città e più generalmente ogni località che non agirà secondo
queste disposizioni, sarà inesorabilmente messa a ferro e fuoco; non soltanto
agli uomini sarà resa inaccessibile, ma anche alle fiere e agli uccelli resterà
odiosissima per tutti i tempi».
[13]Una copia dell'editto che doveva essere promulgato in ogni
provincia, fu resa nota a tutti i popoli, perché i Giudei si tenessero pronti
per quel giorno a vendicarsi dei loro nemici. [14]Così i corrieri sui
cavalli reali partirono premurosi e stimolati dal comando del re, mentre il
decreto veniva subito promulgato nella cittadella di Susa. [15]Mardocheo
si allontanò dal re con una veste reale di porpora viola e di lino bianco, con
una grande corona d'oro e un manto di bisso e di porpora rossa; la città di Susa
gridava di gioia ed era in festa. [16]Per i Giudei vi era luce, letizia,
esultanza, onore. [17]In ogni provincia, in ogni città, dovunque
giungevano l'ordine del re e il suo decreto, vi era per i Giudei gioia ed
esultanza, banchetti e feste. Molti appartenenti ai popoli del paese si fecero
Giudei, perché il timore dei Giudei era piombato su di loro.
Ester - Capitolo 9
Il grande giorno di Purim[1]Il decimosecondo mese, cioè il mese
di Adàr, il tredici del mese, quando l'ordine del re e il suo decreto dovevano
essere eseguiti, il giorno in cui i nemici dei Giudei speravano di averli in
loro potere, avvenne invece tutto il contrario; poiché i Giudei ebbero in mano i
loro nemici. [2]I Giudei si radunarono nelle loro città, in tutte le
province del re Assuero, per aggredire quelli che cercavano di fare loro del
male; nessuno potè resistere loro, perché il timore dei Giudei era piombato su
tutti i popoli. [3]Tutti i capi delle province, i satrapi, i governatori
e quelli che curavano gli affari del re diedero man forte ai Giudei, perché il
timore di Mardocheo si era impadronito di essi. [4]Perché Mardocheo era
grande nella reggia e per tutte le province si diffondeva la fama di quest'uomo;
Mardocheo cresceva sempre in potere. [5]I Giudei dunque colpirono tutti i
nemici, passandoli a fil di spada, uccidendoli e sterminandoli; fecero dei
nemici quello che vollero. [6]Nella cittadella di Susa i Giudei uccisero
e sterminarono cinquecento uomini [7]e misero a morte Parsandàta, Dalfòn,
Aspàta, [8]Poràta, Adalià, Aridàta, [9]Parmàsta, Arisài, Aridài e
Vaizàta, [10]i dieci figli di Amàn figlio di Hammedàta, il nemico dei
Giudei, ma non si diedero al saccheggio. [11]Quel giorno stesso il numero
di quelli che erano stati uccisi nella cittadella di Susa fu portato a
conoscenza del re. [12]Il re disse alla regina Ester: «Nella cittadella
di Susa i Giudei hanno ucciso, hanno sterminato cinquecento uomini e i dieci
figli di Amàn; che avranno mai fatto nelle altre province del re? Ora che chiedi
di più? Ti sarà dato. Che altro desideri? Sarà fatto!». [13]Allora Ester
disse: «Se così piace al re, sia permesso ai Giudei che sono a Susa di fare
anche domani quello che era stato decretato per oggi; siano impiccati al palo i
dieci figli di Amàn». [14]Il re ordinò che così fosse fatto. Il decreto
fu promulgato a Susa. I dieci figli di Amàn furono appesi al palo. [15]I
Giudei che erano a Susa si radunarono ancora il quattordici del mese di Adàr e
uccisero a Susa trecento uomini; ma non si diedero al saccheggio.
[16]Anche gli altri Giudei che erano nelle province del re si radunarono,
difesero la loro vita e si misero al sicuro dagli attacchi dei nemici; uccisero
settantacinquemila di quelli che li odiavano, ma non si diedero al saccheggio.
[17]Questo avvenne il tredici del mese di Adàr; il quattordici si
riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia. [18]Ma i Giudei
che erano a Susa si radunarono il tredici e il quattordici di quel mese; il
quindici si riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia.
[19]Perciò i Giudei della campagna, che abitano in città non circondate
da mura, fanno del quattordici del mese di Adàr un giorno di gioia, di banchetto
e di festa, nel quale si mandano regali gli uni gli altri.
[19a]Invece gli abitanti delle grandi città celebrano come giorno di
allegra festività il quindici di Adàr, mandando regali ai vicini.
