Genesi
Genesi - Capitolo 1
I. LE ORIGINI DEL MONDO E DELL'UMANITA'
1. LA CREAZIONE E LA CADUTA
Primo racconto della creazione[1]In principio Dio creò il cielo
e la terra. [2]Ora la terra era informe e deserta e le tenebre
ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
[3]Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. [4]Dio vide che la
luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [5]e chiamò la luce
giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
[6]Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le
acque dalle acque». [7]Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono
sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.
[8]Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo
giorno.
[9]Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un
solo luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne. [10]Dio chiamò
l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.
[11]E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e
alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo
la sua specie». E così avvenne: [12]la terra produsse germogli, erbe che
producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno
frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.
[13]E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
[14]Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per
distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i
giorni e per gli anni [15]e servano da luci nel firmamento del cielo per
illuminare la terra». E così avvenne: [16]Dio fece le due luci grandi, la
luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e
le stelle. [17]Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la
terra [18]e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle
tenebre. E Dio vide che era cosa buona. [19]E fu sera e fu mattina:
quarto giorno.
[20]Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino
sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». [21]Dio creò i grandi
mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque,
secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio
vide che era cosa buona. [22]Dio li benedisse: «Siate fecondi e
moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla
terra». [23]E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
[24]Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro
specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così
avvenne: [25]Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il
bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro
specie. E Dio vide che era cosa buona. [26]E Dio disse: «Facciamo l'uomo
a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli
uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i
rettili che strisciano sulla terra».
[27]Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
[28]Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e
moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci
del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che
striscia sulla terra».
[29]Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è
su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il
vostro cibo. [30]A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del
cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di
vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. [31]Dio vide quanto
aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto
giorno.
Genesi - Capitolo 2
[1]Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le
loro schiere. [2]Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro
che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. [3]Dio
benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni
lavoro che egli creando aveva fatto. [4a]Queste le origini del cielo e
della terra, quando vennero creati.
La prova della libertà. Il paradiso[4b]Quando il Signore Dio
fece la terra e il cielo, [5]nessun cespuglio campestre era sulla terra,
nessuna erba campestre era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto
piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo [6]e faceva salire dalla
terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo -; [7]allora il
Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un
alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.
[8]Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi
collocò l'uomo che aveva plasmato. [9]Il Signore Dio fece germogliare dal
suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui
l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e
del male. [10]Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì
si divideva e formava quattro corsi. [11]Il primo fiume si chiama Pison:
esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c'è l'oro [12]e l'oro
di quella terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d'ònice.
[13]Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il
paese d'Etiopia. [14]Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad
oriente di Assur. Il quarto fiume è l'Eufrate.
[15]Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché
lo coltivasse e lo custodisse.
[16]Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu potrai mangiare
di tutti gli alberi del giardino, [17]ma dell'albero della conoscenza del
bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente
moriresti».
[18]Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli
voglio fare un aiuto che gli sia simile». [19]Allora il Signore Dio
plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e
li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo
l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo
nome. [20]Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli
uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto
che gli fosse simile. [21]Allora il Signore Dio fece scendere un torpore
sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne
al suo posto. [22]Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta
all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. [23]Allora l'uomo disse:
«Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta».
[24]Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a
sua moglie e i due saranno una sola carne. [25]Ora tutti e due erano
nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.
Genesi - Capitolo 3
La caduta[1]Il serpente era la più astuta di tutte le bestie
selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E' vero che Dio ha
detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». [2]Rispose la
donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare,
[3]ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto:
Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete».
[4]Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto!
[5]Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri
occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». [6]Allora
la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e
desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne
diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. [7]Allora
si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi;
intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
[8]Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza
del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli
alberi del giardino. [9]Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse:
«Dove sei?». [10]Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto
paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
[11]Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato
dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».
[12]Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato
dell'albero e io ne ho mangiato». [13]Il Signore Dio disse alla donna:
«Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho
mangiato».
[14]Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e
polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. [15]Io porrò
inimicizia tra te e la donna, tra la tua stripe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
[16]Alla donna disse:
«Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore
partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti
dominerà».
[17]All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai
mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita. [18]Spine e cardi produrrà per
te e mangerai l'erba campestre. [19]Con il sudore del tuo volto
mangerai il pane; finchè tornerai alla terra, perchè da essa sei stato
tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!».
[20]L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i
viventi.
[21]Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e le
vestì.
[22]Il Signore Dio disse allora: «Ecco l'uomo è diventato come uno di
noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e
non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!». [23]Il
Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove
era stato tratto. [24]Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di
Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via
all'albero della vita.
Genesi - Capitolo 4
Caino e Abele[1]Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì
e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore». [2]Poi
partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino
lavoratore del suolo.
[3]Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al
Signore; [4]anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro
grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, [5]ma non gradì Caino e
la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto.
[6]Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è
abbattuto il tuo volto? [7]Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto?
Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è
il suo istinto, ma tu dòminalo». [8]Caino disse al fratello Abele:
«Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il
fratello Abele e lo uccise. [9]Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è
Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio
fratello?». [10]Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo
fratello grida a me dal suolo! [11]Ora sii maledetto lungi da quel suolo
che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello.
[12]Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti:
ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». [13]Disse Caino al Signore:
«Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? [14]Ecco, tu mi
scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò
ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere».
[15]Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la
vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo
colpisse chiunque l'avesse incontrato. [16]Caino si allontanò dal Signore
e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.
La discendenza di Caino[17]Ora Caino si unì alla moglie che
concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch,
dal nome del figlio. [18]A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e
Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech. [19]Lamech si prese
due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla. [20]Ada partorì
Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame.
[21]Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i
suonatori di cetra e di flauto. [22]Zilla a sua volta partorì Tubalkàin,
il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin
fu Naama.
[23]Lamech disse alle mogli:
Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l'orecchio
al mio dire: Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per
un mio livido. [24]Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech
settantasette».
Set e i suoi discendenti[25]Adamo si unì di nuovo alla moglie,
che partorì un figlio e lo chiamò Set. «Perché - disse - Dio mi ha concesso
un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso».
[26]Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si
cominciò ad invocare il nome del Signore.
Genesi - Capitolo 5
I patriarchi prediluviani[1]Questo è il libro della genealogia
di Adamo. Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio;
[2]maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando
furono creati. [3]Adamo aveva centotrenta anni quando generò a sua
immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set. [4]Dopo aver
generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie.
[5]L'intera vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì.
[6]Set aveva centocinque anni quando generò Enos; [7]dopo aver
generato Enos, Set visse ancora ottocentosette anni e generò figli e figlie.
[8]L'intera vita di Set fu di novecentododici anni; poi morì.
[9]Enos aveva novanta anni quando generò Kenan; [10]Enos, dopo
aver generato Kenan, visse ancora ottocentoquindici anni e generò figli e
figlie. [11]L'intera vita di Enos fu di novecentocinque anni; poi morì.
[12]Kenan aveva settanta anni quando generò Maalaleèl;
[13]Kenan dopo aver generato Maalaleèl visse ancora ottocentoquaranta
anni e generò figli e figlie. [14]L'intera vita di Kenan fu di
novecentodieci anni; poi morì.
[15]Maalaleèl aveva sessantacinque anni quando generò Iared;
[16]Maalaleèl dopo aver generato Iared, visse ancora ottocentrenta anni e
generò figli e figlie. [17]L'intera vita di Maalaleèl fu di
ottocentonovantacinque anni; poi morì.
[18]Iared aveva centosessantadue anni quando generò Enoch;
[19]Iared, dopo aver generato Enoch, visse ancora ottocento anni e generò
figli e figlie. [20]L'intera vita di Iared fu di novecentosessantadue
anni; poi morì.
[21]Enoch aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme.
[22]Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora
per trecento anni e generò figli e figlie. [23]L'intera vita di Enoch fu
di trecentosessantacique anni. [24]Poi Enoch cammino con Dio e non fu più
perché Dio l'aveva preso.
[25]Matusalemme aveva centottantasette anni quando generò Lamech;
[26]Matusalemme, dopo aver generato Lamech, visse ancora
settecentottantadue anni e generò figli e figlie. [27]L'intera vita di
Matusalemme fu di novecentosessantanove anni; poi morì.
[28]Lamech aveva centottantadue anni quando generò un figlio
[29]e lo chiamò Noè, dicendo: «Costui ci consolerà del nostro lavoro e
della fatica delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha maledetto».
[30]Lamech, dopo aver generato Noè, visse ancora cinquecentonovantacinque
anni e generò figli e figlie. [31]L'intera vita di Lamech fu di
settecentosettantasette anni; poi morì.
[32]Noè aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Iafet.
Genesi - Capitolo 6
Figli di Dio e figlie degli uomini[1]Quando gli uomini
cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, [2]i
figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per
mogli quante ne vollero. [3]Allora il Signore disse: «Il mio spirito non
resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi
anni».
[4]C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando
i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei
figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.
2. IL DILUVIO
La corruzione dell'umanità[5]Il Signore vide che la malvagità
degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore
non era altro che male. [6]E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo
sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. [7]Il Singore disse:
«Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i
rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti».
[8]Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.
[9]Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi
contemporanei e camminava con Dio. [10]Noè generò tre figli: Sem, Cam, e
Iafet. [11]Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza.
[12]Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo
aveva pervertito la sua condotta sulla terra.
Preparativi del diluvio[13]Allora Dio disse a Noè: «E' venuta
per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di
violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. [14]Fatti un'arca
di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di
bitume dentro e fuori. [15]Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento
cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza.
[16]Farai nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un
lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e
superiore.
[17]Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per
distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla
terra perirà. [18]Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai
nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli.
[19]Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni
specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina.
[20]Degli uccelli secondo la loro specie, del bestiame secondo la propria
specie e di tutti i rettili della terra secondo la loro specie, due d'ognuna
verranno con te, per essere conservati in vita. [21]Quanto a te, prenditi
ogni sorta di cibo da mangiare e raccoglilo presso di te: sarà di nutrimento per
te e per loro». [22]Noè eseguì tutto; come Dio gli aveva comandato, così
egli fece.
Genesi - Capitolo 7
[1]Il Signore disse a Noè: «Entra nell'arca tu con tutta la tua
famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione.
[2]D'ogni animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua
femmina; degli animali che non sono mondi un paio, il maschio e la sua femmina.
[3]Anche degli uccelli mondi del cielo, sette paia, maschio e femmina,
per conservarne in vita la razza su tutta la terra. [4]Perché tra sette
giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; sterminerò
dalla terra ogni essere che ho fatto». [5]Noè fece quanto il Signore gli
aveva comandato.
[6]Noè aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le acque
sulla terra. [7]Noè entrò nell'arca e con lui i suoi figli, sua moglie e
le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. [8]Degli
animali mondi e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri che
strisciano sul suolo [9]entrarono a due a due con Noè nell'arca, maschio
e femmina, come Dio aveva comandato a Noè.
[10]Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra;
[11]nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il
diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le
sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono.
[12]Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti.
[13]In quello stesso giorno entrò nell'arca Noè con i figli Sem, Cam e
Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli: [14]essi e
tutti i viventi secondo la loro specie e tutto il bestiame secondo la sua specie
e tutti i rettili che strisciano sulla terra secondo la loro specie, tutti i
volatili secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati.
[15]Vennero dunque a Noè nell'arca, a due a due, di ogni carne in cui è
il soffio di vita. [16]Quelli che venivano, maschio e femmina d'ogni
carne, entrarono come gli aveva comandato Dio: il Signore chiuse la porta dietro
di lui.
L'inondazione[17]Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le
acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. [18]Le
acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava
sulle acque. [19]Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e
coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. [20]Le
acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.
[21]Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli,
bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli
uomini. [22]Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto
era sulla terra asciutta morì.
[23]Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli
uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono
sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca.
[24]Le acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni.
Genesi - Capitolo 8
L'abbassamento delle acque[1]Dio si ricordò di Noè, di tutte le
fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell'arca. Dio fece
passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. [2]Le fonti
dell'abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia
dal cielo; [3]le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e
calarono dopo centocinquanta giorni. [4]Nel settimo mese, il diciasette
del mese, l'arca si posò sui monti dell'Ararat. [5]Le acque andarono via
via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese,
apparvero le cime dei monti.
[6]Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta
nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate.
[7]Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla
terra. [8]Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si
fossero ritirate dal suolo; [9]ma la colomba, non trovando dove posare la
pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la
terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca.
[10]Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca
[11]e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel
becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla
terra. [12]Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa
non tornò più da lui.
[13]L'anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo
giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la
copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta. [14]Nel
secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu asciutta.
L'uscita dall'arca[15]Dio ordinò a Noè: [16]«Esci
dall'arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te.
[17]Tutti gli animali d'ogni specie che hai con te, uccelli, bestiame e
tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano
diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa».
[18]Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli.
[19]Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i
rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, uscirono dall'arca.
[20]Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali
mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare. [21]Il Signore ne
odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo,
perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né
colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.
[22]Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo,
estate e inverno, giorno e notte non cesseranno».
Genesi - Capitolo 9
Il nuovo ordine del mondo[1]Dio benedisse Noè e i suoi figli e
disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. [2]Il
timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il
bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i
pesci del mare sono messi in vostro potere. [3]Quanto si muove e ha vita
vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come gia le verdi erbe.
[4]Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue.
[5]Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto;
ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo
all'uomo, a ognuno di suo fratello.
[6]Chi sparge il sangue dell'uomo dall'uomo il suo sangue sarà
sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l'uomo. [7]E
voi, siate fecondi e moltiplicatevi, siate numerosi sulla terra e
dominatela».
[8]Dio disse a Noè e ai sui figli con lui: [9]«Quanto a me,
ecco io stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di voi;
[10]con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie
selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca. [11]Io
stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle
acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra».
[12]Dio disse:
«Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e tra
ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne.
[13]Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno
dell'alleanza tra me e la terra. [14]Quando radunerò le nubi
sulla terra e apparirà l'arco sulle nubi [15]ricorderò la mia
alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne
e noi ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni
carne. [16]L'arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare
l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è
sulla terra».
[17]Disse Dio a Noè: «Questo è il segno dell'alleanza che io ho
stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra».
3. DAL DILUVIO AD ABRAMO
Noè e i suoi figli[18]I figli di Noè che uscirono dall'arca
furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan. [19]Questi tre sono i
figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra.
[20]Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna.
[21]Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all'interno
della sua tenda. [22]Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e
raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. [23]Allora Sem e
Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a
ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non
videro il padre scoperto.
[24]Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva
fatto il figlio minore; [25]allora disse: «Sia maledetto Canaan!
Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!». [26]Disse poi:
«Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo!
[27]Dio dilati Iafet e questi dimori nelle tende di Sem,
Canaan sia suo schiavo!».
[28]Noè visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni.
[29]L'intera vita di Noè fu di novecentocinquanta anni, poi morì.
Genesi - Capitolo 10
La terra popolata[1]Questa è la discendenza dei figli di Noè:
Sem, Cam e Iafet, ai quali nacquero figli dopo il diluvio.
[2]I figli di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech e
Tiras.
[3]I figli di Gomer: Askenaz, Rifat e Togarma.
[4]I figli di Iavan: Elisa, Tarsis, quelli di Cipro e quelli di Rodi.
[5]Da costoro derivarono le nazioni disperse per le isole nei loro
territori, ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle
loro nazioni.
[6]I figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan.
[7]I figli di Etiopia: Seba, Avìla, Sabta, Raama e Sàbteca.
I figli di Raama: Saba e Dedan.
[8]Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla
terra.
[9]Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice:
«Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore». [10]L'inizio del
suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar. [11]Da
quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobot-Ir e Càlach
[12]e Resen tra Ninive e Càlach; quella è la grande città.
[13]Egitto generò quelli di Lud, Anam, Laab, Naftuch,
[14]Patros, Casluch e Caftor, da dove uscirono i Filistei.
[15]Canaan generò Sidone, suo primogenito, e Chet [16]e il
Gebuseo, l'Amorreo, il Gergeseo, [17]l'Eveo, l'Archita e il Sineo,
[18]l'Arvadita, il Semarita e l'Amatita. In seguito si dispersero le
famiglie dei Cananei. [19]Il confine dei Cananei andava da Sidone in
direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sòdoma, Gomorra, Adma e
Zeboim, fino a Lesa. [20]Questi furono i figli di Cam secondo le loro
famiglie e le loro lingue, nei loro territori e nei loro popoli.
[21]Anche a Sem, padre di tutti i figli di Eber, fratello maggiore di
Jafet, nacque una dicendenza.
[22]I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram.
[23]I figli di Aram: Uz, Cul, Gheter e Mas.
[24]Arpacsad generò Selach e Selach generò Eber. [25]A Eber
nacquero due figli: uno si chiamò Peleg, perché ai suoi tempi fu divisa la
terra, e il fratello si chiamò Joktan.
[26]Joktan generò Almodad, Selef, Ascarmavet, Jerach,
[27]Adòcam, Uzal, Dikla, [28]Obal, Abimaèl, Saba, [29]Ofir,
Avìla e Ibab. Tutti questi furono i figli di Joktan; [30]la loro sede era
sulle montagne dell'oriente, da Mesa in direzione di Sefar.
[31]Questi furono i figli di Sem secondo le loro famiglie e le loro
lingue, territori, secondo i loro popoli.
[32]Queste furono le famiglie dei figli di Noè secondo le loro
generazioni, nei loro popoli. Da costoro si dispersero le nazioni sulla terra
dopo il diluvio.
Genesi - Capitolo 11
La torre di Babele[1]Tutta la terra aveva una sola lingua e le
stesse parole. [2]Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una
pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. [3]Si dissero l'un
l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì
loro da pietra e il bitume da cemento. [4]Poi dissero: «Venite,
costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un
nome, per non disperderci su tutta la terra». [5]Ma il Signore scese a
vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. [6]Il
Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola;
questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non
sarà loro impossibile. [7]Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua,
perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro». [8]Il Signore li
disperse di là su tutta la terra ed essi essarono di costruire la città.
[9]Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua
di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.
I patriarchi postdiluviani[10]Questa è la discendenza di Sem:
Sem aveva cento anni quando generò Arpacsad, due anni dopo il diluvio;
[11]Sem, dopo aver generato Arpacsad, visse cinquecento anni e generò
figli e figlie.
[12]Arpacsad aveva trentacinque anni quando generò Selach;
[13]Arpacsad, dopo aver generato Selach, visse quattrocentotrè anni e
generò figli e figlie.
[14]Selach aveva trent'anni quando generò Eber; [15]Selach,
dopo aver generato Eber, visse quattrocentotrè anni e generò figli e figlie.
[16]Eber aveva trentaquattro anni quando generò Peleg;
[17]Eber, dopo aver generato Peleg, visse quattrocentotrenta anni e
generò figli e figlie.
[18]Peleg aveva trent'anni quando generò Reu; [19]Peleg, dopo
aver generato Reu, visse duecentonove anni e generò figli e figlie.
[20]Reu aveva trentadue anni quando generò Serug; [21]Reu, dopo
aver generato Serug, visse duecentosette anni e generò figli e figlie.
[22]Serug aveva trent'anni quando generò Nacor; [23]Serug, dopo
aver generato Nacor, visse duecento anni e generò figli e figlie.
[24]Nacor aveva ventinove anni quando generò Terach; [25]Nacor,
dopo aver generato Terach, visse centodiciannove anni e generò figli e figlie.
[26]Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran.
La discendenza di Terach[27]Questa è la posterità di Terach:
Terach generò Abram, Nacor e Aran: Aran generò Lot. [28]Aran poi morì
alla presenza di suo padre Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei.
[29]Abram e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava
Sarai e la moglie di Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre
di Isca. [30]Sarai era sterile e non aveva figli.
[31]Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio
cioè del suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con
loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Arrivarono fino a Carran e
vi si stabilirono.
[32]L'età della vita di Terach fu di duecentocinque anni; Terach morì
in Carran.
Genesi - Capitolo 12
II. STORIA DI ABRAMO
Vocazione di Abramo[1]Il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò. [2]Farò di te un grande
popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una
benedizione. [3]Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che
ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie
della terra».
[4]Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui
partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. [5]Abram
dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che
avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si
incamminarono verso il paese di Canaan. Arrivarono al paese di Canaan
[6]e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la
Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei.
[7]Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io
darò questo paese». Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che
gli era apparso. [8]Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e
piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare
al Signore e invocò il nome del Signore. [9]Poi Abram levò la tenda per
accamparsi nel Negheb.
Abramo in Egitto[10]Venne una carestia nel paese e Abram scese
in Egitto per soggiornarvi, perché la carestia gravava sul paese.
[11]Ma, quando fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla moglie
Sarai: «Vedi, io so che tu sei donna di aspetto avvenente. [12]Quando gli
Egiziani ti vedranno, penseranno: Costei è sua moglie, e mi uccideranno, mentre
lasceranno te in vita. [13]Dì dunque che tu sei mia sorella, perché io
sia trattato bene per causa tua e io viva per riguardo a te».
[14]Appunto quando Abram arrivò in Egitto, gli Egiziani videro che la
donna era molto avvenente. [15]La osservarono gli ufficiali del faraone e
ne fecero le lodi al faraone; così la donna fu presa e condotta nella casa del
faraone. [16]Per riguardo a lei, egli trattò bene Abram, che ricevette
greggi e armenti e asini, schiavi e schiave, asine e cammelli. [17]Ma il
Signore colpì il faraone e la sua casa con grandi piaghe, per il fatto di Sarai,
moglie di Abram. [18]Allora il faraone convocò Abram e gli disse: «Che mi
hai fatto? Perché non mi hai dichiarato che era tua moglie? [19]Perché
hai detto: E' mia sorella, così che io me la sono presa in moglie? E ora eccoti
tua moglie: prendila e vàttene!». [20]Poi il faraone lo affidò ad alcuni
uomini che lo accompagnarono fuori della frontiera insieme con la moglie e tutti
i suoi averi.
Genesi - Capitolo 13
Separazione di Abramo e di Lot[1]Dall'Egitto Abram ritornò nel
Negheb con la moglie e tutti i suoi averi; Lot era con lui. [2]Abram era
molto ricco in bestiame, argento e oro. [3]Poi di accampamento in
accampamento egli dal Negheb si portò fino a Betel, fino al luogo dove era stata
gia prima la sua tenda, tra Betel e Ai, [4]al luogo dell'altare, che
aveva là costruito prima: lì Abram invocò il nome del Signore. [5]Ma
anche Lot, che andava con Abram, aveva greggi e armenti e tende. [6]Il
territorio non consentiva che abitassero insieme, perché avevano beni troppo
grandi e non potevano abitare insieme. [7]Per questo sorse una lite tra i
mandriani di Abram e i mandriani di Lot, mentre i Cananei e i Perizziti
abitavano allora nel paese. [8]Abram disse a Lot: «Non vi sia discordia
tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli.
