Neemia Neemia - Capitolo 1Vocazione di Neemia: la sua missione per GiudaIo allora ero coppiere del re.
Neemia - Capitolo 2
[1]Nel mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il
vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo versai. Ora io non ero
mai stato triste in sua presenza. [2]Perciò il re mi disse: «Perché hai
l'aspetto triste? Eppure non sei malato; non può esser altro che un'afflizione
del cuore». Allora io ebbi grande timore [3]e dissi al re: «Viva il re
per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non esser triste quando la città dove
sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal
fuoco?». [4]Il re mi disse: «Che cosa domandi?». Allora io pregai il Dio
del cielo, [5]e poi risposi al re: «Se piace al re e se il tuo servo ha
trovato grazia ai suoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i
sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla». [6]Il re, che
aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: «Quanto durerà il tuo viaggio?
Quando ritornerai?». Io gli indicai un termine di tempo. La cosa piacque al re;
mi lasciò andare. [7]Poi dissi al re: «Se piace al re, mi si diano le
lettere per i governatori dell'Oltrefiume, perché mi lascino passare ed entrare
in Giudea, [8]e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché
mi dia il legname per costruire le porte della cittadella presso il tempio, per
le mura della città e per la casa che io abiterò». Il re mi diede le lettere
perché la mano benefica del mio Dio era su di me.
[9]Giunsi presso i governatori dell'Oltrefiume e diedi loro le lettere
del re. Il re aveva mandato con me una scorta di capi dell'esercito e di
cavalieri. [10]Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo
ammonita furono informati del mio arrivo, ebbero gran dispiacere che fosse
venuto un uomo a procurare il bene degli Israeliti.
[16]I magistrati non sapevano né dove io fossi andato né che cosa
facessi. Fino a quel momento non avevo detto nulla né ai Giudei né ai sacerdoti,
né ai notabili, né ai magistrati né ad alcuno di quelli che si occupavano dei
lavori. [17]Allora io dissi loro: «Voi vedete la miseria nella quale ci
troviamo; Gerusalemme è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco.
Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme e non saremo più insultati!».
[18]Narrai loro come la mano benefica del mio Dio era stata su di me e
anche le parole che il re mi aveva dette. Quelli dissero: «Alziamoci e
costruiamo!». E misero mano vigorosamente alla buona impresa.
[19]Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita, e
Ghesem l'Arabo seppero la cosa, ci schernirono e ci derisero dicendo: «Che state
facendo? Volete forse ribellarvi al re?». [20]Allora io risposi loro: «Il
Dio del cielo ci darà successo. Noi, suoi servi, ci metteremo a costruire; ma
voi non avete né parte né diritto né ricordo in Gerusalemme».
Neemia - Capitolo 3
[36]Ascolta, Dio nostro, come siamo disprezzati! Fà ricadere sul loro
capo il loro dileggio e abbandonali al saccheggio in un paese di schiavitù!
[37]Non coprire la loro iniquità e non sia cancellato dalla tua vista il
loro peccato, perché hanno offeso i costruttori.
[38]Noi dunque andavamo ricostruendo le mura che furono dappertutto
portate fino a metà altezza; il popolo aveva preso a cuore il lavoro.
Neemia - Capitolo 4
[1]Ma quando Sanballàt, Tobia, gli Arabi, gli Ammoniti e gli Asdoditi
seppero che la riparazione delle mura di Gerusalemme progrediva e che le brecce
cominciavano a chiudersi, si adirarono molto [2]e tutti assieme
congiurarono di venire ad attaccare Gerusalemme e crearvi confusione.
[3]Allora noi pregammo il nostro Dio e contro di loro mettemmo sentinelle
di giorno e di notte per difenderci dai loro attacchi. [4]Quelli di Giuda
dicevano: «Le forze dei portatori vengono meno e le macerie sono molte; noi non
potremo costruire le mura!». [5]I nostri avversari dicevano: «Senza che
s'accorgano di nulla, noi piomberemo in mezzo a loro, li uccideremo e faremo
cessare i lavori». [6]Poiché i Giudei che dimoravano vicino a loro
vennero a riferirci dieci volte: «Da tutti i luoghi ai quali vi volgete, essi
saranno contro di noi», [7]io, nelle parti sottostanti a ciascun posto
oltre le mura, in luoghi scoperti, disposi il popolo per famiglie, con le loro
spade, le loro lance, i loro archi. [8]Dopo aver considerato la cosa, mi
alzai e dissi ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo: «Non li temete!