V. LA FESTA DI PURIM
Istituzione ufficiale della festa di Purim[20]Mardocheo scrisse
questi avvenimenti e mandò lettere a tutti i Giudei che erano in tutte le
province del re Assuero, vicini e lontani, [21]per stabilire che ogni
anno celebrassero il quattordici e il quindici del mese di Adàr,
[22]perché giorni nei quali i Giudei ebbero tregua dagli attacchi dei
nemici e il mese in cui il loro dolore era stato mutato in gioia, il loro lutto
in festa, e perché facessero di questi giorni giorni di banchetto e di gioia,
nei quali si mandassero regali scambievolmente e si facessero doni ai poveri.
[23]I Giudei si impegnarono a continuare quello che avevano gia
cominciato a fare e che Mardocheo aveva loro prescritto. [24]Amàn
infatti, il figlio di Hammedàta l'Agaghita, il nemico di tutti i Giudei, aveva
tramato contro i Giudei per distruggerli e aveva gettato il pur, cioè la
sorte, per confonderli e farli perire; [25]ma quando Ester si fu
presentata al re, questi ordinò con documenti scritti che la scellerata trama di
Amàn contro i Giudei fosse fatta ricadere sul capo di lui e che egli e i suoi
figli fossero impiccati al palo. [26]Perciò quei giorni furono chiamati
Purim dalla parola pur. Secondo tutto il contenuto di quella
lettera, in seguito a quanto avevano visto a questo proposito ed era loro
avvenuto, [27]i Giudei stabilirono e presero per sé, per la loro stirpe e
per quanti si sarebbero aggiunti a loro, l'impegno inviolabile di celebrare ogni
anno quei due giorni, secondo le disposizioni di quello scritto e alla data
fissata. [28]Questi giorni devono essere commemorati e celebrati di
generazione in generazione, in ogni famiglia, in ogni provincia, in ogni città;
questi giorni di Purim non devono cessare mai di essere celebrati fra i
Giudei e il loro ricordo non dovrà mai cancellarsi fra i loro discendenti.
[29]La regina Ester figlia di Abicàil e il giudeo Mardocheo scrissero con
ogni autorità per dar valore a questa loro seconda lettera relativa ai
Purim. [30]Si mandarono lettere a tutti i Giudei nelle
centoventisette province del regno di Assuero, con parole di saluto e di
fedeltà, [31]per stabilire questi giorni di Purim nelle loro date
precise, come li avevano ordinati il giudeo Mardocheo e la regina Ester e come
essi stessi li avevano stabiliti per sé e per i loro discendenti, in occasione
del loro digiuno e della loro invocazione. [32]Un ordine di Ester stabilì
le circostanze di questi Purim e fu scritto in un libro.
Ester - Capitolo 10
Elogio di Mardocheo[1]Il re Assuero impose un tributo al
continente e alle isole del mare. [2]Quanto poi a tutti i fatti
concernenti la potenza e il valore di Mardocheo e quanto alla completa
descrizione della sua grandezza e della sua elevazione da parte del re, sono
cose scritte nel libro delle cronache dei re di Media e di Persia.
[3]Infatti il giudeo Mardocheo era il secondo dopo il re Assuero: grande
fra i Giudei e amato dalla moltitudine dei suoi fratelli, cercava il bene del
suo popolo e parlava in favore della prosperità di tutta la sua stirpe.
[3a]Mardocheo disse: «Queste cose sono avvenute per opera di Dio.
[3b]Mi ricordo infatti del sogno che avevo visto intorno a questi fatti e
nessuno di essi è stato tralasciato: [3c]la piccola sorgente che divenne
un fiume, la luce che spuntò, il sole e l'acqua copiosa. Questo fiume è Ester
che il re ha sposata e costituita regina. [3d]I due draghi siamo io e
Amàn. [3e]Le nazioni sono quelle che si sono coalizzate per distruggere
il nome dei Giudei. [3f]La mia nazione è Israele, quelli cioè che avevano
gridato a Dio e furono salvati. Sì, il Signore ha salvato il suo popolo, ci ha
liberato da tutti questi mali e Dio ha operato segni e prodigi grandi quali mai
erano avvenuti tra le nazioni. [3g]In tal modo egli ha stabilito due
sorti, una per il popolo di Dio e una per tutte le nazioni. [3h]Queste
due sorti si sono realizzate nell'ora, nel momento e nel giorno stabilito dal
giudizio di Dio e in mezzo a tutte le nazioni. [3i]Dio si è allora
ricordato del suo popolo e ha reso giustizia alla sua eredità. [3k]Questi
giorni del mese di Adàr, il quattordici e il quindici del mese, saranno
celebrati con adunanza, gioia e letizia davanti a Dio, di generazione in
generazione per sempre nel suo popolo Israele».
Nota sulla traduzione greca del libro[3l]Nell'anno quarto di
Tolomeo e di Cleopatra, Dositeo, che diceva di essere sacerdote e levita, e
Tolomeo suo figlio, portarono in Egitto la presente lettera sui Purim,
affermando che si trattava della lettera autentica tradotta da Lisimaco, figlio
di Tolomeo, uno dei residenti in Gerusalemme.
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