[9]Non sta forse davanti a te tutto il paese? Sepàrati da me. Se tu vai a
sinistra, io antra, io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a sinistra».
[10]Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano
era un luogo irrigato da ogni parte - prima che il Signore distruggesse Sòdoma e
Gomorra -; era come il giardino del Signore, come il paese d'Egitto, fino ai
pressi di Zoar. [11]Lot scelse per sé tutta la valle del Giordano e
trasportò le tende verso oriente. Così si separarono l'uno dall'altro:
[12]Abram si stabilì nel paese di Canaan e Lot si stabilì nelle città
della valle e piantò le tende vicino a Sòdoma. [13]Ora gli uomini di
Sòdoma erano perversi e peccavano molto contro il Signore.
[14]Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era separato da
lui: «Alza gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo sguardo verso il
settentrione e il mezzogiorno, verso l'oriente e l'occidente. [15]Tutto
il paese che tu vedi, io lo darò a te e alla tua discendenza per sempre.
[16]Renderò la tua discendenza come la polvere della terra: se uno può
contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti.
[17]Alzati, percorri il paese in lungo e in largo, perché io lo darò a
te». [18]Poi Abram si spostò con le sue tende e andò a stabilirsi alle
Querce di Mamre, che sono ad Ebron, e vi costruì un altare al Signore.
Genesi - Capitolo 14
La campagna dei quattro re[1]Al tempo di Amrafel re di Sennaar,
di Arioch re di Ellasar, di Chedorlaomer re dell'Elam e di Tideal re di Goim,
[2]costoro mossero guerra contro Bera re di Sòdoma, Birsa re di Gomorra,
Sinab re di Adma, Semeber re di Zeboim, e contro il re di Bela, cioè Zoar.
[3]Tutti questi si concentrarono nella valle di Siddim, cioè il Mar
Morto. [4]Per dodici anni essi erano stati sottomessi a Chedorlaomer, ma
il tredicesimo anno si erano ribellati. [5]Nell'anno quattordicesimo
arrivarono Chedorlaomer e i re che erano con lui e sconfissero i Refaim ad
Astarot-Karnaim, gli Zuzim ad Am, gli Emim a Save-Kiriataim [6]e gli
Hurriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è presso il deserto.
[7]Poi mutarono direzione e vennero a En-Mispat, cioè Kades, e
devastarono tutto il territorio degli Amaleciti e anche degli Amorrei che
abitavano in Azazon-Tamar. [8]Allora il re di Sòdoma, il re di Gomorra,
il re di Adma, il re di Zeboim e il re di Bela, cioè Zoar, uscirono e si
schierarono a battaglia nella valle di Siddim contro di esso, [9]e cioè
contro Chedorlaomer re dell'Elam, Tideal re di Goim, Amrafel re di Sennaar e
Arioch re di Ellasar: quattro re contro cinque. [10]Ora la valle di
Siddim era piena di pozzi di bitume; mentre il re di Sòdoma e il re di Gomorra
si davano alla fuga, alcuni caddero nei pozzi e gli altri fuggirono sulle
montagne. [11]Gli invasori presero tutti i beni di Sodoma e Gomorra e
tutti i loro viveri e se ne andarono. [12]Andandosene catturarono anche
Lot, figlio del fratello di Abram, e i suoi beni: egli risiedeva appunto in
Sòdoma.
[13]Ma un fuggiasco venne ad avvertire Abram l'Ebreo che si trovava
alle Querce di Mamre l'Amorreo, fratello di Escol e fratello di Aner i quali
erano alleati di Abram. [14]Quando Abram seppe che il suo parente era
stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi
nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede all'inseguimento
fino a Dan. [15]Piombò sopra di essi di notte, lui con i suoi servi, li
sconfisse e proseguì l'inseguimento fino a Coba, a settentrione di Damasco.
[16]Ricuperò così tutta la roba e anche Lot suo parente, i suoi beni, con
le donne e il popolo.
Melchisedek[17]Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di
Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella
Valle di Save, cioè la Valle del re. [18]Intanto Melchisedek, re di
Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo [19]e benedisse
Abram con queste parole:
«Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra,
[20]e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i
tuoi nemici».
Abram gli diede la decima di tutto.
[21]Poi il re di Sòdoma disse ad Abram: «Dammi le persone; i beni
prendili per te». [22]Ma Abram disse al re di Sòdoma: «Alzo la mano
davanti al Signore, il Dio altissimo, creatore del cielo e della terra:
[23]né un filo, né un legaccio di sandalo, niente io prenderò di ciò che
è tuo; non potrai dire: io ho arricchito Abram. [24]Per me niente, se non
quello che i servi hanno mangiato; quanto a ciò che spetta agli uomini che sono
venuti con me, Escol, Aner e Mamre, essi stessi si prendano la loro parte».
Genesi - Capitolo 15
Le promesse e l'alleanza[1]Dopo tali fatti, questa parola del
Signore fu rivolta ad Abram in visione: «Non temere, Abram. Io sono il tuo
scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». [2]Rispose Abram: «Mio
Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è
Eliezer di Damasco». [3]Soggiunse Abram: «Ecco a me non hai dato
discendenza e un mio domestico sarà mio erede». [4]Ed ecco gli fu rivolta
questa parola dal Signore: «Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà
il tuo erede». [5]Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e
conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua
discendenza». [6]Egli credette al Signore, che glielo accreditò come
giustizia. [7]E gli disse: «Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da
Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese». [8]Rispose: «Signore
mio Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». [9]Gli disse:
«Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre
anni, una tortora e un piccione». [10]Andò a prendere tutti questi
animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all'altra; non divise
però gli uccelli. [11]Gli uccelli rapaci calavano su quei cadaveri, ma
Abram li scacciava. [12]Mentre il sole stava per tramontare, un torpore
cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì. [13]Allora il
Signore disse ad Abram: «Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un
paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni.
[14]Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi
usciranno con grandi ricchezze. [15]Quanto a te, andrai in pace presso i
tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice. [16]Alla quarta
generazione torneranno qui, perché l'iniquità degli Amorrei non ha ancora
raggiunto il colmo».
[17]Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno
fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi.
[18]In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram:
«Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume,
il fiume Eufrate; [19]il paese dove abitano i Keniti, i Kenizziti, i
Kadmoniti, [20]gli Hittiti, i Perizziti, i Refaim, [21]gli
Amorrei, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei».
Genesi - Capitolo 16
Nascita di Ismaele[1]Sarai, moglie di Abram, non gli aveva dato
figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, [2]Sarai disse ad
Abram: «Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia
schiava: forse da lei potrò avere figli». Abram ascoltò la voce di Sarai.
[3]Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava nel paese di
Canaan, Sarai, moglie di Abram, prese Agar l'egiziana, sua schiava e la diede in
moglie ad Abram, suo marito. [4]Egli si unì ad Agar, che restò incinta.
Ma, quando essa si accorse di essere incinta, la sua padrona non contò più nulla
per lei. [5]Allora Sarai disse ad Abram: «L'offesa a me fatta ricada su
di te! Io ti ho dato in braccio la mia schiava, ma da quando si è accorta
d'essere incinta, io non conto più niente per lei. Il Signore sia giudice tra me
e te!». [6]Abram disse a Sarai: «Ecco, la tua schiava è in tuo potere:
falle ciò che ti pare». Sarai allora la maltrattò tanto che quella si allontanò.
[7]La trovò l'angelo del Signore presso una sorgente d'acqua nel deserto,
la sorgente sulla strada di Sur, [8]e le disse: «Agar, schiava di Sarai,
da dove vieni e dove vai?». Rispose: «Vado lontano dalla mia padrona Sarai».
[9]Le disse l'angelo del Signore: «Ritorna dalla tua padrona e restale
sottomessa». [10]Le disse ancora l'angelo del Signore: «Moltiplicherò la
tua discendenza e non si potrà contarla per la sua moltitudine».
[11]Soggiunse poi l'angelo del Signore:
«Ecco, sei incinta: partorirai un figlio e lo chiamarai Ismaele,
perché il Signore ha ascoltato la tua afflizione. [12]Egli sarà
come un ònagro; la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro
di lui e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli».
[13]Agar chiamò il Signore, che le aveva parlato: «Tu sei il Dio della
visione», perché diceva: «Qui dunque sono riuscita ancora a vedere, dopo la mia
visione?». [14]Per questo il pozzo si chiamò Pozzo di Lacai-Roi; è
appunto quello che si trova tra Kades e Bered. [15]Agar partorì ad Abram
un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito.
[16]Abram aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele.
Genesi - Capitolo 17
L'alleanza e la circoncisione[1]Quando Abram ebbe novantanove
anni, il Signore gli apparve e gli disse:
«Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro.
[2]Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso
molto, molto». [3]Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio
parlò con lui: [4]«Eccomi: la mia alleanza è con te e sarai
padre di una moltitudine di popoli. [5]Non ti chiamerai più Abram
ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti
renderò. [6]E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni
e da te nasceranno dei re. [7]Stabilirò la mia alleanza con te e con la
tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne,
per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. [8]Darò a te e
alla tua discendenza dopo di te il paese dove sei straniero, tutto il paese di
Canaan in possesso perenne; sarò il vostro Dio».
[9]Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza,
tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione.
[10]Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi
e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio.
[11]Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il
segno dell'alleanza tra me e voi. [12]Quando avrà otto giorni, sarà
circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione, tanto quello
nato in casa come quello comperato con denaro da qualunque straniero che non sia
della tua stirpe. [13]Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi
viene comperato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne
come alleanza perenne. [14]Il maschio non circonciso, di cui cioè non
sarà stata circoncisa la carne del membro, sia eliminato dal suo popolo: ha
violato la mia alleanza».
[15]Dio aggiunse ad Abramo: «Quanto a Sarai tua moglie, non la
chiamerai più Sarai, ma Sara. [16]Io la benedirò e anche da lei ti darò
un figlio; la benedirò e diventerà nazioni e re di popoli nasceranno da lei».
[17]Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: «Ad
uno di cento anni può nascere un figlio? E Sara all'età di novanta anni potrà
partorire?». [18]Abramo disse a Dio: «Se almeno Ismaele potesse vivere
davanti a te!». [19]E Dio disse: «No, Sara, tua moglie, ti partorirà un
figlio e lo chiamerai Isacco. Io stabilirò la mia alleanza con lui come alleanza
perenne, per essere il Dio suo e della sua discendenza dopo di lui.
[20]Anche riguardo a Ismaele io ti ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo
renderò fecondo e molto, molto numeroso: dodici principi egli genererà e di lui
farò una grande nazione. [21]Ma stabilirò la mia alleanza con Isacco, che
Sara ti partorirà a questa data l'anno venturo». [22]Dio terminò così di
parlare con lui e, salendo in alto, lasciò Abramo.
[23]Allora Abramo prese Ismaele suo figlio e tutti i nati nella sua
casa e tutti quelli comperati con il suo denaro, tutti i maschi appartenenti al
personale della casa di Abramo, e circoncise la carne del loro membro in quello
stesso giorno, come Dio gli aveva detto. [24]Ora Abramo aveva novantanove
anni, quando si fece circoncidere la carne del membro. [25]Ismaele suo
figlio aveva tredici anni quando gli fu circoncisa la carne del membro.
[26]In quello stesso giorno furono circoncisi Abramo e Ismaele suo
figlio. [27]E tutti gli uomini della sua casa, i nati in casa e i
comperati con denaro dagli stranieri, furono circoncisi con lui.
Genesi - Capitolo 18
L'apparizione di Mamre[1]Poi il Signore apparve a lui alle
Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda
del giorno. [2]Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi
presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e
si prostrò fino a terra, [3]dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia
ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. [4]Si vada
a prendere un pò di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero.
[5]Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il
cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati
dal vostro servo». Quelli dissero: «Fà pure come hai detto». [6]Allora
Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior
di farina, impastala e fanne focacce». [7]All'armento corse lui stesso,
Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a
prepararlo. [8]Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello,
che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr'egli stava in piedi presso
di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.
[9]Poi gli dissero: «Dov'è Sara, tua moglie?». Rispose: «E' là nella
tenda». [10]Il Signore riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data
e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Intanto Sara stava ad ascoltare
all'ingresso della tenda ed era dietro di lui. [11]Abramo e Sara erano
vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle
donne. [12]Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono
dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!». [13]Ma il
Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire,
mentre sono vecchia? [14]C'è forse qualche cosa impossibile per il
Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio».
[15]Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma quegli
disse: «Sì, hai proprio riso».
L'intercessione di Abramo[16]Quegli uomini si alzarono e
andarono a contemplare Sòdoma dall'alto, mentre Abramo li accompagnava per
congedarli. [17]Il Signore diceva: «Devo io tener nascosto ad Abramo
quello che sto per fare, [18]mentre Abramo dovrà diventare una nazione
grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra?
[19]Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua
famiglia dopo di lui ad osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e
diritto, perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso».
[20]Disse allora il Signore: «Il grido contro Sòdoma e Gomorra è troppo
grande e il loro peccato è molto grave. [21]Voglio scendere a vedere se
proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio
sapere!».
[22]Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sòdoma, mentre
Abramo stava ancora davanti al Signore. [23]Allora Abramo gli si avvicinò
e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l'empio? [24]Forse vi
sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai
a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano?
[25]Lungi da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto
sia trattato come l'empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non
praticherà la giustizia?». [26]Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò
cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta
la città».
[27]Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore,
io che sono polvere e cenere... [28]Forse ai cinquanta giusti ne
mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose:
«Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque». [29]Abramo riprese
ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non
lo farò, per riguardo a quei quaranta». [30]Riprese: «Non si adiri il mio
Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo
farò, se ve ne troverò trenta». [31]Riprese: «Vedi come ardisco parlare
al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò
per riguardo a quei venti». [32]Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se
parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la
distruggerò per riguardo a quei dieci». [33]Poi il Signore, come ebbe
finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.
Genesi - Capitolo 19
La distruzione di Sodoma[1]I due angeli arrivarono a Sòdoma sul
far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe
visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra.
[2]E disse: «Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete
la notte, vi laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne andrete per la
vostra strada». Quelli risposero: «No, passeremo la notte sulla piazza».
[3]Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua
casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece cuocere gli azzimi e così
mangiarono. [4]Non si erano ancora coricati, quand'ecco gli uomini della
città, cioè gli abitanti di Sòdoma, si affollarono intorno alla casa, giovani e
vecchi, tutto il popolo al completo. [5]Chiamarono Lot e gli dissero:
«Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da
noi, perché possiamo abusarne!». [6]Lot uscì verso di loro sulla porta e,
dopo aver chiuso il battente dietro di sé, [7]disse: «No, fratelli miei,
non fate del male! [8]Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora
conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace,
purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio
tetto». [9]Ma quelli risposero: «Tirati via! Quest'individuo è venuto qui
come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!». E
spingendosi violentemente contro quell'uomo, cioè contro Lot, si avvicinarono
per sfondare la porta. [10]Allora dall'interno quegli uomini sporsero le
mani, si trassero in casa Lot e chiusero il battente; [11]quanto agli
uomini che erano alla porta della casa, essi li colpirono con un abbaglio
accecante dal più piccolo al più grande, così che non riuscirono a trovare la
porta.
[12]Quegli uomini dissero allora a Lot: «Chi hai ancora qui? Il
genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da
questo luogo. [13]Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il
grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha
mandati a distruggerli». [14]Lot uscì a parlare ai suoi generi, che
dovevano sposare le sue figlie, e disse: «Alzatevi, uscite da questo luogo,
perché il Signore sta per distruggere la città!». Ma parve ai suoi generi che
egli volesse scherzare. [15]Quando apparve l'alba, gli angeli fecero
premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue figlie che hai qui ed
esci per non essere travolto nel castigo della città». [16]Lot indugiava,
ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un
grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo
condussero fuori della città. [17]Dopo averli condotti fuori, uno di loro
disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la
valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». [18]Ma Lot gli
disse: «No, mio Signore! [19]Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi
occhi e tu hai usato una grande misericordia verso di me salvandomi la vita, ma
io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io
muoia. [20]Vedi questa città: è abbastanza vicina perché mi possa
rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù - non è una piccola
cosa? - e così la mia vita sarà salva». [21]Gli rispose: «Ecco, ti ho
favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato.
[22]Presto, fuggi là perché io non posso far nulla, finché tu non vi sia
arrivato». Perciò quella città si chiamò Zoar.
[23]Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar,
[24]quand'ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra
Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. [25]Distrusse queste città
e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo.
[26]Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.
[27]Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato davanti
al Signore; [28]contemplò dall'alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa
della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace.
[29]Così, quando Dio distrusse le città della valle, Dio si ricordò di
Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle
quali Lot aveva abitato.
Origine dei Moabiti e degli Ammoniti[30]Poi Lot partì da Zoar e
andò ad abitare sulla montagna, insieme con le due figlie, perché temeva di
restare in Zoar, e si stabilì in una caverna con le sue due figlie.
[31]Ora la maggiore disse alla più piccola: «Il nostro padre è veccho e
non c'è nessuno in questo territorio per unirsi a noi, secondo l'uso di tutta la
terra. [32]Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi
corichiamoci con lui, così faremo sussistere una discendenza da nostro padre».
[33]Quella notte fecero bere del vino al loro padre e la maggiore andò a
coricarsi con il padre; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né
quando essa si alzò. [34]All'indomani la maggiore disse alla più piccola:
«Ecco, ieri io mi sono coricata con nostro padre: facciamogli bere del vino
anche questa notte e và tu a coricarti con lui; così faremo sussistere una
discendenza da nostro padre». [35]Anche quella notte fecero bere del vino
al loro padre e la più piccola andò a coricarsi con lui; ma egli non se ne
accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. [36]Così le
due figlie di Lot concepirono dal loro padre. [37]La maggiore partorì un
figlio e lo chiamò Moab. Costui è il padre dei Moabiti che esistono fino ad
oggi. [38]Anche la più piccola partorì un figlio e lo chiamò «Figlio del
mio popolo». Costui è il padre degli Ammoniti che esistono fino ad oggi.
Genesi - Capitolo 20
Abramo a Gerar[1]Abramo levò le tende di là, dirigendosi nel
Negheb, e si stabilì tra Kades e Sur; poi soggiornò come straniero a Gerar.
[2]Siccome Abramo aveva detto della moglie Sara: «E' mia sorella»,
Abimèlech, re di Gerar, mandò a prendere Sara. [3]Ma Dio venne da
Abimèlech di notte, in sogno, e gli disse: «Ecco stai per morire a causa della
donna che tu hai presa; essa appartiene a suo marito». [4]Abimèlech, che
non si era ancora accostato a lei, disse: «Mio Signore, vuoi far morire anche la
gente innocente? [5]Non mi ha forse detto: E' mia sorella? E anche lei ha
detto: E' mio fratello. Con retta coscienza e mani innocenti ho fatto questo».
[6]Gli rispose Dio nel sogno: «Anch'io so che con retta coscienza hai
fatto questo e ti ho anche impedito di peccare contro di me: perciò non ho
permesso che tu la toccassi. [7]Ora restituisci la donna di quest'uomo:
egli è un profeta: preghi egli per te e tu vivrai. Ma se tu non la restituisci,
sappi che sarai degno di morte con tutti i tuoi». [8]Allora Abimèlech si
alzò di mattina presto e chiamò tutti i suoi servi, ai quali riferì tutte queste
cose, e quegli uomini si impaurirono molto. [9]Poi Abimèlech chiamò
Abramo e gli disse: «Che ci hai fatto? E che colpa ho commesso contro di te,
perché tu abbia esposto me e il mio regno ad un peccato tanto grande? Tu hai
fatto a mio riguardo azioni che non si fanno». [10]Poi Abimèlech disse ad
Abramo: «A che miravi agendo in tal modo?». [11]Rispose Abramo: «Io mi
sono detto: certo non vi sarà timor di Dio in questo luogo e mi uccideranno a
causa di mia moglie. [12]Inoltre essa è veramente mia sorella, figlia di
mio padre, ma non figlia di mia madre, ed è divenuta mia moglie.
[13]Allora, quando Dio mi ha fatto errare lungi dalla casa di mio padre,
io le dissi: Questo è il favore che tu mi farai: in ogni luogo dove noi
arriveremo dirai di me: è mio fratello». [14]Allora Abimèlech prese
greggi e armenti, schiavi e schiave, li diede ad Abramo e gli restituì la moglie
Sara. [15]Inoltre Abimèlech disse: «Ecco davanti a te il mio territorio:
và ad abitare dove ti piace!». [16]A Sara disse: «Ecco, ho dato mille
pezzi d'argento a tuo fratello: sarà per te come un risarcimento di fronte a
quanti sono con te. Così tu sei in tutto riabilitata». [17]Abramo pregò
Dio e Dio guarì Abimèlech, sua moglie e le sue serve, sì che poterono ancora
partorire. [18]Perché il Signore aveva reso sterili tutte le donne della
casa di Abimèlech, per il fatto di Sara, moglie di Abramo.
Genesi - Capitolo 21
Nascita di Isacco[1]Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e
fece a Sara come aveva promesso. [2]Sara concepì e partorì ad Abramo un
figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. [3]Abramo chiamò
Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.
[4]Abramo circoncise suo figlio Isacco, quando questi ebbe otto giorni,
come Dio gli aveva comandato. [5]Abramo aveva cento anni, quando gli
nacque il figlio Isacco. [6]Allora Sara disse: «Motivo di lieto riso mi
ha dato Dio: chiunque lo saprà sorriderà di me!». [7]Poi disse: «Chi
avrebbe mai detto ad Abramo: Sara deve allattare figli! Eppure gli ho partorito
un figlio nella sua vecchiaia!».
Agar e Ismaele cacciati[8]Il bambino crebbe e fu svezzato e
Abramo fece un grande banchetto quando Isacco fu svezzato. [9]Ma Sara
vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello che essa aveva partorito ad
Abramo, scherzava con il figlio Isacco. [10]Disse allora ad Abramo:
«Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non
deve essere erede con mio figlio Isacco». [11]La cosa dispiacque molto ad
Abramo per riguardo a suo figlio. [12]Ma Dio disse ad Abramo: «Non ti
dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava: ascolta la parola di Sara
in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché attraverso Isacco da te prenderà
nome una stirpe. [13]Ma io farò diventare una grande nazione anche il
figlio della schiava, perché è tua prole». [14]Abramo si alzò di buon
mattino, prese il pane e un otre di acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle
sue spalle; le consegnò il fanciullo e la mandò via. Essa se ne andò e si smarrì
per il deserto di Bersabea. [15]Tutta l'acqua dell'otre era venuta a
mancare. Allora essa depose il fanciullo sotto un cespuglio [16]e andò a
sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d'arco, perché diceva: «Non voglio
veder morire il fanciullo!». Quando gli si fu seduta di fronte, egli alzò la
voce e pianse. [17]Ma Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio
chiamò Agar dal cielo e le disse: «Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha
udito la voce del fanciullo là dove si trova. [18]Alzati, prendi il
fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione».
[19]Dio le aprì gli occhi ed essa vide un pozzo d'acqua. Allora andò a
riempire l'otre e fece bere il fanciullo. [20]E Dio fu con il fanciullo,
che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d'arco. [21]Egli
abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie del paese d'Egitto.
Abramo e Abimèlech a Bersabea[22]In quel tempo Abimèlech con
Picol, capo del suo esercito, disse ad Abramo: «Dio è con te in quanto fai.
[23]Ebbene, giurami qui per Dio che tu non ingannerai né me né i miei
figli né i miei discendenti: come io ho agito amichevolmente con te, così tu
agirai con me e con il paese nel quale sei forestiero». [24]Rispose
Abramo: «Io lo giuro». [25]Ma Abramo rimproverò Abimèlech a causa di un
pozzo d'acqua, che i servi di Abimèlech avevano usurpato. [26]Abimèlech
disse: «Io non so chi abbia fatto questa cosa: né tu me ne hai informato, né io
ne ho sentito parlare se non oggi». [27]Allora Abramo prese alcuni capi
del gregge e dell'armento, li diede ad Abimèlech: tra loro due conclusero
un'alleanza. [28]Poi Abramo mise in disparte sette agnelle del gregge.
[29]Abimèlech disse ad Abramo: «Che significano quelle sette agnelle che
hai messe in disparte?». [30]Rispose: «Tu accetterai queste sette agnelle
dalla mia mano, perché ciò mi valga di testimonianza che io ho scavato questo
pozzo». [31]Per questo quel luogo si chiamò Bersabea, perché là fecero
giuramento tutti e due. [32]E dopo che ebbero concluso l'alleanza a
Bersabea, Abimèlech si alzò con Picol, capo del suo esercito, e ritornarono nel
paese dei Filistei. [33]Abramo piantò un tamerice in Bersabea, e lì
invocò il nome del Signore, Dio dell'eternità. [34]E fu forestiero nel
paese dei Filistei per molto tempo.
Genesi - Capitolo 22
Il sacrificio di Isacco[1]Dopo queste cose, Dio mise alla prova
Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». [2]Riprese:
«Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di
Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
[3]Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi
e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso
il luogo che Dio gli aveva indicato. [4]Il terzo giorno Abramo alzò gli
occhi e da lontano vide quel luogo. [5]Allora Abramo disse ai suoi servi:
«Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e
poi ritorneremo da voi». [6]Abramo prese la legna dell'olocausto e la
caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono
tutt'e due insieme. [7]Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre
mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma
dov'è l'agnello per l'olocausto?». [8]Abramo rispose: «Dio stesso
provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutt'e due
insieme; [9]così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui
Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose
sull'altare, sopra la legna. [10]Poi Abramo stese la mano e prese il
coltello per immolare suo figlio. [11]Ma l'angelo del Signore lo chiamò
dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!».
[12]L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli
alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo
unico figlio». [13]Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete
impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo
offrì in olocausto invece del figlio. [14]Abramo chiamò quel luogo: «Il
Signore provvede», perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore provvede».
[15]Poi l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta
[16]e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai
fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio,
[17]io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua
discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare;
la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. [18]Saranno
benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai
obbedito alla mia voce».
[19]Poi Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino
verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.
La discendenza di Nacor[20]Dopo queste cose, ad Abramo fu
portata questa notizia: «Ecco Milca ha partorito figli a Nacor tuo fratello»:
[21]Uz, il primogenito, e suo fratello Buz e Kamuèl il padre di Aram
[22]e Chesed, Azo, Pildas, Idlaf e Betuèl; [23]Betuèl generò
Rebecca: questi otto figli partorì Milca a Nacor, fratello di Abramo.
[24]Anche la sua concubina, chiamata Reuma, partorì figli: Tebach, Gacam,
Tacas e Maaca.
Genesi - Capitolo 23
La tomba dei patriarchi[1]Gli anni della vita di Sara furono
centoventisette: questi furono gli anni della vita di Sara. [2]Sara morì
a Kiriat-Arba, cioè Ebron, nel paese di Canaan, e Abramo venne a fare il lamento
per Sara e a piangerla. [3]Poi Abramo si staccò dal cadavere di lei e
parlò agli Hittiti: [4]«Io sono forestiero e di passaggio in mezzo a voi.
Datemi la proprietà di un sepolcro in mezzo a voi, perché io possa portar via la
salma e seppellirla». [5]Allora gli Hittiti risposero: [6]«Ascolta
noi, piuttosto, signore: tu sei un principe di Dio in mezzo a noi: seppellisci
il tuo morto nel migliore dei nostri sepolcri. Nessuno di noi ti proibirà di
seppellire la tua defunta nel suo sepolcro». [7]Abramo si alzò, si
prostrò davanti alla gente del paese, davanti agli Hittiti e parlò loro:
[8]«Se è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo
seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di Zocar,
[9]perché mi dia la sua caverna di Macpela, che è all'estremità del suo
campo. Me la ceda per il suo prezzo intero come proprietà sepolcrale in mezzo a
voi». [10]Ora Efron stava seduto in mezzo agli Hittiti. Efron l'Hittita
rispose ad Abramo, mentre lo ascoltavano gli Hittiti, quanti entravano per la
porta della sua città, e disse: [11]«Ascolta me, piuttosto, mio signore:
ti cedo il campo con la caverna che vi si trova, in presenza dei figli del mio
popolo te la cedo: seppellisci il tuo morto». [12]Allora Abramo si
prostrò a lui alla presenza della gente del paese. [13]Parlò ad Efron,
mentre lo ascoltava la gente del paese, e disse: «Se solo mi volessi ascoltare:
io ti do il prezzo del campo. Accettalo da me, così io seppellirò là il mio
morto». [14]Efron rispose ad Abramo: [15]«Ascolta me piuttosto,
mio signore: un terreno del valore di quattrocento sicli d'argento che cosa è
mai tra me e te? Seppellisci dunque il tuo morto».
[16]Abramo accettò le richieste di Efron e Abramo pesò ad Efron il
prezzo che questi aveva detto, mentre lo ascoltavano gli Hittiti, cioè
quattrocento sicli d'argento, nella moneta corrente sul mercato. [17]Così
il campo di Efron che si trovava in Macpela, di fronte a Mamre, il campo e la
caverna che vi si trovava e tutti gli alberi che erano dentro il campo e intorno
al suo limite, [18]passarono in proprietà ad Abramo, alla presenza degli
Hittiti, di quanti entravano nella porta della città. [19]Dopo, Abramo
seppellì Sara, sua moglie, nella caverna del campo di Macpela di fronte a Mamre,
cioè Ebron, nel paese di Canaan. [20]Il campo e la caverna che vi si
trovava passarono dagli Hittiti ad Abramo in proprietà sepolcrale.
Genesi - Capitolo 24
Matrimonio di Isacco[1]Abramo era ormai vecchio, avanti negli
anni, e il Signore lo aveva benedetto in ogni cosa. [2]Allora Abramo
disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i
suoi beni: «Metti la mano sotto la mia coscia [3]e ti farò giurare per il
Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una
moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, [4]ma che
andrai al mio paese, nella mia patria, a scegliere una moglie per mio figlio
Isacco». [5]Gli disse il servo: «Se la donna non mi vuol seguire in
questo paese, dovrò forse ricondurre tuo figlio al paese da cui tu sei uscito?».
[6]Gli rispose Abramo: «Guardati dal ricondurre là mio figlio!
[7]Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha tolto dalla
casa di mio padre e dal mio paese natio, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla
tua discendenza darò questo paese, egli stesso manderà il suo angelo davanti a
te, perché tu possa prendere di là una moglie per il mio figlio. [8]Se la
donna non vorrà seguirti, allora sarai libero dal giuramento a me fatto; ma non
devi ricondurre là il mio figlio».
[9]Allora il servo mise la mano sotto la coscia di Abramo, suo
padrone, e gli prestò giuramento riguardo a questa cosa. [10]Il servo
prese dieci cammelli del suo padrone e, portando ogni sorta di cose preziose del
suo padrone, si mise in viaggio e andò nel Paese dei due fiumi, alla città di
Nacor. [11]Fece inginocchiare i cammelli fuori della città, presso il
pozzo d'acqua, nell'ora della sera, quando le donne escono ad attingere.
[12]E disse: «Signore, Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice
incontro quest'oggi e usa benevolenza verso il mio padrone Abramo!
[13]Ecco, io sto presso la fonte dell'acqua, mentre le fanciulle della
città escono per attingere acqua. [14]Ebbene, la ragazza alla quale dirò:
Abbassa l'anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi cammelli
darò da bere, sia quella che tu hai destinata al tuo servo Isacco; da questo
riconoscerò che tu hai usato benevolenza al mio padrone». [15]Non aveva
ancora finito di parlare, quand'ecco Rebecca, che era nata a Betuèl figlio di
Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla.
[16]La giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo le
si era unito. Essa scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì. [17]Il
servo allora le corse incontro e disse: «Fammi bere un pò d'acqua dalla tua
anfora». [18]Rispose: «Bevi, mio signore». In fretta calò l'anfora sul
braccio e lo fece bere. [19]Come ebbe finito di dargli da bere, disse:
«Anche per i tuoi cammelli ne attingerò, finché finiranno di bere».
[20]In fretta vuotò l'anfora nell'abbeveratoio, corse di nuovo ad
attingere al pozzo e attinse per tutti i cammelli di lui. [21]Intanto
quell'uomo la contemplava in silenzio, in attesa di sapere se il Signore avesse
o no concesso buon esito al suo viaggio. [22]Quando i cammelli ebbero
finito di bere, quell'uomo prese un pendente d'oro del peso di mezzo siclo e
glielo pose alle narici e le pose sulle braccia due braccialetti del peso di
dieci sicli d'oro. [23]E disse: «Di chi sei figlia? Dimmelo. C'è posto
per noi in casa di tuo padre, per passarvi la notte?». [24]Gli rispose:
«Io sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca partorì a Nacor». [25]E
soggiunse: «C'è paglia e foraggio in quantità da noi e anche posto per passare
la notte».
[26]Quell'uomo si inginocchiò e si prostrò al Signore [27]e
disse: «Sia benedetto il Signore, Dio del mio padrone Abramo, che non ha cessato
di usare benevolenza e fedeltà verso il mio padrone. Quanto a me, il Signore mi
ha guidato sulla via fino alla casa dei fratelli del mio padrone». [28]La
giovinetta corse ad annunziare alla casa di sua madre tutte queste cose.
[29]Ora Rebecca aveva un fratello chiamato Làbano e Làbano corse fuori da
quell'uomo al pozzo. [30]Egli infatti, visti il pendente e i braccialetti
alle braccia della sorella e udite queste parole di Rebecca, sua sorella: «Così
mi ha parlato quell'uomo», venne da costui che ancora stava presso i cammelli
vicino al pozzo. [31]Gli disse: «Vieni, benedetto dal Signore! Perché te
ne stai fuori, mentre io ho preparato la casa e un posto per i cammelli?».
[32]Allora l'uomo entrò in casa e quegli tolse il basto ai cammelli,
fornì paglia e foraggio ai cammelli e acqua per lavare i piedi a lui e ai suoi
uomini. [33]Quindi gli fu posto davanti da mangiare, ma egli disse; «Non
mangerò, finché non avrò detto quello che devo dire». Gli risposero: «Dì pure».
[34]E disse: «Io sono un servo di Abramo. [35]Il Signore ha
benedetto molto il mio padrone, che è diventato potente: gli ha concesso greggi
e armenti, argento e oro, schiavi e schiave, cammelli e asini. [36]Sara,
la moglie del mio padrone, gli ha partorito un figlio, quando ormai era vecchio,
al quale egli ha dato tutti i suoi beni. [37]E il mio padrone mi ha fatto
giurare: Non devi prendere per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei,
in mezzo ai quali abito, [38]ma andrai alla casa di mio padre, alla mia
famiglia, a prendere una moglie per mio figlio. [39]Io dissi al mio
padrone: Forse la donna non mi seguirà. [40]Mi rispose: Il Signore, alla
cui presenza io cammino, manderà con te il suo angelo e darà felice esito al tuo
viaggio, così che tu possa prendere una moglie per il mio figlio dalla mia
famiglia e dalla casa di mio padre. [41]Solo quando sarai andato alla mia
famiglia, sarai esente dalla mia maledizione; se non volessero cedertela, sarai
esente dalla mia maledizione. [42]Così oggi sono arrivato alla fonte e ho
detto: Signore, Dio del mio padrone Abramo, se stai per dar buon esito al
viaggio che sto compiendo, [43]ecco, io sto presso la fonte d'acqua;
ebbene, la giovane che uscirà ad attingere, alla quale io dirò: Fammi bere un pò
d'acqua dalla tua anfora, [44]e mi risponderà: Bevi tu; anche per i tuoi
cammelli attingerò, quella sarà la moglie che il Signore ha destinata al figlio
del mio padrone. [45]Io non avevo ancora finito di pensare, quand'ecco
Rebecca uscire con l'anfora sulla spalla; scese alla fonte, attinse; io allora
le dissi: Fammi bere. [46]Subito essa calò l'anfora e disse: Bevi; anche
ai tuoi cammelli darò da bere. Così io bevvi ed essa diede da bere anche ai
cammelli. [47]E io la interrogai: Di chi sei figlia? Rispose: Sono figlia
di Betuèl, il figlio che Milca ha partorito a Nacor. Allora le posi il pendente
alle narici e i braccialetti alle braccia. [48]Poi mi inginocchiai e mi
prostrai al Signore e benedissi il Signore, Dio del mio padrone Abramo, il quale
mi aveva guidato per la via giusta a prendere per suo figlio la figlia del
fratello del mio padrone. [49]Ora, se intendete usare benevolenza e
lealtà verso il mio padrone, fatemelo sapere; se no, fatemelo sapere ugualmente,
perché io mi rivolga altrove».
[50]Allora Làbano e Betuèl risposero: «Dal Signore la cosa procede,
non possiamo dirti nulla. [51]Ecco Rebecca davanti a te: prendila e và e
sia la moglie del figlio del tuo padrone, come ha parlato il Signore».
[52]Quando il servo di Abramo udì le loro parole, si prostrò a terra
davanti al Signore. [53]Poi il servo tirò fuori oggetti d'argento e
oggetti d'oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi diede anche al
fratello e alla madre di lei. [54]Poi mangiarono e bevvero lui e i suoi
uomini e passarono la notte. Quando si alzarono alla mattina, egli disse:
«Lasciatemi andare dal mio padrone». [55]Ma il fratello e la madre di lei
dissero: «Rimanga la giovinetta con noi qualche tempo, una decina di giorni;
dopo, te ne andrai». [56]Rispose loro: «Non trattenetemi, mentre il
Signore ha concesso buon esito al mio viaggio. Lasciatemi partire per andare dal
mio padrone!». [57]Dissero allora: «Chiamiamo la giovinetta e domandiamo
a lei stessa». [58]Chiamarono dunque Rebecca e le dissero: «Vuoi partire
con quest'uomo?». Essa rispose: «Andrò». [59]Allora essi lasciarono
partire Rebecca con la nutrice, insieme con il servo di Abramo e i suoi uomini.
[60]Benedissero Rebecca e le dissero:
«Tu, sorella nostra, diventa migliaia di miriadi e la tua stirpe
conquisti la porta dei suoi nemici!».
[61]Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, montarono sui cammelli
e seguirono quell'uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì.
[62]Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roi; abitava infatti nel
territorio del Negheb. [63]Isacco uscì sul fare della sera per svagarsi
in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli. [64]Alzò gli
occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello. [65]E disse
al servo: «Chi è quell'uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi?».
Il servo rispose: «E' il mio padrone». Allora essa prese il velo e si coprì.
[66]Il servo raccontò ad Isacco tutte le cose che aveva fatte.
[67]Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre
Sara; si prese in moglie Rebecca e l'amò. Isacco trovò conforto dopo la morte
della madre.
Genesi - Capitolo 25
La discendenza di Chetura[1]Abramo prese un'altra moglie: essa
aveva nome Chetura. [2]Essa gli partorì Zimran, Ioksan, Medan, Madian,
Isbak e Suach. [3]Ioksan generò Saba e Dedan e i figli di Dedan furono
gli Asurim, i Letusim e i Leummim. [4]I figli di Madian furono Efa, Efer,
Enoch, Abida ed Eldaa. Tutti questi sono i figli di Chetura.
[5]Abramo diede tutti i suoi beni a Isacco. [6]Quanto invece ai
figli delle concubine, che Abramo aveva avute, diede loro doni e, mentre era
ancora in vita, li licenziò, mandandoli lontano da Isacco suo figlio, verso il
levante, nella regione orientale.
Morte di Abramo[7]La durata della vita di Abramo fu di
centosettantacinque anni. [8]Poi Abramo spirò e morì in felice canizie,
vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati. [9]Lo
seppellirono i suoi figli, Isacco e Ismaele, nella caverna di Macpela, nel campo
di Efron, figlio di Zocar, l'Hittita, di fronte a Mamre. [10]E' appunto
il campo che Abramo aveva comperato dagli Hittiti: ivi furono sepolti Abramo e
sua moglie Sara. [11]Dopo la morte di Abramo, Dio benedisse il figlio di
lui Isacco e Isacco abitò presso il pozzo di Lacai-Roi.
La discendenza di Ismaele[12]Questa è la discendenza di Ismaele,
figlio di Abramo, che gli aveva partorito Agar l'Egiziana, schiava di Sara.
[13]Questi sono i nomi dei figli d'Ismaele, con il loro elenco in
ordine di generazione: il primogenito di Ismaele è Nebaiòt, poi Kedar, Adbeèl,
Mibsam, [14]Misma, Duma, Massa, [15]Adad, Tema, Ietur, Nafis e
Kedma. [16]Questi sono gli Ismaeliti e questi sono i loro nomi secondo i
loro recinti e accampamenti. Sono i dodici principi delle rispettive tribù.
[17]La durata della vita di Ismaele fu di centotrentasette anni; poi morì
e si riunì ai suoi antenati. [18]Egli abitò da Avìla fino a Sur, che è
lungo il confine dell'Egitto in direzione di Assur; egli si era stabilito di
fronte a tutti i suoi fratelli.
III. STORIA DI ISACCO E DI GIACOBBE
Nascita di Esaù e di Giacobbe[19]Questa è la discendenza di
Isacco, figlio di Abramo. Abramo aveva generato Isacco. [20]Isacco aveva
quarant'anni quando si prese in moglie Rebecca, figlia di Betuèl l'Arameo, da
Paddan-Aram, e sorella di Làbano l'Arameo. [21]Isacco supplicò il Signore
per sua moglie, perché essa era sterile e il Signore lo esaudì, così che sua
moglie Rebecca divenne incinta. [22]Ora i figli si urtavano nel suo seno
ed essa esclamò: «Se è così, perché questo?». Andò a consultare il Signore.
[23]Il Signore le rispose:
«Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si
disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà
il più piccolo».
[24]Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due
gemelli erano nel suo grembo. [25]Uscì il primo, rossiccio e tutto come
un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù. [26]Subito dopo, uscì il
fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco
aveva sessant'anni quando essi nacquero.
[27]I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo
della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le
tende. [28]Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo
gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe.
Esaù cede il diritto di primogenitura[29]Una volta Giacobbe
aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò dalla campagna ed era
sfinito. [30]Disse a Giacobbe: «Lasciami mangiare un pò di questa
minestra rossa, perché io sono sfinito» - Per questo fu chiamato Edom -.
[31]Giacobbe disse: «Vendimi subito la tua primogenitura».
[32]Rispose Esaù: «Ecco sto morendo: a che mi serve allora la
primogenitura?». [33]Giacobbe allora disse: «Giuramelo subito». Quegli lo
giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe. [34]Giacobbe diede ad Esaù
il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne
andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura.
Genesi - Capitolo 26
Isacco a Gerar[1]Venne una carestia nel paese oltre la prima che
era avvenuta ai tempi di Abramo, e Isacco andò a Gerar presso Abimèlech, re dei
Filistei. [2]Gli apparve il Signore e gli disse: «Non scendere in Egitto,
abita nel paese che io ti indicherò. [3]Rimani in questo paese e io sarò
con te e ti benedirò, perché a te e alla tua discendeza io concederò tutti
questi territori, e manterrò il giuramento che ho fatto ad Abramo tuo padre.
[4]Renderò la tua discendenza numerosa come le stelle del cielo e
concederò alla tua discendenza tutti questi territori: tutte le nazioni della
terra saranno benedette per la tua discendenza; [5]per il fatto che
Abramo ha obbedito alla mia voce e ha osservato ciò che io gli avevo prescritto:
i miei comandamenti, le mie istituzioni e le mie leggi».
[6]Così Isacco dimorò in Gerar. [7]Gli uomini del luogo lo
interrogarono intorno alla moglie ed egli disse: «E' mia sorella»; infatti aveva
timore di dire: «E' mia moglie», pensando che gli uomini del luogo lo
uccidessero per causa di Rebecca, che era di bell'aspetto.
[8]Era là da molto tempo, quando Abimèlech, re dei Filistei, si
affacciò alla finestra e vide Isacco scherzare con la propria moglie Rebecca.
[9]Abimèlech chiamò Isacco e disse: «Sicuramente essa è tua moglie. E
perché tu hai detto: E' mia sorella?». Gli rispose Isacco: «Perché mi son detto:
io non muoia per causa di lei!». [10]Riprese Abimèlech: «Che ci hai
fatto? Poco ci mancava che qualcuno del popolo si unisse a tua moglie e tu
attirassi su di noi una colpa». [11]Abimèlech diede quest'ordine a tutto
il popolo: «Chi tocca questo uomo o la sua moglie sarà messo a morte!».
[12]Poi Isacco fece una semina in quel paese e raccolse quell'anno il
centuplo. Il Signore infatti lo aveva benedetto. [13]E l'uomo divenne
ricco e crebbe tanto in ricchezze fino a divenire ricchissimo:
[14]possedeva greggi di piccolo e di grosso bestiame e numerosi schiavi e
i Filistei cominciarono ad invidiarlo.
I pozzi tra Gerar e Bersabea[15]Tutti i pozzi che avevano
scavati i servi di suo padre ai tempi del padre Abramo, i Filistei li avevano
turati riempiendoli di terra. [16]Abimèlech disse ad Isacco: «Vàttene via
da noi, perché tu sei molto più potente di noi». [17]Isacco andò via di
là, si accampò sul torrente di Gerar e vi si stabilì. [18]Isacco tornò a
scavare i pozzi d'acqua, che avevano scavati i servi di suo padre, Abramo, e che
i Filistei avevano turati dopo la morte di Abramo, e li chiamò come li aveva
chiamati suo padre. [19]I servi di Isacco scavarono poi nella valle e vi
trovarono un pozzo di acqua viva. [20]Ma i pastori di Gerar litigarono
con i pastori di Isacco, dicendo: «L'acqua è nostra!».
Allora egli chiamò Esech il pozzo, perché quelli avevano litigato con lui.
[21]Scavarono un altro pozzo, ma quelli litigarono anche per questo ed
egli lo chiamò Sitna. [22]Allora si mosse di là e scavò un altro pozzo,
per il quale non litigarono; allora egli lo chiamò Recobòt e disse: «Ora il
Signore ci ha dato spazio libero perché noi prosperiamo nel paese».
[23]Di là andò a Bersabea. [24]E in quella notte gli apparve il
Signore e disse:
«Io sono il Dio di Abramo, tuo padre; non temere perché io sono con te.
Ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza per amore di Abramo,
mio servo».
[25]Allora egli costruì in quel luogo un altare e invocò il nome del
Signore; lì piantò la tenda. E i servi di Isacco scavarono un pozzo.
Alleanza con Abimèlech[26]Intanto Abimèlech da Gerar era andato
da lui, insieme con Acuzzat, suo amico, e Picol, capo del suo esercito.
[27]Isacco disse loro: «Perché siete venuti da me, mentre voi mi odiate e
mi avete scacciato da voi?». [28]Gli risposero: «Abbiamo visto che il
Signore è con te e abbiamo detto: vi sia un giuramento tra di noi, tra noi e te,
e concludiamo un'alleanza con te: [29]tu non ci farai alcun male, come
noi non ti abbiamo toccato e non ti abbiamo fatto se non il bene e ti abbiamo
lasciato andare in pace. Tu sei ora un uomo benedetto dal Signore».
[30]Allora imbandì loro un convito e mangiarono e bevvero.
[31]Alzatisi di buon mattino, si prestarono giuramento l'un l'altro, poi
Isacco li congedò e partirono da lui in pace. [32]Proprio in quel giorno
arrivarono i servi di Isacco e lo informarono a proposito del pozzo che avevano
scavato e gli dissero: «Abbiamo trovato l'acqua». [33]Allora egli lo
chiamò Sibea: per questo la città si chiama Bersabea fino ad oggi.
Le donne hittite di Esaù[34]Quando Esaù ebbe quarant'anni, prese
in moglie Giudit, figlia di Beeri l'Hittita, e Basemat, figlia di Elon
l'Hittita. [35]Esse furono causa d'intima amarezza per Isacco e per
Rebecca.
Genesi - Capitolo 27
Giacobbe carpisce la benedizione di Isacco[1]Isacco era vecchio
e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio
maggiore, Esaù, e gli disse: «Figlio mio». Gli rispose: «Eccomi».
[2]Riprese: «Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte.
[3]Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, esci in
campagna e prendi per me della selvaggina. [4]Poi preparami un piatto di
mio gusto e portami da mangiare, perché io ti benedica prima di morire».
[5]Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò
dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa.
[6]Rebecca disse al figlio Giacobbe: «Ecco, ho sentito tuo padre dire a
tuo fratello Esaù: [7]Portami la selvaggina e preparami un piatto, così
mangerò e poi ti benedirò davanti al Signore prima della morte. [8]Ora,
figlio mio, obbedisci al mio ordine: [9]Và subito al gregge e prendimi di
là due bei capretti; io ne farò un piatto per tuo padre, secondo il suo gusto.
[10]Così tu lo porterai a tuo padre che ne mangerà, perché ti benedica
prima della sua morte». [11]Rispose Giacobbe a Rebecca sua madre: «Sai
che mio fratello Esaù è peloso, mentre io ho la pelle liscia. [12]Forse
mio padre mi palperà e si accorgerà che mi prendo gioco di lui e attirerò sopra
di me una maledizione invece di una benedizione». [13]Ma sua madre gli
disse: «Ricada su di me la tua maledizione, figlio mio! Tu obbedisci soltanto e
vammi a prendere i capretti». [14]Allora egli andò a prenderli e li portò
alla madre, così la madre ne fece un piatto secondo il gusto di suo padre.
[15]Rebecca prese i vestiti migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che
erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe;
[16]con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia
del collo. [17]Poi mise in mano al suo figlio Giacobbe il piatto e il
pane che aveva preparato.
[18]Così egli venne dal padre e disse: «Padre mio». Rispose: «Eccomi;
chi sei tu, figlio mio?». [19]Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù,
il tuo primogento. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Alzati dunque, siediti e
mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica». [20]Isacco disse al
figlio: «Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!». Rispose: «Il Signore me
l'ha fatta capitare davanti». [21]Ma Isacco gli disse: «Avvicinati e
lascia che ti palpi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù
o no». [22]Giacobbe si avvicinò ad Isacco suo padre, il quale lo tastò e
disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù».
[23]Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le
braccia di suo fratello Esaù, e perciò lo benedisse. [24]Gli disse
ancora: «Tu sei proprio il mio figlio Esaù?». Rispose: «Lo sono».
[25]Allora disse: «Porgimi da mangiare della selvaggina del mio figlio,
perché io ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli
bevve. [26]Poi suo padre Isacco gli disse: «Avvicinati e baciami, figlio
mio!». [27]Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l'odore degli abiti
di lui e lo benedisse:
«Ecco l'odore del mio figlio come l'odore di un campo che il Signore
ha benedetto. [28]Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse
e abbondanza di frumento e di mosto. [29]Ti servano i popoli
e si prostrino davanti a te le genti. Sii il signore dei tuoi fratelli
e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia
maledetto e chi ti benedice sia benedetto!».
[30]Isacco aveva appena finito di benedire Giacobbe e Giacobbe si era
allontanato dal padre Isacco, quando arrivò dalla caccia Esaù suo fratello.
[31]Anch'egli aveva preparato un piatto, poi lo aveva portato al padre e
gli aveva detto: «Si alzi mio padre e mangi la selvaggina di suo figlio, perché
tu mi benedica». [32]Gli disse suo padre Isacco: «Chi sei tu?». Rispose:
«Io sono il tuo figlio primogenito Esaù». [33]Allora Isacco fu colto da
un fortissimo tremito e disse: «Chi era dunque colui che ha preso la selvaggina
e me l'ha portata? Io ho mangiato di tutto prima che tu venissi, poi l'ho
benedetto e benedetto resterà». [34]Quando Esaù sentì le parole di suo
padre, scoppiò in alte, amarissime grida. Egli disse a suo padre: «Benedici
anche me, padre mio!». [35]Rispose: «E' venuto tuo fratello con inganno e
ha carpito la tua benedizione». [36]Riprese: «Forse perché si chiama
Giacobbe mi ha soppiantato gia due volte? Gia ha carpito la mia primogenitura ed
ecco ora ha carpito la mia benedizione!». Poi soggiunse: «Non hai forse
riservato qualche benedizione per me?». [37]Isacco rispose e disse a
Esaù: «Ecco, io l'ho costituito tuo signore e gli ho dato come servi tutti i
suoi fratelli; l'ho provveduto di frumento e di mosto; per te che cosa mai potrò
fare, figlio mio?». [38]Esaù disse al padre: «Hai una sola benedizione
padre mio? Benedici anche me, padre mio!». Ma Isacco taceva ed Esaù alzò la voce
e pianse. [39]Allora suo padre Isacco prese la parola e gli disse:
«Ecco, lungi dalle terre grasse sarà la tua sede e lungi dalla
rugiada del cielo dall'alto. [40]Vivrai della tua spada e
servirai tuo fratello; ma poi, quando ti riscuoterai, spezzerai il suo
giogo dal tuo collo».
[41]Esaù perseguitò Giacobbe per la benedizione che suo padre gli
aveva dato. Pensò Esaù: «Si avvicinano i giorni del lutto per mio padre; allora
ucciderò mio fratello Giacobbe». [42]Ma furono riferite a Rebecca le
parole di Esaù, suo figlio maggiore, ed essa mandò a chiamare il figlio minore
Giacobbe e gli disse: «Esaù tuo fratello vuol vendicarsi di te uccidendoti.
[43]Ebbene, figlio mio, obbedisci alla mia voce: su, fuggi a Carran da
mio fratello Làbano. [44]Rimarrai con lui qualche tempo, finché l'ira di
tuo fratello si sarà placata; [45]finché si sarà palcata contro di te la
collera di tuo fratello e si sarà dimenticato di quello che gli hai fatto.
Allora io manderò a prenderti di là. Perché dovrei venir privata di voi due in
un sol giorno?».
Isacco manda Giacobbe da Làbano[46]Poi Rebecca disse a Isacco:
«Ho disgusto della mia vita a causa di queste donne hittite: se Giacobbe prende
moglie tra le hittite come queste, tra le figlie del paese, a che mi giova la
vita?».
Genesi - Capitolo 28
[1]Allora Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli diede questo
comando: «Tu non devi prender moglie tra le figlie di Canaan. [2]Su, và
in Paddan-Aram, nella casa di Betuèl, padre di tua madre, e prenditi di là la
moglie tra le figlie di Làbano, fratello di tua madre. [3]Ti benedica Dio
onnipotente, ti renda fecondo e ti moltiplichi, sì che tu divenga una assemblea
di popoli. [4]Conceda la benedizione di Abramo a te e alla tua
discendenza con te, perché tu possieda il paese dove sei stato forestiero, che
Dio ha dato ad Abramo». [5]Così Isacco fece partire Giacobbe, che andò in
Paddan-Aram presso Làbano, figlio di Betuèl, l'Arameo, fratello di Rebecca,
madre di Giacobbe e di Esaù.
Altro matrimonio di Esaù[6]Esaù vide che Isacco aveva benedetto
Giacobbe e l'aveva mandato in Paddan-Aram per prendersi una moglie di là e che,
mentre lo benediceva, gli aveva dato questo comando: «Non devi prender moglie
tra le Cananee». [7]Giacobbe aveva obbedito al padre e alla madre ed era
partito per Paddan-Aram. [8]Esaù comprese che le figlie di Canaan non
erano gradite a suo padre Isacco. [9]Allora si recò da Ismaele e, oltre
le mogli che aveva, si prese in moglie Macalat, figlia di Ismaele, figlio di
Abramo, sorella di Nebaiòt.
Il sogno di Giacobbe[10]Giacobbe partì da Bersabea e si diresse
verso Carran. [11]Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il
sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in
quel luogo. [12]Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la
sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano
su di essa. [13]Ecco il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il
Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu
sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. [14]La tua discendenza
sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a
settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua
discendenza tutte le nazioni della terra. [15]Ecco io sono con te e ti
proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non
ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t'ho detto». [16]Allora
Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io
non lo sapevo». [17]Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo
luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo».
[18]Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era
posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità.
[19]E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si
chiamava Luz. [20]Giacobbe fece questo voto: «Se Dio sarà con me e mi
proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti
per coprirmi, [21]se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il
Signore sarà il mio Dio. [22]Questa pietra, che io ho eretta come stele,
sarà una casa di Dio; di quanto mi darai io ti offrirò la decima».
Genesi - Capitolo 29
Giacobbe arriva presso Làbano[1]Poi Giacobbe si mise in cammino
e andò nel paese degli orientali. [2]Vide nella campagna un pozzo e tre
greggi di piccolo bestiame, accovacciati vicino, perché a quel pozzo si
abbeveravano i greggi, ma la pietra sulla bocca del pozzo era grande.
[3]Quando tutti i greggi si erano radunati là, i pastori rotolavano la
pietra dalla bocca del pozzo e abbeveravano il bestiame; poi rimettevano la
pietra al posto sulla bocca del pozzo. [4]Giacobbe disse loro: «Fratelli
miei, di dove siete?». Risposero: «Siamo di Carran». [5]Disse loro:
«Conoscete Làbano, figlio di Nacor?». Risposero: «Lo conosciamo».
[6]Disse loro: «Sta bene?». Risposero: «Sì; ecco la figlia Rachele che
viene con il gregge». [7]Riprese: «Eccoci ancora in pieno giorno: non è
tempo di radunare il bestiame. Date da bere al bestiame e andate a pascolare!».
[8]Risposero: «Non possiamo, finché non siano radunati tutti i greggi e
si rotoli la pietra dalla bocca del pozzo; allora faremo bere il gregge».
[9]Egli stava ancora parlando con loro, quando arrivò Rachele con il
bestiame del padre, perché era una pastorella. [10]Quando Giacobbe vide
Rachele, figlia di Làbano, fratello di sua madre, insieme con il bestiame di
Làbano, fratello di sua madre, Giacobbe, fattosi avanti, rotolò la pietra dalla
bocca del pozzo e fece bere le pecore di Làbano, fratello di sua madre.
[11]Poi Giacobbe baciò Rachele e pianse ad alta voce. [12]Giacobbe
rivelò a Rachele che egli era parente del padre di lei, perché figlio di
Rebecca. Allora essa corse a riferirlo al padre. [13]Quando Làbano seppe
che era Giacobbe, il figlio di sua sorella, gli corse incontro, lo abbracciò, lo
baciò e lo condusse nella sua casa. Ed egli raccontò a Làbano tutte le sue
vicende. [14]Allora Làbano gli disse: «Davvero tu sei mio osso e mia
carne!». Così dimorò presso di lui per un mese.
I due matrimoni di Giacobbe[15]Poi Làbano disse a Giacobbe:
«Poiché sei mio parente, mi dovrai forse servire gratuitamente? Indicami quale
deve essere il tuo salario». [16]Ora Làbano aveva due figlie; la maggiore
si chiamava Lia e la più piccola si chiamava Rachele. [17]Lia aveva gli
occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme e avvenente di aspetto,
[18]perciò Giacobbe amava Rachele. Disse dunque: «Io ti servirò sette
anni per Rachele, tua figlia minore». [19]Rispose Làbano: «Preferisco
darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con me». [20]Così Giacobbe
servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore
per lei. [21]Poi Giacobbe disse a Làbano: «Dammi la mia sposa, perché il
mio tempo è compiuto e voglio unirmi a lei». [22]Allora Làbano radunò
tutti gli uomini del luogo e diede un banchetto. [23]Ma quando fu sera,
egli prese la figlia Lia e la condusse da lui ed egli si unì a lei.
[24]Làbano diede la propria schiava Zilpa alla figLia, come schiava.
[25]Quando fu mattina... ecco era Lia! Allora Giacobbe disse a Làbano:
«Che mi hai fatto? Non è forse per Rachele che sono stato al tuo servizio?
Perché mi hai ingannato?». [26]Rispose Làbano: «Non si usa far così nel
nostro paese, dare, cioè, la più piccola prima della maggiore.
[27]Finisci questa settimana nuziale, poi ti darò anche quest'altra per
il servizio che tu presterai presso di me per altri sette anni».
[28]Giacobbe fece così: terminò la settimana nuziale e allora Làbano gli
diede in moglie la figlia Rachele. [29]Làbano diede alla figlia Rachele
la propria schiava Bila, come schiava. [30]Egli si unì anche a Rachele e
amò Rachele più di Lia. Fu ancora al servizio di lui per altri sette anni.
I figli di Giacobbe[31]Ora il Signore, vedendo che Lia veniva
trascurata, la rese feconda, mentre Rachele rimaneva sterile. [32]Così
Lia concepì e partorì un figlio e lo chiamò Ruben, perché disse: «Il Signore ha
visto la mia umiliazione; certo, ora mio marito mi amerà». [33]Poi
concepì ancora un figlio e disse: «Il Signore ha udito che io ero trascurata e
mi ha dato anche questo». E lo chiamò Simeone. [34]Poi concepì ancora e
partorì un figlio e disse: «Questa volta mio marito mi si affezionerà, perché
gli ho partorito tre figli». Per questo lo chiamò Levi. [35]Concepì
ancora e partorì un figlio e disse: «Questa volta loderò il Signore». Per questo
lo chiamò Giuda. Poi cessò di avere figli.
Genesi - Capitolo 30
[1]Rachele, vedendo che non le era concesso di procreare figli a
Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse a Giacobbe: «Dammi dei figli, se
no io muoio!». [2]Giacobbe s'irritò contro Rachele e disse: «Tengo forse
io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo?».
[3]Allora essa rispose: «Ecco la mia serva Bila: unisciti a lei, così che
partorisca sulle mie ginocchia e abbia anch'io una mia prole per mezzo di lei».
[4]Così essa gli diede in moglie la propria schiava Bila e Giacobbe si
unì a lei. [5]Bila concepì e partorì a Giacobbe un figlio.
[6]Rachele disse: «Dio mi ha fatto giustizia e ha anche ascoltato la mia
voce, dandomi un figlio». Per questo essa lo chiamò Dan. [7]Poi Bila, la
schiava di Rachele, concepì ancora e partorì a Giacobbe un secondo figlio.
[8]Rachele disse: «Ho sostenuto contro mia sorella lotte difficili e ho
vinto!». Perciò lo chiamò Nèftali.
[9]Allora Lia, vedendo che aveva cessato di aver figli, prese la
propria schiava Zilpa e la diede in moglie e Giacobbe. [10]Zilpa, la
schiava di Lia, partorì a Giacobbe un figlio. [11]Lia disse: «Per
fortuna!» e lo chiamò Gad. [12]Poi Zilpa, la schiava di Lia, partorì un
secondo figlio a Giacobbe. [13]Lia disse: «Per mia felicità! Perché le
donne mi diranno felice». Perciò lo chiamò Aser.
[14]Al tempo della mietitura del grano, Ruben uscì e trovò mandragore,
che portò alla madre Lia. Rachele disse a Lia: «Dammi un pò delle mandragore di
tuo figlio». [15]Ma Lia rispose: «E' forse poco che tu mi abbia portato
via il marito perché voglia portar via anche le mandragore di mio figlio?».
Riprese Rachele: «Ebbene, si corichi pure con te questa notte, in cambio delle
mandragore di tuo figlio». [16]Alla sera, quando Giacobbe arrivò dalla
campagna, Lia gli uscì incontro e gli disse: «Da me devi venire, perché io ho
pagato il diritto di averti con le mandragore di mio figlio». Così egli si
coricò con lei quella notte. [17]Il Signore esaudì Lia, la quale concepì
e partorì a Giacobbe un quinto figlio. [18]Lia disse: «Dio mi ha dato il
mio salario, per avere io dato la mia schiava a mio marito». Perciò lo chiamò
Issacar. [19]Poi Lia concepì e partorì ancora un sesto figlio a Giacobbe.
[20]Lia disse: «Dio mi ha fatto un bel regalo: questa volta mio marito mi
preferirà, perché gli ho partorito sei figli». Perciò lo chiamò Zàbulon.
[21]In seguito partorì una figlia e la chiamò Dina.
[22]Poi Dio si ricordò anche di Rachele; Dio la esaudì e la rese
feconda. [23]Essa concepì e partorì un figlio e disse: «Dio ha tolto il
mio disonore». [24]E lo chiamò Giuseppe dicendo: «Il Signore mi aggiunga
un altro figlio!».
Come si è arricchito Giacobbe[25]Dopo che Rachele ebbe partorito
Giuseppe, Giacobbe disse a Làbano: «Lasciami andare e tornare a casa mia, nel
mio paese. [26]Dammi le mogli, per le quali ti ho servito, e i miei
bambini perché possa partire: tu conosci il servizio che ti ho prestato».
[27]Gli disse Làbano: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi... Per
divinazione ho saputo che il Signore mi ha benedetto per causa tua».
[28]E aggiunse: «Fissami il tuo salario e te lo darò». [29]Gli
rispose: «Tu stesso sai come ti ho servito e quanti sono diventati i tuoi averi
per opera mia. [30]Perché il poco che avevi prima della mia venuta è
cresciuto oltre misura e il Signore ti ha benedetto sui miei passi. Ma ora,
quando lavorerò anch'io per la mia casa?». [31]Riprese Làbano: «Che ti
devo dare?». Giacobbe rispose: «Non mi devi nulla; se tu farai per me quanto ti
dico, ritornerò a pascolare il tuo gregge e a custodirlo. [32]Oggi
passerò fra tutto il tuo bestiame; metti da parte ogni capo di colore scuro tra
le pecore e ogni capo chiazzato e punteggiato tra le capre: sarà il mio salario.
[33]In futuro la mia stessa onestà risponderà per me; quando verrai a
verificare il mio salario, ogni capo che non sarà punteggiato o chiazzato tra le
capre e di colore scuro tra le pecore, se si troverà presso di me, sarà come
rubato». [34]Làbano disse: «Bene, sia come tu hai detto!». [35]In
quel giorno mise da parte i capri striati e chiazzati e tutte le capre
punteggiate e chiazzate, ogni capo che aveva del bianco e ogni capo di colore
scuro tra le pecore. Li affidò ai suoi figli [36]e stabilì una distanza
di tre giorni di cammino tra sé e Giacobbe, mentre Giacobbe pascolava l'altro
bestiame di Làbano.
[37]Ma Giacobbe prese rami freschi di pioppo, di mandorlo e di
platano, ne intagliò la corteccia a strisce bianche, mettendo a nudo il bianco
dei rami. [38]Poi egli mise i rami così scortecciati nei truogoli agli
abbeveratoi dell'acqua, dove veniva a bere il bestiame, proprio in vista delle
bestie, le quali si accoppiavano quando venivano a bere. [39]Così le
bestie si accoppiarono di fronte ai rami e le capre figliarono capretti striati,
punteggiati e chiazzati. [40]Quanto alle pecore, Giacobbe le separò e
fece sì che le bestie avessero davanti a sé gli animali striati e tutti quelli
di colore scuro del gregge di Làbano. E i branchi che si era così costituiti per
conto suo, non li mise insieme al gregge di Làbano.
[41]Ogni qualvolta si accoppiavano bestie robuste, Giacobbe metteva i
rami nei truogoli in vista delle bestie, per farle concepire davanti ai rami.
[42]Quando invece le bestie erano deboli, non li metteva. Così i capi di
bestiame deboli erano per Làbano e quelli robusti per Giacobbe. [43]Egli
si arricchì oltre misura e possedette greggi in grande quantità, schiave e
schiavi, cammelli e asini.
Genesi - Capitolo 31
Fuga di Giacobbe[1]Ma Giacobbe venne a sapere che i figli di
Làbano dicevano: «Giacobbe si è preso quanto era di nostro padre e con quanto
era di nostro padre si è fatta tutta questa fortuna». [2]Giacobbe osservò
anche la faccia di Làbano e si accorse che non era più verso di lui come prima.
[3]Il Signore disse a Giacobbe: «Torna al paese dei tuoi padri, nella tua
patria e io sarò con te». [4]Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e
Lia, in campagna presso il suo gregge [5]e disse loro: «Io mi accorgo dal
volto di vostro padre che egli verso di me non è più come prima; eppure il Dio
di mio padre è stato con me. [6]Voi stesse sapete che io ho servito
vostro padre con tutte le forze, [7]mentre vostro padre si è beffato di
me e ha cambiato dieci volte il mio salario; ma Dio non gli ha permesso di farmi
del male. [8]Se egli diceva: Le bestie punteggiate saranno il tuo
salario, tutto il gregge figliava bestie punteggiate; se diceva: Le bestie
striate saranno il tuo salario, allora tutto il gregge figliava bestie striate.
[9]Così Dio ha sottratto il bestiame a vostro padre e l'ha dato a me.
[10]Una volta, quando il piccolo bestiame va in calore, io in sogno alzai
gli occhi e vidi che i capri in procinto di montare le bestie erano striati,
punteggiati e chiazzati. [11]L'angelo di Dio mi disse in sogno: Giacobbe!
Risposi: Eccomi. [12]Riprese: Alza gli occhi e guarda: tutti i capri che
montano le bestie sono striati, punteggiati e chiazzati, perché ho visto quanto
Làbano ti fa. [13]Io sono il Dio di Betel, dove tu hai unto una stele e
dove mi hai fatto un voto. Ora alzati, parti da questo paese e torna nella tua
patria!». [14]Rachele e Lia gli risposero: «Abbiamo forse ancora una
parte o una eredità nella casa di nostro padre? [15]Non siamo forse
tenute in conto di straniere da parte sua, dal momento che ci ha vendute e si è
anche mangiato il nostro danaro? [16]Tutta la ricchezza che Dio ha
sottratto a nostro padre è nostra e dei nostri figli. Ora fà pure quanto Dio ti
ha detto».
[17]Allora Giacobbe si alzò, caricò i figli e le mogli sui cammelli
[18]e condusse via tutto il bestiame e tutti gli averi che si era
acquistati, il bestiame che si era acquistato in Paddan-Aram, per ritornare da
Isacco, suo padre, nel paese di Canaan. [19]Làbano era andato a tosare il
gregge e Rachele rubò gli idoli che appartenevano al padre. [20]Giacobbe
eluse l'attenzione di Làbano l'Arameo, non avvertendolo che stava per fuggire;
[21]così potè andarsene con tutti i suoi averi. Si alzò dunque, passò il
fiume e si diresse verso le montagne di Gàlaad.
Labano insegue Giacobbe[22]Al terzo giorno fu riferito a Làbano
che Giacobbe era fuggito. [23]Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo
inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulle montagne di Gàlaad.
[24]Ma Dio venne da Làbano l'Arameo in un sogno notturno e gli disse:
«Bada di non dir niente a Giacobbe, proprio nulla!». [25]Làbano andò
dunque a raggiungere Giacobbe; ora Giacobbe aveva piantato la tenda sulle
montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne di Gàlaad.
[26]Disse allora Làbano a Giacobbe: «Che hai fatto? Hai eluso la mia
attenzione e hai condotto via le mie figlie come prigioniere di guerra!
[27]Perché sei fuggito di nascosto, mi hai ingannato e non mi hai
avvertito? Io ti avrei congedato con festa e con canti, a suon di timpani e di
cetre! [28]E non mi hai permesso di baciare i miei figli e le mie figlie!
Certo hai agito in modo insensato. [29]Sarebbe in mio potere di farti del
male, ma il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: Bada di non dir
niente a Giacobbe, né in bene né in male! [30]Certo, sei partito perché
soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché mi hai rubato i miei
dei?». [31]Giacobbe rispose a Làbano e disse: «Perché avevo paura e
pensavo che mi avresti tolto con la forza le tue figlie. [32]Ma quanto a
colui presso il quale tu troverai i tuoi dei, non resterà in vita! Alla presenza
dei nostri parenti riscontra quanto vi può essere di tuo presso di me e
prendilo». Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele. [33]Allora
Làbano entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda
delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed entrò
nella tenda di Rachele. [34]Rachele aveva preso gli idoli e li aveva
messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Làbano frugò in
tutta la tenda, ma non li trovò. [35]Essa parlò al padre: «Non si offenda
il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che
avviene di regola alle donne». Làbano cercò dunque il tutta la tenda e non trovò
gli idoli.
[36]Giacobbe allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale disse: «Qual
è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti sia messo a inseguirmi?
[37]Ora che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che hai trovato di
tutte le robe di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti e siano
essi giudici tra noi due. [38]Vent'anni ho passato con te: le tue pecore
e le tue capre non hanno abortito e i montoni del tuo gregge non ho mai
mangiato. [39]Nessuna bestia sbranata ti ho portato: io ne compensavo il
danno e tu reclamavi da me ciò che veniva rubato di giorno e ciò che veniva
rubato di notte. [40]Di giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo e
il sonno fuggiva dai miei occhi. [41]Vent'anni sono stato in casa tua: ho
servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per il tuo gregge e tu
hai cambiato il mio salario dieci volte. [42]Se non fosse stato con me il
Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco, tu ora mi avresti
licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie
mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro».
Accordo tra Giacobbe e Labano[43]Làbano allora rispose e disse a
Giacobbe: «Queste figlie sono mie figlie e questi figli sono miei figli; questo
bestiame è il mio bestiame e quanto tu vedi è mio. E che potrei fare oggi a
queste mie figlie o ai figli che esse hanno messi al mondo? [44]Ebbene,
vieni, concludiamo un'alleanza io e te e ci sia un testimonio tra me e te».
[45]Giacobbe prese una pietra e la eresse come una stele. [46]Poi
disse ai suoi parenti: «Raccogliete pietre», e quelli presero pietre e ne fecero
un mucchio. Poi mangiarono là su quel mucchio. [47]Làbano lo chiamò
Iegar-Saaduta, mentre Giacobbe lo chiamò Gal-Ed. [48]Làbano disse:
«Questo mucchio sia oggi un testimonio tra me e te»; per questo lo chiamò Gal-Ed
[49]e anche Mizpa, perché disse: «Il Signore starà di vedetta tra me e
te, quando noi non ci vedremo più l'un l'altro. [50]Se tu maltratterai le
mie figlie e se prenderai altre mogli oltre le mie figlie, non un uomo sarà con
noi, ma bada, Dio sarà testimonio tra me e te». [51]Soggiunse Làbano a
Giacobbe: «Ecco questo mucchio ed ecco questa stele, che io ho eretta tra me e
te. [52]Questo mucchio è testimonio e questa stele è testimonio che io
giuro di non oltrepassare questo mucchio dalla tua parte e che tu giuri di non
oltrepassare questo mucchio e questa stele dalla mia parte per fare il male.
[53]Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano giudici tra di noi».
Giacobbe giurò per il Terrore di suo padre Isacco. [54]Poi offrì un
sacrificio sulle montagne e invitò i suoi parenti a prender cibo. Essi
mangiarono e passarono la notte sulle montagne.
Genesi - Capitolo 32
[1]Alla mattina per tempo Làbano si alzò, baciò i figli e le figlie e
li benedisse. Poi partì e ritornò a casa.
[2]Mentre Giacobbe continuava il viaggio, gli si fecero incontro gli
angeli di Dio. [3]Giacobbe al vederli disse: «Questo è l'accampamento di
Dio» e chiamò quel luogo Macanaim.
Giacobbe prepara l'incontro con Esaù[4]Poi Giacobbe mandò avanti
a sé alcuni messaggeri al fratello Esaù, nel paese di Seir, la campagna di Edom.
[5]Diede loro questo comando: «Direte al mio signore Esaù: Dice il tuo
servo Giacobbe: Sono stato forestiero presso Làbano e vi sono restato fino ad
ora. [6]Sono venuto in possesso di buoi, asini e greggi, di schiavi e
schiave. Ho mandato ad informarne il mio signore, per trovare grazia ai suoi
occhi». [7]I messaggeri tornarono da Giacobbe, dicendo: «Siamo stati da
tuo fratello Esaù; ora egli stesso sta venendoti incontro e ha con sé
quattrocento uomini». [8]Giacobbe si spaventò molto e si sentì
angosciato; allora divise in due accampamenti la gente che era con lui, il
gregge, gli armenti e i cammelli. [9]Pensò infatti: «Se Esaù raggiunge un
accampamento e lo batte, l'altro accampamento si salverà». [10]Poi
Giacobbe disse: «Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore,
che mi hai detto: Ritorna al tuo paese, nella tua patria e io ti farò del bene,
[11]io sono indegno di tutta la benevolenza e di tutta la fedeltà che hai
usato verso il tuo servo. Con il mio bastone soltanto avevo passato questo
Giordano e ora sono divenuto tale da formare due accampamenti.
[12]Salvami dalla mano del mio fratello Esaù, perché io ho paura di lui:
egli non arrivi e colpisca me e tutti, madre e bambini! [13]Eppure tu hai
detto: Ti farò del bene e renderò la tua discendenza come la sabbia del mare,
tanto numerosa che non si può contare». [14]Giacobbe rimase in quel luogo
a passare la notte. Poi prese, di ciò che gli capitava tra mano, di che fare un
dono al fratello Esaù: [15]duecento capre e venti capri, duecento pecore
e venti montoni, [16]trenta cammelle allattanti con i loro piccoli,
quaranta giovenche e dieci torelli, venti asine e dieci asinelli.
[17]Egli affidò ai suoi servi i singoli branchi separatamente e disse
loro: «Passate davanti a me e lasciate un certo spazio tra un branco e l'altro».
[18]Diede questo ordine al primo: «Quando ti incontrerà Esaù, mio
fratello, e ti domanderà: Di chi sei tu? Dove vai? Di chi sono questi animali
che ti camminano davanti?, [19]tu risponderai: Del tuo fratello Giacobbe:
è un dono inviato al mio signore Esaù; ecco egli stesso ci segue». [20]Lo
stesso ordine diede anche al secondo e anche al terzo e a quanti seguivano i
branchi: «Queste parole voi rivolgerete ad Esaù quando lo troverete;
[21]gli direte: Anche il tuo servo Giacobbe ci segue». Pensava infatti:
«Lo placherò con il dono che mi precede e in seguito mi presenterò a lui; forse
mi accoglierà con benevolenza». [22]Così il dono passò prima di lui,
mentr'egli trascorse quella notte nell'accampamento.
La lotta con Dio[23]Durante quella notte egli si alzò, prese le
due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok.
[24]Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i
suoi averi. [25]Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo
spuntare dell'aurora. [26]Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì
all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò,
mentre continuava a lottare con lui. [27]Quegli disse: «Lasciami andare,
perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai
benedetto!». [28]Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe».
[29]Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai
combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». [30]Giacobbe allora
gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui
lo benedisse. [31]Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché -
disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva».
[32]Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all'anca.
[33]Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo
sciatico, che è sopra l'articolazione del femore, perché quegli aveva colpito
l'articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico.
Genesi - Capitolo 33
L'incontro con Esaù[1]Poi Giacobbe alzò gli occhi e vide
arrivare Esaù che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i figli tra
Lia, Rachele e le due schiave; [2]mise in testa le schiave con i loro
figli, più indietro Lia con i suoi figli e più indietro Rachele e Giuseppe.
[3]Egli passò davanti a loro e si prostrò sette volte fino a terra,
mentre andava avvicinandosi al fratello. [4]Ma Esaù gli corse incontro,
lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero. [5]Poi alzò gli
occhi e vide le donne e i fanciulli e disse: «Chi sono questi con te?». Rispose:
«Sono i figli di cui Dio ha favorito il tuo servo». [6]Allora si fecero
avanti le schiave con i loro figli e si prostrarono. [7]Poi si fecero
avanti anche Lia e i suoi figli e si prostrarono e infine si fecero avanti
Rachele e Giuseppe e si prostrarono. [8]Domandò ancora: «Che è tutta
questa carovana che ho incontrata?». Rispose: «E' per trovar grazia agli occhi
del mio signore». [9]Esaù disse: «Ne ho abbastanza del mio, fratello,
resti per te quello che è tuo!». [10]Ma Giacobbe disse: «No, se ho
trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono, perché appunto
per questo io sono venuto alla tua presenza, come si viene alla presenza di Dio,
e tu mi hai gradito. [11]Accetta il mio dono augurale che ti è stato
presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto!». Così egli
insistette e quegli accettò.
Giacobbe si separa da Esaù[12]Poi Esaù disse: «Leviamo
l'accampamento e mettiamoci in viaggio: io camminerò davanti a te».
[13]Gli rispose: «Il mio signore sa che i fanciulli sono delicati e che
ho a mio carico i greggi e gli armenti che allattano: se si affaticano anche un
giorno solo, tutte le bestie moriranno. [14]Il mio signore passi prima
del suo servo, mentre io mi sposterò a tutto mio agio, al passo di questo
bestiame che mi precede e al passo dei fanciulli, finché arriverò presso il mio
signore a Seir». [15]Disse allora Esaù: «Almeno possa lasciare con te una
parte della gente che ho con me!». Rispose: «Ma perché? Possa io solo trovare
grazia agli occhi del mio signore!». [16]Così in quel giorno stesso Esaù
ritornò sul suo cammino verso Seir. [17]Giacobbe invece si trasportò a
Succot, dove costruì una casa per sé e fece capanne per il gregge. Per questo
chiamò quel luogo Succot.
Arrivo a Sichem[18]Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di
Sichem, che è nel paese di Canaan, quando tornò da Paddan-Aram e si accampò di
fronte alla città. [19]Poi acquistò dai figli di Camor, padre di Sichem,
per cento pezzi d'argento, quella porzione di campagna dove aveva piantato la
tenda. [20]Ivi eresse un altare e lo chiamò «El, Dio d'Israele».
Genesi - Capitolo 34
Violenza fatta a Dina[1]Dina, la figlia che Lia aveva partorita
a Giacobbe, uscì a vedere le ragazze del paese. [2]Ma la vide Sichem,
figlio di Camor l'Eveo, principe di quel paese, e la rapì, si unì a lei e le
fece violenza. [3]Egli rimase legato a Dina, figlia di Giacobbe; amò la
fanciulla e le rivolse parole di conforto. [4]Poi disse a Camor suo
padre: «Prendimi in moglie questa ragazza». [5]Intanto Giacobbe aveva
saputo che quegli aveva disonorato Dina, sua figlia, ma i suoi figli erano in
campagna con il suo bestiame. Giacobbe tacque fino al loro arrivo.
Accordo matrimoniale con i Sichemiti[6]Venne dunque Camor, padre
di Sichem, da Giacobbe per parlare con lui. [7]Quando i figli di Giacobbe
tornarono dalla campagna, sentito l'accaduto, ne furono addolorati e
s'indignarono molto, perché quelli aveva commesso un'infamia in Israele,
unendosi alla figlia di Giacobbe: così non si doveva fare!
[8]Camor disse loro: «Sichem, mio figlio, è innamorato della vostra
figlia; dategliela in moglie! [9]Anzi, alleatevi con noi: voi darete a
noi le vostre figlie e vi prenderete per voi le nostre figlie.
[10]Abiterete con noi e il paese sarà a vostra disposizione; risiedetevi,
percorretelo in lungo e in largo e acquistate proprietà in esso». [11]Poi
Sichem disse al padre e ai fratelli di lei: «Possa io trovare grazia agli occhi
vostri; vi darò quel che mi direte. [12]Alzate pure molto a mio carico il
prezzo nuziale e il valore del dono; vi darò quanto mi chiederete, ma datemi la
giovane in moglie!».
[13]Allora i figli di Giacobbe risposero a Sichem e a suo padre Camor
e parlarono con astuzia, perché quegli aveva disonorato la loro sorella Dina.
[14]Dissero loro: «Non possiamo fare questo, dare cioè la nostra sorella
ad un uomo non circonciso, perché ciò sarebbe un disonore per noi.
[15]Solo a questa condizione acconsentiremo alla vostra richiesta, se
cioè voi diventerete come noi, circoncidendo ogni vostro maschio.
[16]Allora noi vi daremo le nostre figlie e ci prenderemo le vostre,
abiteremo con voi e diventeremo un solo popolo. [17]Ma se voi non ci
ascoltate a proposito della nostra circoncisione, allora prenderemo la nostra
figlia e ce ne andremo».
[18]Le loro parole piacquero a Camor e a Sichem, figlio di Camor.
[19]Il giovane non indugiò ad eseguire la cosa, perché amava la figlia di
Giacobbe; d'altra parte era il più onorato di tutto il casato di suo padre.
[20]Vennero dunque Camor e il figlio Sichem alla porta della loro città e
parlarono agli uomini della città: [21]«Questi uomini sono gente
pacifica: abitino pure con noi nel paese e lo percorrano in lungo e in largo;
esso è molto ampio per loro in ogni direzione. Noi potremo prendere per mogli le
loro figlie e potremo dare a loro le nostre. [22]Ma solo ad una
condizione questi uomini acconsentiranno ad abitare con noi, a diventare un sol
popolo: se cioè noi circoncidiamo ogni nostro maschio come loro stessi sono
circoncisi. [23]I loro armenti, la loro ricchezza e tutto il loro
bestiame non saranno forse nostri? Accontentiamoli dunque e possano abitare con
noi!». [24]Allora quanti avevano accesso alla porta della sua città
ascoltarono Camor e il figlio Sichem: tutti i maschi, quanti avevano accesso
alla porta della città, si fecero circoncidere.
Vendetta di Simeone e di Levi[25]Ma il terzo giorno, quand'essi
erano sofferenti, i due figli di Giacobbe, Simeone e Levi, i fratelli di Dina,
presero ciascuno una spada, entrarono nella città con sicurezza e uccisero tutti
i maschi. [26]Passarono così a fil di spada Camor e suo figlio Sichem,
portarono via Dina dalla casa di Sichem e si allontanarono. [27]I figli
di Giacobbe si buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città, perché quelli
avevano disonorato la loro sorella. [28]Presero così i loro greggi e i
loro armenti, i loro asini e quanto era nella città e nella campagna.
[29]Portarono via come bottino tutte le loro ricchezze, tutti i loro
bambini e le loro donne e saccheggiarono quanto era nelle case.
[30]Allora Giacobbe disse a Simeone e a Levi: «Voi mi avete messo in
difficoltà, rendendomi odioso agli abitanti del paese, ai Cananei e ai
Perizziti, mentre io ho pochi uomini; essi si raduneranno contro di me, mi
vinceranno e io sarò annientato con la mia casa». [31]Risposero: «Si
tratta forse la nostra sorella come una prostituta?».
Genesi - Capitolo 35
Giacobbe a Betel[1]Dio disse a Giacobbe: «Alzati, và a Betel e
abita là; costruisci in quel luogo un altare al Dio che ti è apparso quando
fuggivi Esaù, tuo fratello». [2]Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e
a quanti erano con lui: «Eliminate gli dei stranieri che avete con voi,
purificatevi e cambiate gli abiti. [3]Poi alziamoci e andiamo a Betel,
dove io costruirò un altare al Dio che mi ha esaudito al tempo della mia
angoscia e che è stato con me nel cammino che ho percorso». [4]Essi
consegnarono a Giacobbe tutti gli dei stranieri che possedevano e i pendenti che
avevano agli orecchi; Giacobbe li sotterrò sotto la quercia presso Sichem.
[5]Poi levarono l'accampamento e un terrore molto forte assalì i
popoli che stavano attorno a loro, così che non inseguirono i figli di Giacobbe.
[6]Giacobbe e tutta la gente ch'era con lui arrivarono a Luz, cioè Betel,
che è nel paese di Canaan. [7]Qui egli costruì un altare e chiamò quel
luogo «El-Betel», perché là Dio gli si era rivelato, quando sfuggiva al
fratello. [8]Allora morì Dèbora, la nutrice di Rebecca, e fu sepolta al
disotto di Betel, ai piedi della quercia, che perciò si chiamò Quercia del
Pianto.
[9]Dio apparve un'altra volta a Giacobbe, quando tornava da
Paddan-Aram, e lo benedisse. [10]Dio gli disse:
«Il tuo nome è Giacobbe. Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele
sarà il tuo nome».
Così lo si chiamò Israele. [11]Dio gli disse:
«Io sono Dio onnipotente. Sii fecondo e diventa numeroso, popolo e
assemblea di popoli verranno da te, re usciranno dai tuoi fianchi.
[12]Il paese che ho concesso ad Abramo e a Isacco darò a te
e alla tua stirpe dopo di te darò il paese».
[13]Dio scomparve da lui, nel luogo dove gli aveva parlato.
[14]Allora Giacobbe eresse una stele, dove gli aveva parlato, una stele
di pietra, e su di essa fece una libazione e versò olio. [15]Giacobbe
chiamò Betel il luogo dove Dio gli aveva parlato.
Nascita di Beniamino e morte di Rachele[16]Poi levarono
l'accampamento da Betel. Mancava ancora un tratto di cammino per arrivare ad
Efrata, quando Rachele partorì ed ebbe un parto difficile. [17]Mentre
penava a partorire, la levatrice le disse: «Non temere: anche questo è un
figlio!». [18]Mentre esalava l'ultimo respiro, perché stava morendo, essa
lo chiamò Ben-Oni, ma suo padre lo chiamò Beniamino. [19]Così Rachele
morì e fu sepolta lungo la strada verso Efrata, cioè Betlemme.
[20]Giacobbe eresse sulla sua tomba una stele. Questa stele della tomba
di Rachele esiste fino ad oggi.
Incesto di Ruben[21]Poi Israele levò l'accampamento e piantò la
tenda al di là di Migdal-Eder. [22]Mentre Israele abitava in quel paese,
Ruben andò a unirsi con Bila, concubina del padre, e Israele lo venne a sapere.
I dodici figli di GiacobbeI figli di Giacobbe furono dodici.
[23]I figli di Lia: il primogenito di Giacobbe, Ruben, poi Simeone, Levi,
Giuda, Issacar e Zàbulon. [24]I figli di Rachele: Giuseppe e Beniamino.
[25]I figli di Bila, schiava di Rachele: Dan e Nèftali. [26]I
figli di Zilpa, schiava di Lia: Gad e Aser. Questi sono i figli di Giacobbe che
gli nacquero in Paddan-Aram.
Morte di Isacco[27]Poi Giacobbe venne da suo padre Isacco a
Mamre, a Kiriat-Arba, cioè Ebron, dove Abramo e Isacco avevano soggiornato come
forestieri. [28]Isacco raggiunse l'età di centottat'anni. [29]Poi
Isacco spirò, morì e si riunì al suo parentado, vecchio e sazio di giorni. Lo
seppellirono i suoi figli Esaù e Giacobbe.
Genesi - Capitolo 36
Mogli e figli di Esaù in Canaan[1]Questa è la discendenza di
Esaù, cioè Edom. [2]Esaù prese le mogli tra le figlie dei Cananei: Ada,
figlia di Elon, l'Hittita; Oolibama, figlia di Ana, figlio di Zibeon, l'Hurrita;
[3]Basemat, figlia di Ismaele, sorella di Nebaiòt. [4]Ada partorì
ad Esaù Elifaz, Basemat partorì Reuel, [5]Oolibama partorì Ieus, Iaalam e
Core. Questi sono i figli di Esaù, che gli nacquero nel paese di Canaan.
Migrazione di Esaù[6]Poi Esaù prese le mogli e i figli e le
figlie e tutte le persone della sua casa, il suo gregge e tutto il suo bestiame
e tutti i suoi beni che aveva acquistati nel paese di Canaan e andò nel paese di
Seir, lontano dal fratello Giacobbe. [7]Infatti i loro possedimenti erano
troppo grandi perché essi potessero abitare insieme e il territorio, dove essi
soggiornavano, non poteva sostenerli per causa del loro bestiame. [8]Così
Esaù si stabilì sulle montagne di Seir. Ora Esaù è Edom.
Discendenza di Esaù in Seir[9]Questa è la discendenza di Esaù,
padre degli Idumei, nelle montagne di Seir. [10]Questi sono i nomi dei
figli di Esaù: Elifaz, figlio di Ada, moglie di Esaù; Reuel, figlio di Basemat,
moglie di Esaù. [11]I figli di Elifaz furono: Teman, Omar, Zefo, Gatam,
Kenaz. [12]Elifaz, figlio di Esaù, aveva per concubina Timna, la quale ad
Elifaz partorì Amalek. Questi sono i figli di Ada, moglie di Esaù.
[13]Questi sono i figli di Reuel: Naat e Zerach, Samma e Mizza. Questi
furono i figli di Basemat, moglie di Esaù. [14]Questi furono i figli di
Oolibama, moglie di Esaù, figlia di Ana, figlio di Zibeon; essa partorì a Esaù
Ieus, Iaalam e Core.
I capi di Edom[15]Questi sono i capi dei figli di Esaù: i figli
di Elifaz primogenito di Esaù: il capo di Teman, il capo di Omar, il capo di
Zefo, il capo di Kenaz, [16]il capo di Core, il capo di Gatam, il capo di
Amalek. Questi sono i capi di Elifaz nel paese di Edom: questi sono i figli di
Ada.
[17]Questi i figli di Reuel, figlio di Esaù: il capo di Naat, il capo
di Zerach, il capo di Samma, il capo di Mizza. Questi sono i capi di Reuel nel
paese di Edom; questi sono i figli di Basemat, moglie di Esaù.
[18]Questi sono i figli di Oolibama, moglie di Esaù: il capo di Ieus,
il capo di Iaalam, il capo di Core. Questi sono i capi di Oolibama, figlia di
Ana, moglie di Esaù.
[19]Questi sono i figli di Esaù e questi i loro capi. Egli è Edom.
Discendenza di Seir l'Hurrita[20]Questi sono i figli di Seir
l'Hurrita, che abitano il paese: Lotan, Sobal, Zibeon, Ana, [21]Dison,
Eser e Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, figli di Seir, nel paese di
Edom. [22]I figli di Lotan furono Ori e Emam e la sorella di Lotan era
Timna. [23]I figli di Sobal sono Alvan, Manacat, Ebal, Sefo e Onam.
[24]I figli di Zibeon sono Aia e Ana; questo è l'Ana che trovò le
sorgenti calde nel deserto, mentre pascolava gli asini del padre Zibeon.
[25]I figli di Ana sono Dison e Oolibama, figlia di Ana. [26]I
figli di Dison sono Emdam, Esban, Itran e Cheran. [27]I figli di Eser
sono Bilan, Zaavan e Akan. [28]I figli di Disan sono Uz e Aran.
[29]Questi sono i capi degli Hurriti: il capo di Lotan, il capo di Sobal,
il capo di Zibeon, il capo di Ana, [30]il capo di Dison, il capo di Eser,
il capo di Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, secondo le loro tribù nel
paese di Seir.
I re di Edom[31]Questi sono i re che regnarono nel paese di
Edom, prima che regnasse un re degli Israeliti. [32]Regnò dunque in Edom
Bela, figlio di Beor, e la sua città si chiama Dinaba. [33]Poi morì Bela
e regnò al suo posto Iobab, figlio di Zerach, da Bosra. [34]Poi morì
Iobab e regnò al suo posto Usam, del territorio dei Temaniti. [35]Poi
morì Usam e regnò al suo posto Adad, figlio di Bedad, colui che vinse i
Madianiti nelle steppe di Moab; la sua città si chiama Avit. [36]Poi morì
Adad e regnò al suo posto Samla da Masreka. [37]Poi morì Samla e regnò al
suo posto Saul da Recobot-Naar. [38]Poi morì Saul e regnò al suo posto
Baal-Canan, figlio di Acbor. [39]Poi morì Baal-Canan, figlio di Acbor, e
regnò al suo posto Adar: la sua città si chiama Pau e la moglie si chiamava
Meetabel, figlia di Matred, da Me-Zaab.
Ancora i capi di Edom[40]Questi sono i nomi dei capi di Esaù,
secondo le loro famiglie, le loro località, con i loro nomi: il capo di Timna,
il capo di Alva, il capo di Ietet, [41]il capo di Oolibama, il capo di
Ela, il capo di Pinon, [42]il capo di Kenan, il capo di Teman, il capo di
Mibsar, [43]il capo di Magdiel, il capo di Iram. Questi sono i capi di
Edom secondo le loro sedi nel territorio di loro proprietà. E' appunto questo
Esaù il padre degli Idumei.
Genesi - Capitolo 37
[1]Giacobbe si stabilì nel paese dove suo padre era stato forestiero,
nel paese di Canaan.
IV. STORIA DI GIUSEPPE
Giuseppe e i suoi fratelli[2]Questa è la storia della
discendenza di Giacobbe.
Giuseppe all'età di diciassette anni pascolava il gregge con i fratelli. Egli
era giovane e stava con i figli di Bila e i figli di Zilpa, mogli di suo padre.
Ora Giuseppe riferì al loro padre i pettegolezzi sul loro conto.
[3]Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio
avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche.
[4]I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i
suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. [5]Ora
Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancor di più.
[6]Disse dunque loro: «Ascoltate questo sogno che ho fatto. [7]Noi
stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand'ecco il mio covone si alzò
e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al
mio». [8]Gli dissero i suoi fratelli: «Vorrai forse regnare su di noi o
ci vorrai dominare?». Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle
sue parole.
[9]Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e
disse: «Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si
prostravano davanti a me». [10]Lo narrò dunque al padre e ai fratelli e
il padre lo rimproverò e gli disse: «Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo
forse venire io e tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti
a te?».
[11]I suoi fratelli perciò erano invidiosi di lui, ma suo padre tenne
in mente la cosa.
Giuseppe venduto dai fratelli[12]I suoi fratelli andarono a
pascolare il gregge del loro padre a Sichem. [13]Israele disse a
Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio
mandare da loro». Gli rispose: «Eccomi!». [14]Gli disse: «Và a vedere
come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a riferirmi». Lo
fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem.
[15]Mentr'egli andava errando per la campagna, lo trovò un uomo, che gli
domandò: «Che cerchi?». [16]Rispose: «Cerco i miei fratelli. Indicami
dove si trovano a pascolare». [17]Quell'uomo disse: «Hanno tolto le tende
di qui, infatti li ho sentiti dire: Andiamo a Dotan». Allora Giuseppe andò in
cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. [18]Essi lo videro da lontano
e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire.
[19]Si dissero l'un l'altro: «Ecco, il sognatore arriva! [20]Orsù,
uccidiamolo e gettiamolo in qualche cisterna! Poi diremo: Una bestia feroce l'ha
divorato! Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!». [21]Ma Ruben sentì e
volle salvarlo dalle loro mani, dicendo: «Non togliamogli la vita».
[22]Poi disse loro: «Non versate il sangue, gettatelo in questa cisterna
che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»; egli intendeva salvarlo
dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. [23]Quando Giuseppe fu arrivato
presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica
dalle lunghe maniche ch'egli indossava, [24]poi lo afferrarono e lo
gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz'acqua. [25]Poi
sedettero per prendere cibo. Quando ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una
carovana di Ismaeliti provenienti da Galaad, con i cammelli carichi di resina,
di balsamo e di laudano, che andavano a portare in Egitto. [26]Allora
Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c'è ad uccidere il nostro fratello e a
nasconderne il sangue? [27]Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano
non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli
lo ascoltarono.
[28]Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed
estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d'argento vendettero
Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto. [29]Quando
Ruben ritornò alla cisterna, ecco Giuseppe non c'era più. Allora si stracciò le
vesti, [30]tornò dai suoi fratelli e disse: «Il ragazzo non c'è più, dove
andrò io?». [31]Presero allora la tunica di Giuseppe, scannarono un capro
e intinsero la tunica nel sangue. [32]Poi mandarono al padre la tunica
dalle lunghe maniche e gliela fecero pervenire con queste parole: «L'abbiamo
trovata; riscontra se è o no la tunica di tuo figlio». [33]Egli la
riconobbe e disse: «E' la tunica di mio figlio! Una bestia feroce l'ha divorato.
Giuseppe è stato sbranato». [34]Giacobbe si stracciò le vesti, si pose un
cilicio attorno ai fianchi e fece lutto sul figlio per molti giorni.
[35]Tutti i suoi figli e le sue figlie vennero a consolarlo, ma egli non
volle essere consolato dicendo: «No, io voglio scendere in lutto dal figlio mio
nella tomba». E il padre suo lo pianse. [36]Intanto i Madianiti lo
vendettero in Egitto a Potifar, consigliere del faraone e comandante delle
guardie.
Genesi - Capitolo 38
Storia di Giuda e di Tamar[1]In quel tempo Giuda si separò dai
suoi fratelli e si stabilì presso un uomo di Adullam, di nome Chira.
[2]Qui Giuda vide la figlia di un Cananeo chiamato Sua, la prese in
moglie e si unì a lei. [3]Essa concepì e partorì un figlio e lo chiamò
Er. [4]Poi concepì ancora e partorì un figlio e lo chiamò Onan.
[5]Ancora un'altra volta partorì un figlio e lo chiamò Sela. Essa si
trovava in Chezib, quando lo partorì.
[6]Giuda prese una moglie per il suo primogenito Er, la quale si
chiamava Tamar. [7]Ma Er, primogenito di Giuda, si rese odioso al Signore
e il Signore lo fece morire. [8]Allora Giuda disse a Onan: «Unisciti alla
moglie del fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una
posterità per il fratello». [9]Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe
stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello,
disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello. [10]Ciò che
egli faceva non fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui.
[11]Allora Giuda disse alla nuora Tamar: «Ritorna a casa da tuo padre
come vedova fin quando il mio figlio Sela sarà cresciuto». Perché pensava: «Che
non muoia anche questo come i suoi fratelli!». Così Tamar se ne andò e ritornò
alla casa del padre.
[12]Passarono molti giorni e morì la figlia di Sua, moglie di Giuda.
Quando Giuda ebbe finito il lutto, andò a Timna da quelli che tosavano il suo
gregge e con lui vi era Chira, il suo amico di Adullam. [13]Fu portata a
Tamar questa notizia: «Ecco, tuo suocero va a Timna per la tosatura del suo
gregge». [14]Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il
velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere all'ingresso di Enaim, che è
sulla strada verso Timna. Aveva visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma
che lei non gli era stata data in moglie. [15]Giuda la vide e la credette
una prostituta, perché essa si era coperta la faccia. [16]Egli si diresse
su quella strada verso di lei e disse: «Lascia che io venga con te!». Non sapeva
infatti che quella fosse la sua nuora. Essa disse: «Che mi darai per venire con
me?». [17]Rispose: «Io ti manderò un capretto del gregge». Essa riprese:
«Mi dai un pegno fin quando me lo avrai mandato?». [18]Egli disse: «Qual
è il pegno che ti devo dare?». Rispose: «Il tuo sigillo, il tuo cordone e il
bastone che hai in mano». Allora glieli diede e le si unì. Essa concepì da lui.
[19]Poi si alzò e se ne andò; si tolse il velo e rivestì gli abiti
vedovili. [20]Giuda mandò il capretto per mezzo del suo amico di Adullam,
per riprendere il pegno dalle mani di quella donna, ma quegli non la trovò.
[21]Domandò agli uomini di quel luogo: «Dov'è quella prostituta che stava
in Enaim sulla strada?». Ma risposero: «Non c'è stata qui nessuna prostituta».
[22]Così tornò da Giuda e disse: «Non l'ho trovata; anche gli uomini di
quel luogo dicevano: Non c'è stata qui nessuna prostituta». [23]Allora
Giuda disse: «Se li tenga! Altrimenti ci esponiamo agli scherni. Vedi che le ho
mandato questo capretto, ma tu non l'hai trovata».
[24]Circa tre mesi dopo, fu portata a Giuda questa notizia: «Tamar, la
tua nuora, si è prostituita e anzi è incinta a causa della prostituzione». Giuda
disse: «Conducetela fuori e sia bruciata!». [25]Essa veniva gia condotta
fuori, quando mandò a dire al suocero: «Dell'uomo a cui appartengono questi
oggetti io sono incinta». E aggiunse: «Riscontra, dunque, di chi siano questo
sigillo, questi cordoni e questo bastone». [26]Giuda li riconobbe e
disse: «Essa è più giusta di me, perché io non l'ho data a mio figlio Sela». E
non ebbe più rapporti con lei.
[27]Quand'essa fu giunta al momento di partorire, ecco aveva nel
grembo due gemelli. [28]Durante il parto, uno di essi mise fuori una mano
e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo:
«Questi è uscito per primo». [29]Ma, quando questi ritirò la mano, ecco
uscì suo fratello. Allora essa disse: «Come ti sei aperta una breccia?» e lo si
chiamò Perez. [30]Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla
mano, e lo si chiamò Zerach.
Genesi - Capitolo 39
Primi successi di Giuseppe in Egitto[1]Giuseppe era stato
condotto in Egitto e Potifar, consigliere del faraone e comandante delle
guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l'avevano condotto
laggiù. [2]Allora il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e
rimase nella casa dell'Egiziano, suo padrone. [3]Il suo padrone si
accorse che il Signore era con lui e che quanto egli intraprendeva il Signore
faceva riuscire nelle sue mani. [4]Così Giuseppe trovò grazia agli occhi
di lui e divenne suo servitore personale; anzi quegli lo nominò suo maggiordomo
e gli diede in mano tutti i suoi averi. [5]Da quando egli lo aveva fatto
suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, il Signore benedisse la casa
dell'Egiziano per causa di Giuseppe e la benedizione del Signore fu su quanto
aveva, in casa e nella campagna. [6]Così egli lasciò tutti i suoi averi
nelle mani di Giuseppe e non gli domandava conto di nulla, se non del cibo che
mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e avvenente di aspetto.
Giuseppe e la seduttrice[7]Dopo questi fatti, la moglie del
padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: «Unisciti a me!». [8]Ma
egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Vedi, il mio signore non mi
domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi
averi. [9]Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha
proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo
grande male e peccare contro Dio?». [10]E, benché ogni giorno essa ne
parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di unirsi, di darsi a lei.
[11]Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre
non c'era nessuno dei domestici. [12]Essa lo afferrò per la veste,
dicendo: «Unisciti a me!». Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e uscì.
[13]Allora essa, vedendo ch'egli le aveva lasciato tra le mani la veste
ed era fuggito fuori, [14]chiamò i suoi domestici e disse loro:
«Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per scherzare con noi! Mi si è
accostato per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce. [15]Egli, appena
ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è
fuggito ed è uscito».
[16]Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne
a casa. [17]Allora gli disse le stesse cose: «Quel servo ebreo, che tu ci
hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con me. [18]Ma
appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è
fuggito fuori». [19]Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli
parlava: «Proprio così mi ha fatto il tuo servo!», si accese d'ira.
[20]Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove
erano detenuti i carcerati del re.
Giuseppe in prigioneCosì egli rimase là in prigione. [21]Ma il
Signore fu con Giuseppe, gli conciliò benevolenza e gli fece trovare grazia agli
occhi del comandante della prigione.
[22]Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i
carcerati che erano nella prigione e quanto c'era da fare là dentro, lo faceva
lui. [23]Il comandante della prigione non si prendeva cura più di nulla
di quanto gli era affidato, perché il Signore era con lui e quello che egli
faceva il Signore faceva riuscire.
Genesi - Capitolo 40
Giuseppe interpreta i sogni degli ufficiali del Faraone[1]Dopo
queste cose il coppiere del re d'Egitto e il panettiere offesero il loro
padrone, il re d'Egitto. [2]Il faraone si adirò contro i suoi due
eunuchi, contro il capo dei coppieri e contro il capo dei panettieri,
[3]e li fece mettere in carcere nella casa del comandante delle guardie,
nella prigione dove Giuseppe era detenuto. [4]Il comandante delle guardie
assegnò loro Giuseppe, perché li servisse. Così essi restarono nel carcere per
un certo tempo.
[5]Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re
d'Egitto, che erano detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno,
ciascuno il suo sogno, che aveva un significato particolare.
[6]Alla mattina Giuseppe venne da loro e vide che erano afflitti.
[7]Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere
nella casa del suo padrone e disse: «Perché quest'oggi avete la faccia così
triste?». [8]Gli dissero: «Abbiamo fatto un sogno e non c'è chi lo
interpreti». Giuseppe disse loro: «Non è forse Dio che ha in suo potere le
interpretazioni? Raccontatemi dunque».
[9]Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli
disse: «Nel mio sogno, ecco mi stava davanti una vite, [10]sulla quale
erano tre tralci; non appena essa cominciò a germogliare, apparvero i fiori e i
suoi grappoli maturarono gli acini. [11]Io avevo in mano il calice del
faraone; presi gli acini, li spremetti nella coppa del faraone e diedi la coppa
in mano al faraone».
[12]Giuseppe gli disse: «Eccone la spiegazione: i tre tralci sono tre
giorni. [13]Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti
restituirà nella tua carica e tu porgerai il calice al faraone, secondo la
consuetudine di prima, quando eri suo coppiere. [14]Ma se, quando sarai
felice, ti vorrai ricordare che io sono stato con te, fammi questo favore: parla
di me al faraone e fammi uscire da questa casa. [15]Perché io sono stato
portato via ingiustamente dal paese degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla
perché mi mettessero in questo sotterraneo».
[16]Allora il capo dei panettieri, vedendo che aveva dato
un'interpretazione favorevole, disse a Giuseppe: «Quanto a me, nel mio sogno mi
stavano sulla testa tre canestri di pane bianco [17]e nel canestro che
stava di sopra era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano dai
panettieri. Ma gli uccelli li mangiavano dal canestro che avevo sulla testa».
[18]Giuseppe rispose e disse: «Questa è la spiegazione: i tre canestri
sono tre giorni. [19]Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e
ti impiccherà ad un palo e gli uccelli ti mangeranno la carne addosso».
[20]Appunto al terzo giorno - era il giorno natalizio del faraone -
egli fece un banchetto a tutti i suoi ministri e allora sollevò la testa del
capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in mezzo ai suoi ministri.
[21]Restituì il capo dei coppieri al suo ufficio di coppiere, perché
porgesse la coppa al faraone, [22]e invece impiccò il capo dei
panettieri, secondo l'interpretazione che Giuseppe aveva loro data.
[23]Ma il capo dei coppieri non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò.
Genesi - Capitolo 41
I sogni del Faraone[1]Al termine di due anni, il faraone sognò
di trovarsi presso il Nilo. [2]Ed ecco salirono dal Nilo sette vacche,
belle di aspetto e grasse e si misero a pascolare tra i giunchi. [3]Ed
ecco, dopo quelle, sette altre vacche salirono dal Nilo, brutte di aspetto e
magre, e si fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del Nilo.
[4]Ma le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche
belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò.
[5]Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe
spuntavano da un unico stelo, grosse e belle. [6]Ma ecco sette spighe
vuote e arse dal vento d'oriente spuntavano dopo quelle. [7]Le spighe
vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Poi il faraone si svegliò:
era stato un sogno.
[8]Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti
gli indovini e tutti i saggi dell'Egitto. Il faraone raccontò loro il sogno, ma
nessuno lo sapeva interpretare al faraone.
[9]Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: «Io devo ricordare
oggi le mie colpe. [10]Il faraone si era adirato contro i suoi servi e li
aveva messi in carcere nella casa del capo delle guardie, me e il capo dei
panettieri. [11]Noi facemmo un sogno nella stessa notte, io e lui; ma
avemmo ciascuno un sogno con un significato particolare. [12]Ora era là
con noi un giovane ebreo, schiavo del capo delle guardie; noi gli raccontammo i
nostri sogni ed egli ce li interpretò, dando a ciascuno spiegazione del suo
sogno. [13]Proprio come ci aveva interpretato, così avvenne: io fui
restituito alla mia carica e l'altro fu impiccato».
[14]Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal
sotterraneo ed egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone.
[15]Il faraone disse a Giuseppe: «Ho fatto un sogno e nessuno lo sa
interpretare; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per
interpretarlo subito».
[16]Giuseppe rispose al faraone: «Non io, ma Dio darà la risposta per
la salute del faraone!». [17]Allora il faraone disse a Giuseppe: «Nel mio
sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. [18]Quand'ecco salirono dal Nilo
sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare tra i giunchi.
[19]Ed ecco sette altre vacche salirono dopo quelle, deboli, brutte di
forma e magre: non ne vidi mai di così brutte in tutto il paese d'Egitto.
[20]Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette vacche, quelle
grasse. [21]Queste entrarono nel loro corpo, ma non si capiva che vi
fossero entrate, perché il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai.
[22]Poi vidi nel sogno che sette spighe spuntavano da un solo stelo,
piene e belle. [23]Ma ecco sette spighe secche, vuote e arse dal vento
d'oriente, spuntavano dopo quelle. [24]Le spighe vuote inghiottirono le
sette spighe belle. Ora io l'ho detto agli indovini, ma nessuno mi dà la
spiegazione».
[25]Allora Giuseppe disse al faraone: «Il sogno del faraone è uno
solo: quello che Dio sta per fare, lo ha indicato al faraone. [26]Le
sette vacche belle sono sette anni e le sette spighe belle sono sette anni: è un
solo sogno. [27]E le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo
quelle, sono sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento d'oriente, sono
sette anni: vi saranno sette anni di carestia. [28]E' appunto ciò che ho
detto al faraone: quanto Dio sta per fare, l'ha manifestato al faraone.
[29]Ecco stanno per venire sette anni, in cui sarà grande abbondanza in
tutto il paese d'Egitto. [30]Poi a questi succederanno sette anni di
carestia; si dimenticherà tutta quella abbondanza nel paese d'Egitto e la
carestia consumerà il paese. [31]Si dimenticherà che vi era stata
l'abbondanza nel paese a causa della carestia venuta in seguito, perché sarà
molto dura. [32]Quanto al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto
due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta ad
eseguirla.
[33]Ora il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio e lo
metta a capo del paese d'Egitto. [34]Il faraone inoltre proceda ad
istituire funzionari sul paese, per prelevare un quinto sui prodotti del paese
d'Egitto durante i sette anni di abbondanza. [35]Essi raccoglieranno
tutti i viveri di queste annate buone che stanno per venire, ammasseranno il
grano sotto l'autorità del faraone e lo terranno in deposito nelle città.
[36]Questi viveri serviranno al paese di riserva per i sette anni di
carestia che verranno nel paese d'Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla
carestia».
Promozione di Giuseppe[37]La cosa piacque al faraone e a tutti i
suoi ministri. [38]Il faraone disse ai ministri: «Potremo trovare un uomo
come questo, in cui sia lo spirito di Dio?». [39]Poi il faraone disse a
Giuseppe: «Dal momento che Dio ti ha manifestato tutto questo, nessuno è
intelligente e saggio come te. [40]Tu stesso sarai il mio maggiordomo e
ai tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono io sarò più
grande di te».
[41]Il faraone disse a Giuseppe: «Ecco, io ti metto a capo di tutto il
paese d'Egitto». [42]Il faraone si tolse di mano l'anello e lo pose sulla
mano di Giuseppe; lo rivestì di abiti di lino finissimo e gli pose al collo un
monile d'oro. [43]Poi lo fece montare sul suo secondo carro e davanti a
lui si gridava: «Abrech». E così lo si stabilì su tutto il paese d'Egitto.
[44]Poi il faraone disse a Giuseppe: «Sono il faraone, ma senza il tuo
permesso nessuno potrà alzare la mano o il piede in tutto il paese d'Egitto».
[45]E il faraone chiamò Giuseppe Zafnat-Paneach e gli diede in moglie
Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On. Giuseppe uscì per tutto il paese
d'Egitto. [46]Giuseppe aveva trent'anni quando si presentò al faraone re
d'Egitto.
Poi Giuseppe si allontanò dal faraone e percorse tutto il paese d'Egitto.
[47]Durante i sette anni di abbondanza la terra produsse a profusione.
[48]Egli raccolse tutti i viveri dei sette anni, nei quali vi era stata
l'abbondanza nel paese d'Egitto, e ripose i viveri nelle città, cioè in ogni
città ripose i viveri della campagna circostante. [49]Giuseppe ammassò il
grano come la sabbia del mare, in grandissima quantità, così che non se ne fece
più il computo, perché era incalcolabile.
I figli di Giuseppe[50]Intanto nacquero a Giuseppe due figli,
prima che venisse l'anno della carestia; glieli partorì Asenat, figlia di
Potifera, sacerdote di On. [51]Giuseppe chiamò il primogenito Manasse,
«perché - disse - Dio mi ha fatto dimenticare ogni affanno e tutta la casa di
mio padre». [52]E il secondo lo chiamò Efraim, «perché - disse - Dio mi
ha reso fecondo nel paese della mia afflizione».
[53]Poi finirono i sette anni di abbondanza nel paese d'Egitto
[54]e cominciarono i sette anni di carestia, come aveva detto Giuseppe.
Ci fu carestia in tutti i paesi, ma in tutto l'Egitto c'era il pane.
[55]Poi tutto il paese d'Egitto cominciò a sentire la fame e il popolo
gridò al faraone per avere il pane. Allora il faraone disse a tutti gli
Egiziani: «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà». [56]La carestia
dominava su tutta la terra. Allora Giuseppe aprì tutti i depositi in cui vi era
grano e vendette il grano agli Egiziani, mentre la carestia si aggravava in
Egitto. [57]E da tutti i paesi venivano in Egitto per acquistare grano da
Giuseppe, perché la carestia infieriva su tutta la terra.
Genesi - Capitolo 42
Primo incontro di Giuseppe con i suoi fratelli[1]Ora Giacobbe
seppe che in Egitto c'era il grano; perciò disse ai figli: «Perché state a
guardarvi l'un l'altro?». [2]E continuò: «Ecco, ho sentito dire che vi è
il grano in Egitto. Andate laggiù e compratene per noi, perché possiamo
conservarci in vita e non morire». [3]Allora i dieci fratelli di Giuseppe
scesero per acquistare il frumento in Egitto. [4]Ma quanto a Beniamino,
fratello di Giuseppe, Giacobbe non lo mandò con i fratelli perché diceva: «Non
gli succeda qualche disgrazia!». [5]Arrivarono dunque i figli d'Israele
per acquistare il grano, in mezzo ad altri che pure erano venuti, perché nel
paese di Canaan c'era la carestia.
[6]Ora Giuseppe aveva autorità sul paese e vendeva il grano a tutto il
popolo del paese. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si
prostrarono davanti con la faccia a terra. [7]Giuseppe vide i suoi
fratelli e li riconobbe, ma fece l'estraneo verso di loro, parlò duramente e
disse: «Di dove siete venuti?». Risposero: «Dal paese di Canaan per comperare
viveri». [8]Giuseppe riconobbe dunque i fratelli, mentre essi non lo
riconobbero. [9]Si ricordò allora Giuseppe dei sogni che aveva avuti a
loro riguardo e disse loro: «Voi siete spie! Voi siete venuti a vedere i punti
scoperti del paese». [10]Gli risposero: «No, signore mio; i tuoi servi
sono venuti per acquistare viveri. [11]Noi siamo tutti figli di un solo
uomo. Noi siamo sinceri. I tuoi servi non sono spie!». [12]Ma egli disse
loro: «No, voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese!».
[13]Allora essi dissero: «Dodici sono i tuoi servi, siamo fratelli, figli
di un solo uomo, nel paese di Canaan; ecco il più giovane è ora presso nostro
padre e uno non c'è più». [14]Giuseppe disse loro: «Le cose stanno come
vi ho detto: voi siete spie. [15]In questo modo sarete messi alla prova:
per la vita del faraone, non uscirete di qui se non quando vi avrà raggiunto il
vostro fratello più giovane. [16]Mandate uno di voi a prendere il vostro
fratello; voi rimarrete prigionieri. Siano così messe alla prova le vostre
parole, per sapere se la verità è dalla vostra parte. Se no, per la vita del
faraone, voi siete spie!». [17]E li tenne in carcere per tre giorni.
[18]Al terzo giorno Giuseppe disse loro: «Fate questo e avrete salva
la vita; io temo Dio! [19]Se voi siete sinceri, uno dei vostri fratelli
resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano per la fame
delle vostre case. [20]Poi mi condurrete qui il vostro fratello più
giovane. Allora le vostre parole si dimostreranno vere e non morirete». Essi
annuirono. [21]Allora si dissero l'un l'altro: «Certo su di noi grava la
colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto la sua angoscia
quando ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci è venuta addosso
quest'angoscia». [22]Ruben prese a dir loro: «Non ve lo avevo detto io:
Non peccate contro il ragazzo? Ma non mi avete dato ascolto. Ecco ora ci si
domanda conto del suo sangue». [23]Non sapevano che Giuseppe li capiva,
perché tra lui e loro vi era l'interprete.
[24]Allora egli si allontanò da loro e pianse. Poi tornò e parlò con
essi. Scelse tra di loro Simeone e lo fece incatenare sotto i loro occhi.
Ritorno dei figli di Giacobbe in Canaan[25]Quindi Giuseppe diede
ordine che si riempissero di grano i loro sacchi e si rimettesse il denaro di
ciascuno nel suo sacco e si dessero loro provviste per il viaggio. E così venne
loro fatto.
[26]Essi caricarono il grano sugli asini e partirono di là.
[27]Ora in un luogo dove passavano la notte uno di essi aprì il sacco per
dare il foraggio all'asino e vide il proprio denaro alla bocca del sacco.
[28]Disse ai fratelli: «Mi è stato restituito il denaro: eccolo qui nel
mio sacco!». Allora si sentirono mancare il cuore e tremarono, dicendosi l'un
l'altro: «Che è mai questo che Dio ci ha fatto?».
[29]Arrivati da Giacobbe loro padre, nel paese di Canaan, gli
riferirono tutte le cose che erano loro capitate: [30]«Quell'uomo che è
il signore del paese ci ha parlato duramente e ci ha messi in carcere come spie
del paese. [31]Allora gli abbiamo detto: Noi siamo sinceri; non siamo
spie! [32]Noi siamo dodici fratelli, figli di nostro padre: uno non c'è
più e il più giovane è ora presso nostro padre nel paese di Canaan.
[33]Ma l'uomo, signore del paese, ci ha risposto: In questo modo io saprò
se voi siete sinceri: lasciate qui con me uno dei vostri fratelli, prendete il
grano necessario alle vostre case e andate. [34]Poi conducetemi il vostro
fratello più giovane; così saprò che non siete spie, ma che siete sinceri; io vi
renderò vostro fratello e voi potrete percorrere il paese in lungo e in largo».
[35]Mentre vuotavano i sacchi, ciascuno si accorse di avere la sua
borsa di denaro nel proprio sacco. Quando essi e il loro padre videro le borse
di denaro, furono presi dal timore. [36]E il padre loro Giacobbe disse:
«Voi mi avete privato dei figli! Giuseppe non c'è più, Simeone non c'è più e
Beniamino me lo volete prendere. Su di me tutto questo ricade!».
[37]Allora Ruben disse al padre: «Farai morire i miei due figli, se
non te lo ricondurrò. Affidalo a me e io te lo restituirò». [38]Ma egli
rispose: «Il mio figlio non verrà laggiù con voi, perché suo fratello è morto ed
egli è rimasto solo. Se gli capitasse una disgrazia durante il viaggio che
volete fare, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi».
Genesi - Capitolo 43
I figli di Giacobbe ripartono con Beniamino[1]La carestia
continuava a gravare sul paese. [2]Quando ebbero finito di consumare il
grano che avevano portato dall'Egitto, il padre disse loro: «Tornate là e
acquistate per noi un pò di viveri». [3]Ma Giuda gli disse: «Quell'uomo
ci ha dichiarato severamente: Non verrete alla mia presenza, se non avrete con
voi il vostro fratello! [4]Se tu sei disposto a lasciar partire con noi
nostro fratello, andremo laggiù e ti compreremo il grano. [5]Ma se tu non
lo lasci partire, noi non ci andremo, perché quell'uomo ci ha detto: Non verrete
alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!». [6]Israele
disse: «Perché mi avete fatto questo male, cioè far sapere a quell'uomo che
avevate ancora un fratello?». [7]Risposero: «Quell'uomo ci ha interrogati
con insistenza intorno a noi e alla nostra parentela: E' ancora vivo vostro
padre? Avete qualche fratello? e noi abbiamo risposto secondo queste domande.
Potevamo sapere ch'egli avrebbe detto: Conducete qui vostro fratello?».
[8]Giuda disse a Israele suo padre: «Lascia venire il giovane con me;
partiremo subito per vivere e non morire, noi, tu e i nostri bambini.
[9]Io mi rendo garante di lui: dalle mie mani lo reclamerai. Se non te lo
ricondurrò, se non te lo riporterò, io sarò colpevole contro di te per tutta la
vita. [10]Se non avessimo indugiato, ora saremmo gia di ritorno per la
seconda volta». [11]Israele loro padre rispose: «Se è così, fate pure:
mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti del paese e portateli in dono a
quell'uomo: un pò di balsamo, un pò di miele, resina e laudano, pistacchi e
mandorle. [12]Prendete con voi doppio denaro, il denaro cioè che è stato
rimesso nella bocca dei vostri sacchi lo porterete indietro: forse si tratta di
un errore. [13]Prendete anche vostro fratello, partite e tornate da
quell'uomo. [14]Dio onnipotente vi faccia trovare misericordia presso
quell'uomo, così che vi rilasci l'altro fratello e Beniamino. Quanto a me, una
volta che non avrò più i miei figli, non li avrò più...!».
L'incontro presso Giuseppe[15]Presero dunque i nostri uomini
questo dono e il doppio del denaro e anche Beniamino, partirono, scesero in
Egitto e si presentarono a Giuseppe.
[16]Quando Giuseppe ebbe visto Beniamino con loro, disse al suo
maggiordomo: «Conduci questi uomini in casa, macella quello che occorre e
prepara, perché questi uomini mangeranno con me a mezzogiorno». [17]Il
maggiordomo fece come Giuseppe aveva ordinato e introdusse quegli uomini nella
casa di Giuseppe. [18]Ma quegli uomini si spaventarono, perché venivano
condotti in casa di Giuseppe, e dissero: «A causa del denaro, rimesso nei nostri
sacchi l'altra volta, ci si vuol condurre là: per assalirci, piombarci addosso e
prenderci come schiavi con i nostri asini».
[19]Allora si avvicinarono al maggiordomo della casa di Giuseppe e
parlarono con lui all'ingresso della casa; [20]dissero: «Mio signore, noi
siamo venuti gia un'altra volta per comperare viveri. [21]Quando fummo
arrivati ad un luogo per passarvi la notte, aprimmo i sacchi ed ecco il denaro
di ciascuno si trovava alla bocca del suo sacco: proprio il nostro denaro con il
suo peso esatto. Allora noi l'abbiamo portato indietro [22]e, per
acquistare i viveri, abbiamo portato con noi altro denaro. Non sappiamo chi
abbia messo nei sacchi il nostro denaro!». [23]Ma quegli disse: «State in
pace, non temete! Il vostro Dio e il Dio dei padri vostri vi ha messo un tesoro
nei sacchi; il vostro denaro è pervenuto a me». E portò loro Simeone.
[24]Quell'uomo fece entrare gli uomini nella casa di Giuseppe, diede
loro acqua, perché si lavassero i piedi e diede il foraggio ai loro asini.
[25]Essi prepararono il dono nell'attesa che Giuseppe arrivasse a
mezzogiorno, perché avevano saputo che avrebbero preso cibo in quel luogo.
[26]Quando Giuseppe arrivò a casa, gli presentarono il dono, che avevano
con sé, e si prostrarono davanti a lui con la faccia a terra. [27]Egli
domandò loro come stavano e disse: «Sta bene il vostro vecchio padre, di cui mi
avete parlato? Vive ancora?». [28]Risposero: «Il tuo servo, nostro padre,
sta bene, è ancora vivo» e si inginocchiarono prostrandosi. [29]Egli alzò
gli occhi e guardò Beniamino, suo fratello, il figlio di sua madre, e disse: «E'
questo il vostro fratello più giovane, di cui mi avete parlato?» e aggiunse:
«Dio ti conceda grazia, figlio mio!». [30]Giuseppe uscì in fretta, perché
si era commosso nell'intimo alla presenza di suo fratello e sentiva il bisogno
di piangere; entrò nella sua camera e pianse. [31]Poi si lavò la faccia,
uscì e, facendosi forza, ordinò: «Servite il pasto». [32]Fu servito per
lui a parte, per loro a parte e per i commensali egiziani a parte, perché gli
Egiziani non possono prender cibo con gli Ebrei: ciò sarebbe per loro un
abominio. [33]Presero posto davanti a lui dal primogenito al più giovane,
ciascuno in ordine di età ed essi si guardavano con meraviglia l'un l'altro.
[34]Egli fece portare loro porzioni prese dalla propria mensa, ma la
porzione di Beniamino era cinque volte più abbondante di quella di tutti gli
altri. E con lui bevvero fino all'allegria.
Genesi - Capitolo 44
La coppa di Giuseppe nel sacco di Beniamino[1]Diede poi questo
ordine al maggiordomo della sua casa: «Riempi i sacchi di quegli uomini di tanti
viveri quanti ne possono contenere e metti il denaro di ciascuno alla bocca del
suo sacco. [2]Insieme metterai la mia coppa, la coppa d'argento, alla
bocca del sacco del più giovane, con il denaro del suo grano». Quegli fece
secondo l'ordine di Giuseppe. [3]Al mattino, fattosi chiaro, quegli
uomini furono fatti partire con i loro asini. [4]Erano appena usciti
dalla città e ancora non si erano allontanati, quando Giuseppe disse al
maggiordomo della sua casa: «Su, insegui quegli uomini, raggiungili e dì loro:
Perché avete reso male per bene? [5]Non è forse questa la coppa in cui
beve il mio signore e per mezzo della quale egli suole trarre i presagi? Avete
fatto male a fare così». [6]Egli li raggiunse e ripetè loro queste
parole. [7]Quelli gli dissero: «Perché il mio signore dice queste cose?
Lungi dai tuoi servi il fare una tale cosa! [8]Ecco, il denaro che
abbiamo trovato alla bocca dei nostri sacchi te lo abbiamo riportato dal paese
di Canaan e come potremmo rubare argento od oro dalla casa del tuo padrone?
[9]Quello dei tuoi servi, presso il quale si troverà, sarà messo a morte
e anche noi diventeremo schiavi del mio signore». [10]Rispose: «Ebbene,
come avete detto, così sarà: colui, presso il quale si troverà, sarà mio schiavo
e voi sarete innocenti». [11]Ciascuno si affrettò a scaricare a terra il
suo sacco e lo aprì. [12]Quegli li frugò dal maggiore al più piccolo, e
la coppa fu trovata nel sacco di Beniamino. [13]Allora essi si
stracciarono le vesti, ricaricarono ciascuno il proprio asino e tornarono in
città. [14]Giuda e i suoi fratelli vennero nella casa di Giuseppe, che si
trovava ancora là, e si gettarono a terra davanti a lui. [15]Giuseppe
disse loro: «Che azione avete commessa? Non sapete che un uomo come me è capace
di indovinare?». [16]Giuda disse: «Che diremo al mio signore? Come
parlare? Come giustificarci? Dio ha scoperto la colpa dei tuoi servi... Eccoci
schiavi del mio signore, noi e colui che è stato trovato in possesso della
coppa». [17]Ma egli rispose: «Lungi da me il far questo! L'uomo trovato
in possesso della coppa, lui sarà mio schiavo: quanto a voi, tornate in pace da
vostro padre».
L'intervento di Giuda[18]Allora Giuda gli si fece innanzi e
disse: «Mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli
orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché
il faraone è come te! [19]Il mio signore aveva interrogato i suoi servi:
Avete un padre o un fratello? [20]E noi avevamo risposto al mio signore:
Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancor giovane natogli in vecchiaia, suo
fratello è morto ed egli è rimasto il solo dei figli di sua madre e suo padre lo
ama. [21]Tu avevi detto ai tuoi servi: Conducetelo qui da me, perché lo
possa vedere con i miei occhi. [22]Noi avevamo risposto al mio signore:
Il giovinetto non può abbandonare suo padre: se lascerà suo padre, questi
morirà. [23]Ma tu avevi soggiunto ai tuoi servi: Se il vostro fratello
minore non verrà qui con voi, non potrete più venire alla mia presenza.
[24]Quando dunque eravamo ritornati dal tuo servo, mio padre, gli
riferimmo le parole del mio signore. [25]E nostro padre disse: Tornate ad
acquistare per noi un pò di viveri. [26]E noi rispondemmo: Non possiamo
ritornare laggiù: se c'è con noi il nostro fratello minore, andremo; altrimenti,
non possiamo essere ammessi alla presenza di quell'uomo senza avere con noi il
nostro fratello minore. [27]Allora il tuo servo, mio padre, ci disse: Voi
sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie. [28]Uno partì da me e
dissi: certo è stato sbranato! Da allora non l'ho più visto. [29]Se ora
mi porterete via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste
scendere con dolore la mia canizie nella tomba. [30]Ora, quando io
arriverò dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non sarà con noi, mentre la
vita dell'uno è legata alla vita dell'altro, [31]appena egli avrà visto
che il giovinetto non è con noi, morirà e i tuoi servi avranno fatto scendere
con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro padre.
[32]Ma il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre:
Se non te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre per tutta la vita.
[33]Ora, lascia che il tuo servo rimanga invece del giovinetto come
schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli!
[34]Perché, come potrei tornare da mio padre senz'avere con me il
giovinetto? Ch'io non veda il male che colpirebbe mio padre!».
Genesi - Capitolo 45
Giuseppe si fa riconoscere[1]Allora Giuseppe non potè più
contenersi dinanzi ai circostanti e gridò: «Fate uscire tutti dalla mia
presenza!». Così non restò nessuno presso di lui, mentre Giuseppe si faceva
conoscere ai suoi fratelli. [2]Ma diede in un grido di pianto e tutti gli
Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone.
[3]Giuseppe disse ai fratelli: «Io sono Giuseppe! Vive ancora mio
padre?». Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché atterriti dalla
sua presenza. [4]Allora Giuseppe disse ai fratelli: «Avvicinatevi a me!».
Si avvicinarono e disse loro: «Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi
avete venduto per l'Egitto. [5]Ma ora non vi rattristate e non vi
crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi
per conservarvi in vita. [6]Perché gia da due anni vi è la carestia nel
paese e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura.
[7]Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la
sopravvivenza nel paese e per salvare in voi la vita di molta gente.
[8]Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio ed Egli mi ha
stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di
tutto il paese d'Egitto. [9]Affrettatevi a salire da mio padre e ditegli:
Dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l'Egitto.
Vieni quaggiù presso di me e non tardare. [10]Abiterai nel paese di Gosen
e starai vicino a me tu, i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, i tuoi greggi e
i tuoi armenti e tutti i tuoi averi. [11]Là io ti darò sostentamento,
poiché la carestia durerà ancora cinque anni, e non cadrai nell'indigenza tu, la
tua famiglia e quanto possiedi. [12]Ed ecco, i vostri occhi lo vedono e
lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la mia bocca che vi parla!
[13]Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho in Egitto e quanto
avete visto; affrettatevi a condurre quaggiù mio padre». [14]Allora egli
si gettò al collo di Beniamino e pianse. Anche Beniamino piangeva stretto al suo
collo. [15]Poi baciò tutti i fratelli e pianse stringendoli a sé. Dopo, i
suoi fratelli si misero a conversare con lui.
L'invito del faraone[16]Intanto nella casa del faraone si era
diffusa la voce: «Sono venuti i fratelli di Giuseppe!» e questo fece piacere al
faraone e ai suoi ministri. [17]Allora il faraone disse a Giuseppe: «Dì
ai tuoi fratelli: Fate questo: caricate le cavalcature, partite e andate nel
paese di Canaan. [18]Poi prendete vostro padre e le vostre famiglie e
venite da me e io vi darò il meglio del paese d'Egitto e mangerete i migliori
prodotti della terra. [19]Quanto a te, dà loro questo comando: Fate
questo: prendete con voi dal paese d'Egitto carri per i vostri bambini e le
vostre donne, prendete vostro padre e venite. [20]Non abbiate
rincrescimento per la vostra roba, perché il meglio di tutto il paese sarà
vostro».
Il ritorno di Canaan[21]Così fecero i figli di Israele. Giuseppe
diede loro carri secondo l'ordine del faraone e diede loro una provvista per il
viaggio. [22]Diede a tutti una muta di abiti per ciascuno, ma a Beniamino
diede trecento sicli d'argento e cinque mute di abiti. [23]Allo stesso
modo mandò al padre dieci asini carichi dei migliori prodotti dell'Egitto e
dieci asine cariche di grano, pane e viveri per il viaggio del padre.
[24]Poi congedò i fratelli e, mentre partivano, disse loro: «Non litigate
durante il viaggio!».
[25]Così essi ritornarono dall'Egitto e arrivarono nel paese di
Canaan, dal loro padre Giacobbe [26]e subito gli riferirono: «Giuseppe è
ancora vivo, anzi governa tutto il paese d'Egitto!». Ma il suo cuore rimase
freddo, perché non poteva credere loro. [27]Quando però essi gli
riferirono tutte le parole che Giuseppe aveva detto loro ed egli vide i carri
che Giuseppe gli aveva mandati per trasportarlo, allora lo spirito del loro
padre Giacobbe si rianimò. [28]Israele disse: «Basta! Giuseppe, mio
figlio, è vivo. Andrò a vederlo prima di morire!».
Genesi - Capitolo 46
Partenza di Giacobbe per l'Egitto[1]Israele dunque levò le tende
con quanto possedeva e arrivò a Bersabea, dove offrì sacrifici al Dio di suo
padre Isacco. [2]Dio disse a Israele in una visione notturna: «Giacobbe,
Giacobbe!». Rispose: «Eccomi!». [3]Riprese: «Io sono Dio, il Dio di tuo
padre. Non temere di scendere in Egitto, perché laggiù io farò di te un grande
popolo. [4]Io scenderò con te in Egitto e io certo ti farò tornare.
Giuseppe ti chiuderà gli occhi».
[5]Giacobbe si alzò da Bersabea e i figli di Israele fecero salire il
loro padre Giacobbe, i loro bambini e le loro donne sui carri che il faraone
aveva mandati per trasportarlo. [6]Essi presero il loro bestiame e tutti
i beni che avevano acquistati nel paese di Canaan e vennero in Egitto; Giacobbe
cioè e con lui tutti i suoi discendenti; [7]i suoi figli e i nipoti, le
sue figlie e le nipoti, tutti i suoi discendenti egli condusse con sé in Egitto.
La famiglia di Giacobbe[8]Questi sono i nomi dei figli d'Israele
che entrarono in Egitto: Giacobbe e i suoi figli, il primogenito di Giacobbe,
Ruben. [9]I figli di Ruben: Enoch, Pallu, Chezron e Carmi. [10]I
figli di Simeone: Iemuel, Iamin, Oad, Iachin, Socar e Saul, figlio della
Cananea. [11]I figli di Levi: Gherson, Keat e Merari. [12]I figli
di Giuda: Er, Onan, Sela, Perez e Zerach; ma Er e Onan morirono nel paese di
Canaan. Furono figli di Perez: Chezron e Amul. [13]I figli di Issacar:
Tola, Puva, Giobbe e Simron. [14]I figli di Zàbulon: Sered, Elon e
Iacleel. [15]Questi sono i figli che Lia partorì a Giacobbe in
Paddan-Aram insieme con la figlia Dina; tutti i suoi figli e le sue figlie erano
trentatrè persone.
[16]I figli di Gad: Zifion, Agghi, Suni, Esbon, Eri, Arodi e Areli.
[17]I figli di Aser: Imma, Isva, Isvi, Beria e la loro sorella Serach. I
figli di Beria: Eber e Malchiel. [18]Questi sono i figli di Zilpa, che
Làbano aveva dato alla figlia Lia; essa li partorì a Giacobbe: sono sedici
persone.
[19]I figli di Rachele, moglie di Giacobbe: Giuseppe e Beniamino.
[20]A Giuseppe nacquero in Egitto Efraim e Manasse, che gli partorì
Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On. [21]I figli di Beniamino:
Bela, Becher e Asbel, Ghera, Naaman, Echi, Ros, Muppim, Uppim e Arde.
[22]Questi sono i figli che Rachele partorì a Giacobbe; in tutto sono
quattordici persone.
[23]I figli di Dan: Usim. [24]I figli di Nèftali: Iacseel,
Guni, Ieser e Sillem. [25]Questi sono i figli di Bila, che Làbano diede
alla figlia Rachele, ed essa li partorì a Giacobbe; in tutto sette persone.
[26]Tutte le persone che entrarono con Giacobbe in Egitto, uscite dai
suoi fianchi, senza le mogli dei figli di Giacobbe, sono sessantasei.
[27]I figli che nacquero a Giuseppe in Egitto sono due persone. Tutte le
persone della famiglia di Giacobbe, che entrarono in Egitto, sono settanta.
L'accoglienza di Giuseppe[28]Ora egli aveva mandato Giuda avanti
a sé da Giuseppe, perché questi desse istruzioni in Gosen prima del suo arrivo.
Poi arrivarono al paese di Gosen. [29]Allora Giuseppe fece attaccare il
suo carro e salì in Gosen incontro a Israele, suo padre. Appena se lo vide
davanti, gli si gettò al collo e pianse a lungo stretto al suo collo.
[30]Israele disse a Giuseppe: «Posso anche morire, questa volta, dopo
aver visto la tua faccia, perché sei ancora vivo». [31]Allora Giuseppe
disse ai fratelli e alla famiglia del padre: «Vado ad informare il faraone e a
dirgli: I miei fratelli e la famiglia di mio padre, che erano nel paese di
Canaan, sono venuti da me. [32]Ora questi uomini sono pastori di greggi,
si occupano di bestiame, e hanno condotto i loro greggi, i loro armenti e tutti
i loro averi. [33]Quando dunque il faraone vi chiamerà e vi domanderà:
Qual è il vostro mestiere?, [34]voi risponderete: Gente dedita al
bestiame sono stati i tuoi servi, dalla nostra fanciullezza fino ad ora, noi e i
nostri padri. Questo perché possiate risiedere nel paese di Gosen». Perché tutti
i pastori di greggi sono un abominio per gli Egiziani.
Genesi - Capitolo 47
L'udienza del faraone[1]Giuseppe andò ad informare il faraone
dicendogli: «Mio padre e i miei fratelli con i loro greggi e armenti e con tutti
i loro averi sono venuti dal paese di Canaan; eccoli nel paese di Gosen».
[2]Intanto prese cinque uomini dal gruppo dei suoi fratelli e li presentò
al faraone. [3]Il faraone disse ai suoi fratelli: «Qual è il vostro
mestiere?». Essi risposero al faraone: «Pastori di greggi sono i tuoi servi, noi
e i nostri padri». [4]Poi dissero al faraone: «Siamo venuti per
soggiornare come forestieri nel paese perché non c'è più pascolo per il gregge
dei tuoi servi; infatti è grave la carestia nel paese di Canaan. E ora lascia
che i tuoi servi risiedano nel paese di Gosen!».
Altro racconto[5]Allora il faraone disse a Giuseppe: «Tuo padre
e i tuoi fratelli sono dunque venuti da te. [6]Ebbene, il paese d'Egitto
è a tua disposizione: fà risiedere tuo padre e i tuoi fratelli nella parte
migliore del paese. Risiedano pure nel paese di Gosen. Se tu sai che vi sono tra
di loro uomini capaci, costituiscili sopra i miei averi in qualità di
sovrintendenti al bestiame». [7]Poi Giuseppe introdusse Giacobbe, suo
padre, e lo presentò al faraone e Giacobbe benedisse il faraone. [8]Il
faraone domandò a Giacobbe: «Quanti anni hai?». [9]Giacobbe rispose al
faraone: «Centotrenta di vita errabonda, pochi e tristi sono stati gli anni
della mia vita e non hanno raggiunto il numero degli anni dei miei padri, al
tempo della loro vita nomade». [10]Poi Giacobbe benedisse il faraone e si
allontanò dal faraone.
[11]Giuseppe fece risiedere suo padre e i suoi fratelli e diede loro
una proprietà nel paese d'Egitto, nella parte migliore del paese, nel territorio
di Ramses, come aveva comandato il faraone. [12]Giuseppe diede il
sostentamento al padre, ai fratelli e a tutta la famiglia di suo padre, fornendo
pane secondo il numero dei bambini.
Politica agraria di Giuseppe[13]Ora non c'era pane in tutto il
paese, perché la carestia era molto grave: il paese d'Egitto e il paese di
Canaan languivano per la carestia. [14]Giuseppe raccolse tutto il denaro
che si trovava nel paese d'Egitto e nel paese di Canaan in cambio del grano che
essi acquistavano; Giuseppe consegnò questo denaro alla casa del faraone.
[15]Quando fu esaurito il denaro del paese di Egitto e del paese di
Canaan, tutti gli Egiziani vennero da Giuseppe a dire: «Dacci il pane! Perché
dovremmo morire sotto i tuoi occhi? Infatti non c'è più denaro».
[16]Rispose Giuseppe: «Cedetemi il vostro bestiame e io vi darò pane in
cambio del vostro bestiame, se non c'è più denaro». [17]Allora condussero
a Giuseppe il loro bestiame e Giuseppe diede loro il pane in cambio dei cavalli
e delle pecore, dei buoi e degli asini; così in quell'anno li nutrì di pane in
cambio di tutto il loro bestiame.
[18]Passato quell'anno, vennero a lui l'anno dopo e gli dissero: «Non
nascondiamo al mio signore che si è esaurito il denaro e anche il possesso del
bestiame è passato al mio signore, non rimane più a disposizione del mio signore
se non il nostro corpo e il nostro terreno. [19]Perché dovremmo perire
sotto i tuoi occhi, noi e la nostra terra? Acquista noi e la nostra terra in
cambio di pane e diventeremo servi del faraone noi con la nostra terra; ma dacci
di che seminare, così che possiamo vivere e non morire e il suolo non diventi un
deserto!». [20]Allora Giuseppe acquistò per il faraone tutto il terreno
dell'Egitto, perché gli Egiziani vendettero ciascuno il proprio campo, tanto
infieriva su di loro la carestia. Così la terra divenne proprietà del faraone.
[21]Quanto al popolo, egli lo fece passare nelle città da un capo
all'altro della frontiera egiziana. [22]Soltanto il terreno dei sacerdoti
egli non acquistò, perché i sacerdoti avevano un'assegnazione fissa da parte del
faraone e si nutrivano dell'assegnazione che il faraone passava loro; per questo
non vendettero il loro terreno.
[23]Poi Giuseppe disse al popolo: «Vedete, io ho acquistato oggi per
il faraone voi e il vostro terreno. Eccovi il seme: seminate il terreno.
[24]Ma quando vi sarà il raccolto, voi ne darete un quinto al faraone e
quattro parti saranno vostre, per la semina dei campi, per il nutrimento vostro
e di quelli di casa vostra e per il nutrimento dei vostri bambini».
[25]Gli risposero: «Ci hai salvato la vita! Ci sia solo concesso di
trovar grazia agli occhi del mio signore e saremo servi del faraone!».
[26]Così Giuseppe fece di questo una legge che vige fino ad oggi sui
terreni d'Egitto, per la quale si deve dare la quinta parte al faraone. Soltanto
i terreni dei sacerdoti non divennero del faraone.
Ultime volontà di Giacobbe[27]Gli Israeliti intanto si
stabilirono nel paese d'Egitto, nel territorio di Gosen, ebbero proprietà e
furono fecondi e divennero molto numerosi.
[28]Giacobbe visse nel paese d'Egitto diciassette anni e gli anni
della sua vita furono centoquarantasette. [29]Quando fu vicino il tempo
della sua morte, Israele chiamò il figlio Giuseppe e gli disse: «Se ho trovato
grazia ai tuoi occhi, metti la mano sotto la mia coscia e usa con me bontà e
fedeltà: non seppellirmi in Egitto! [30]Quando io mi sarò coricato con i
miei padri, portami via dall'Egitto e seppelliscimi nel loro sepolcro». Rispose:
«Io agirò come hai detto». [31]Riprese: «Giuramelo!». E glielo giurò;
allora Israele si prostrò sul capezzale del letto.
Genesi - Capitolo 48
Giacobbe adotta e benedice i due figli di Giuseppe[1]Dopo queste
cose, fu riferito a Giuseppe: «Ecco, tuo padre è malato!». Allora egli condusse
con sé i due figli Manasse ed Efraim. [2]Fu riferita la cosa a Giacobbe:
«Ecco, tuo figlio Giuseppe è venuto da te». Allora Israele raccolse le forze e
si mise a sedere sul letto. [3]Giacobbe disse a Giuseppe: «Dio
onnipotente mi apparve a Luz, nel paese di Canaan, e mi benedisse
[4]dicendomi: Ecco, io ti rendo fecondo: ti moltiplicherò e ti farò
diventare un insieme di popoli e darò questo paese alla tua discendenza dopo di
te in possesso perenne. [5]Ora i due figli che ti sono nati nel paese
d'Egitto prima del mio arrivo presso di te in Egitto, sono miei: Efraim e
Manasse saranno miei come Ruben e Simeone. [6]Invece i figli che tu avrai
generati dopo di essi, saranno tuoi: saranno chiamati con il nome dei loro
fratelli nella loro eredità. [7]Quanto a me, mentre giungevo da Paddan,
Rachele, tua madre, mi morì nel paese di Canaan durante il viaggio, quando
mancava un tratto di cammino per arrivare a Efrata, e l'ho sepolta là lungo la
strada di Efrata, cioè Betlemme». [8]Poi Israele vide i figli di Giuseppe
e disse: «Chi sono questi?». [9]Giuseppe disse al padre: «Sono i figli
che Dio mi ha dati qui». Riprese: «Portameli perché io li benedica!».
[10]Ora gli occhi di Israele erano offuscati dalla vecchiaia: non poteva
più distinguere. Giuseppe li avvicinò a lui, che li baciò e li abbracciò.
[11]Israele disse a Giuseppe: «Io non pensavo più di vedere la tua faccia
ed ecco, Dio mi ha concesso di vedere anche la tua prole!». [12]Allora
Giuseppe li ritirò dalle sue ginocchia e si prostrò con la faccia a terra.
[13]Poi li prese tutti e due, Efraim con la sua destra, alla sinistra di
Israele, e Manasse con la sua sinistra, alla destra di Israele, e li avvicinò a
lui. [14]Ma Israele stese la mano destra e la pose sul capo di Efraim,
che pure era il più giovane, e la sua sinistra sul capo di Manasse, incrociando
le braccia, benché Manasse fosse il primogenito. [15]E così benedisse
Giuseppe:
«Il Dio, davanti al quale hanno camminato i miei padri Abramo e Isacco,
il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino ad oggi,
[16]l'angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica questi
giovinetti! Sia ricordato in essi il mio nome e il nome dei miei padri
Abramo e Isacco e si moltiplichino in gran numero in mezzo alla terra!».
[17]Giuseppe notò che il padre aveva posato la destra sul capo di
Efraim e ciò gli spiacque. Prese dunque la mano del padre per toglierla dal capo
di Efraim e porla sul capo di Manasse. [18]Disse al padre: «Non così,
padre mio: è questo il primogenito, posa la destra sul suo capo!». [19]Ma
il padre ricusò e disse: «Lo so, figlio mio, lo so: anch'egli diventerà un
popolo, anch'egli sarà grande, ma il suo fratello minore sarà più grande di lui
e la sua discendenza diventerà una moltitudine di nazioni». [20]E li
benedisse in quel giorno:
«Di voi si servirà Israele per benedire, dicendo: Dio ti renda come
Efraim e come Manasse!».
Così pose Efraim prima di Manasse.
[21]Poi Israele disse a Giuseppe: «Ecco, io sto per morire, ma Dio
sarà con voi e vi farà tornare al paese dei vostri padri.
[22]Quanto a me, io do a te, più che ai tuoi fratelli, un dorso di
monte, che io ho conquistato dalle mani degli Amorrei con la spada e l'arco».
Genesi - Capitolo 49
Benedizioni di Giacobbe[1]Quindi Giacobbe chiamò i figli e
disse: «Radunatevi, perché io vi annunzi quello che vi accadrà nei tempi futuri.
[2]Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate Israele,
vostro padre! [3]Ruben, tu sei il mio primogenito, il mio vigore
e la primizia della mia virilità, esuberante in fierezza ed esuberante in
forza! [4]Bollente come l'acqua, tu non avrai preminenza, perchè
hai invaso il talamo di tuo padre e hai violato il mio giaciglio su cui eri
salito. [5]Simeone e Levi sono fratelli, strumenti di violenza
sono i loro coltelli. [6]Nel loro conciliabolo non entri l'anima mia,
al loro convegno non si unisca il mio cuore. Perchè con ira hanno ucciso
gli uomini e con passione hanno storpiato i tori. [7]Maledetta la
loro ira, perché violenta, e la loro collera, perché crudele! Io li
dividerò in Giacobbe e li disperderò in Israele. [8]Giuda, te
loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla nuca dei tuoi nemici;
davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. [9]Un giovane
leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è
accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare?
[10]Non sarà tolto lo scettro da Giuda nè il bastone del comando
tra i suoi piedi, finchè verra colui al quale esso appartiene e a cui è
dovuta l'obbedienza dei popoli. [11]Egli lega alla vite il suo
asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la
veste e nel sangue dell'uva il manto; [12]lucidi ha gli occhi per
il vino e bianchi i denti per il latte. [13]Zàbulon abiterà lungo
il lido del mare e sarà l'approdo delle navi, con il fianco rivolto a
Sidòne. [14]Issacar è un asino robusto, accovacciato tra un
doppio recinto. [15]Ha visto che il luogo di riposo era bello,
che il paese era ameno; ha piegato il dorso a portar la soma ed è
stato ridotto ai lavori forzati. [16]Dan giudicherà il suo popolo
come ogni altra tribù d'Israele. [17]Sia Dan un serpente sulla
strada, una vipera cornuta sul sentiero, che morde i garretti del
cavallo e il cavaliere cade all'indietro. [18]Io spero nella tua
salvezza, Signore! [19]Gad, assalito da un'orda, ne attacca la
retroguardia. [20]Aser, il suo pane è pingue: egli fornisce
delizie da re. [21]Nèftali è una cerva slanciata che dà bei
cerbiatti. [22]Germoglio di ceppo fecondo è Giuseppe; germoglio
di ceppo fecondo presso una fonte, i cui rami si stendono sul muro.
[23]Lo hanno esasperato e colpito, lo hanno perseguitato i
tiratori di frecce. [24]Ma è rimasto intatto il suo arco e le sue
braccia si muovon veloci per le mani del Potente di Giacobbe, per il
nome del Pastore, Pietra d'Israele. [25]Per il Dio di tuo padre -
egli ti aiuti! e per il Dio onnipotente - egli ti benedica! Con
benedizioni del cielo dall'alto, benedizioni dell'abisso nel profondo,
benedizioni delle mammelle e del grembo. [26]Le benedizioni di
tuo padre sono superiori alle benedizioni dei monti antichi, alle
attrattive dei colli eterni. Vengano sul capo di Giuseppe e sulla testa
del principe tra i suoi fratelli! [27]Beniamino è un lupo che sbrana:
al mattino divora la preda e alla sera spartisce il bottino.
[28]Tutti questi formano le dodici tribù d'Israele, questo è ciò che
disse loro il loro padre, quando li ha benedetti; ognuno egli benedisse con una
benedizione particolare.
Ultimi momenti e morte di Giacobbe[29]Poi diede loro
quest'ordine: «Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i
miei padri nella caverna che è nel campo di Efron l'Hittita, [30]nella
caverna che si trova nel campo di Macpela di fronte a Mamre, nel paese di
Canaan, quella che Abramo acquistò con il campo di Efron l'Hittita come
proprietà sepolcrale. [31]Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là
seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia. [32]La
proprietà del campo e della caverna che si trova in esso proveniva dagli
Hittiti.
[33]Quando Giacobbe ebbe finito di dare questo ordine ai figli,
ritrasse i piedi nel letto e spirò e fu riunito ai suoi antenati.
Genesi - Capitolo 50
Funerali di Giacobbe[1]Allora Giuseppe si gettò sulla faccia di
suo padre, pianse su di lui e lo baciò. [2]Poi Giuseppe ordinò ai suoi
medici di imbalsamare suo padre. I medici imbalsamarono Israele [3]e vi
impiegarono quaranta giorni, perché tanti ne occorrono per l'imbalsamazione. Gli
Egiziani lo piansero settanta giorni. [4]Passati i giorni del lutto,
Giuseppe parlò alla casa del faraone: «Se ho trovato grazia ai vostri occhi,
vogliate riferire agli orecchi del faraone queste parole: [5]Mio padre mi
ha fatto giurare: Ecco, io sto per morire: tu devi seppellirmi nel sepolcro che
mi sono scavato nel paese di Canaan. Ora, possa io andare a seppellire mio padre
e tornare». [6]Il faraone rispose: «Và e seppellisci tuo padre com'egli
ti ha fatto giurare». [7]Allora Giuseppe andò a seppellire suo padre e
con lui andarono tutti i ministri del faraone, gli anziani della sua casa, tutti
gli anziani del paese d'Egitto, [8]tutta la casa di Giuseppe e i suoi
fratelli e la casa di suo padre. Soltanto i loro bambini e i loro greggi e i
loro armenti essi lasciarono nel paese di Gosen. [9]Andarono con lui
anche i carri da guerra e la cavalleria, così da formare una carovana imponente.
[10]Quando arrivarono all'Aia di Atad, che è al di là del Giordano,
fecero un lamento molto grande e solenne ed egli celebrò per suo padre un lutto
di sette giorni. [11]I Cananei che abitavano il paese videro il lutto
alla Aia di Atad e dissero: «E' un lutto grave questo per gli Egiziani». Per
questo la si chiamò Abel-Mizraim, che si trova al di là del Giordano.
[12]Poi i suoi figli fecero per lui così come aveva loro comandato.
[13]I suoi figli lo portarono nel paese di Canaan e lo seppellirono nella
caverna del campo di Macpela, quel campo che Abramo aveva acquistato, come
proprietà sepolcrale, da Efron l'Hittita, e che si trova di fronte a Mamre.
[14]Dopo aver sepolto suo padre, Giuseppe tornò in Egitto insieme con i
suoi fratelli e con quanti erano andati con lui a seppellire suo padre.
Dalla morte di Giacobbe alla morte di Giuseppe[15]Ma i fratelli
di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e
dissero: «Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il
male che noi gli abbiamo fatto?». [16]Allora mandarono a dire a Giuseppe:
«Tuo padre prima di morire ha dato quest'ordine: [17]Direte a Giuseppe:
Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto
del male! Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre!». Giuseppe
pianse quando gli si parlò così. [18]E i suoi fratelli andarono e si
gettarono a terra davanti a lui e dissero: «Eccoci tuoi schiavi!». [19]Ma
Giuseppe disse loro: «Non temete. Sono io forse al posto di Dio? [20]Se
voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un
bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso.
[21]Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i
vostri bambini». Così li consolò e fece loro coraggio. [22]Ora Giuseppe
con la famiglia di suo padre abitò in Egitto; Giuseppe visse centodieci anni.
[23]Così Giuseppe vide i figli di Efraim fino alla terza generazione e
anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di
Giuseppe. [24]Poi Giuseppe disse ai fratelli: «Io sto per morire, ma Dio
verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questo paese verso il paese ch'egli
ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe».
[25]Giuseppe fece giurare ai figli di Israele così: «Dio verrà certo a
visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa».
[26]Poi Giuseppe morì all'età di centodieci anni; lo imbalsamarono e
fu posto in un sarcofago in Egitto.
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