Ricordatevi del Signore grande e tremendo; combattete per i vostri fratelli, per
i vostri figli e le vostre figlie, per le vostre mogli e per le vostre case!».
[9]Quando i nostri nemici vennero a sapere che eravamo informati della
cosa, Dio fece fallire il loro disegno e noi tutti tornammo alle mura, ognuno al
suo lavoro. [10]Da quel giorno la metà dei miei giovani lavorava e
l'altra metà stava armata di lance, di scudi, di archi, di corazze; i capi erano
dietro tutta la casa di Giuda. [11]Quelli che costruivano le mura e
quelli che portavano o caricavano i pesi, con una mano lavoravano e con l'altra
tenevano la loro arma; [12]tutti i costruttori, lavorando, portavano
ciascuno la spada cinta ai fianchi. Il trombettiere stava accanto a me.
[13]Dissi allora ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo:
«L'opera è grande ed estesa e noi siamo sparsi sulle mura e distanti l'uno
dall'altro. [14]Dovunque udirete il suono della tromba, raccoglietevi
presso di noi; il nostro Dio combatterà per noi». [15]Così continuavamo i
lavori, mentre la metà della mia gente teneva impugnata la lancia, dall'apparire
dell'alba allo spuntar delle stelle. [16]Anche in quell'occasione dissi
al popolo: «Ognuno con il suo aiutante passi la notte dentro Gerusalemme, per
far con noi la guardia durante la notte e riprendere il lavoro di giorno».
[17]Io poi, i miei fratelli, i miei servi e gli uomini di guardia che mi
seguivano, non ci togliemmo mai le vesti; ognuno teneva l'arma a portata di
mano.
Neemia - Capitolo 5
[14]Di più, da quando il re mi aveva stabilito loro governatore nel
paese di Giuda, dal ventesimo anno fino al trentaduesimo anno del re Artaserse,
durante dodici anni, né io né i miei fratelli mangiammo la provvista assegnata
al governatore. [15]I governatori che mi avevano preceduto, avevano
gravato il popolo, ricevendone pane e vino, oltre a quaranta sicli d'argento;
perfino i loro servi angariavano il popolo, ma io non ho fatto così, poiché ho
avuto timore di Dio. [16]Anzi ho messo mano ai lavori di queste mura e
non abbiamo comperato alcun podere. Tutti i miei giovani erano raccolti là a
lavorare. [17]Avevo alla mia tavola centocinquanta uomini, Giudei e
magistrati, oltre a quelli che venivano a noi dalle nazioni vicine.
[18]Quel che si preparava a mie spese ogni giorno era un bue, sei capi
scelti di bestiame minuto e cacciagione; ogni dieci giorni vino per tutti in
abbondanza. Tuttavia non ho mai chiesto la provvista assegnata al governatore,
perché il popolo era gia gravato abbastanza a causa dei lavori. [19]Mio
Dio, ricordati in mio favore per quanto ho fatto a questo popolo.
Neemia - Capitolo 6
[5]Allora Sanballàt mi mandò a dire la stessa cosa la quinta volta per
mezzo del suo servo che aveva in mano una lettera aperta, [6]nella quale
stava scritto: «Si sente dire fra queste nazioni, e Gasmù lo afferma, che tu e i
Giudei meditate di ribellarvi e perciò tu ricostruisci le mura e, secondo queste
voci, tu diventeresti loro re [7]e avresti inoltre stabilito profeti per
far questa proclamazione a Gerusalemme: Vi è un re in Giuda! Or questi discorsi
saranno riferiti al re. Vieni dunque e consultiamoci assieme». [8]Ma io
gli feci rispondere: «Le cose non stanno come tu dici, ma tu inventi!».
[9]Tutta quella gente infatti ci voleva impaurire e diceva: «Le loro mani
desisteranno e il lavoro non si farà». Ora invece si sono irrobustite le mie
mani!
[10]Io andai a casa di Semaia figlio di Delaia, figlio di Meetabèel,
che si era rinchiuso là dentro; egli mi disse: «Troviamoci insieme nel tempio,
dentro il santuario, e chiudiamo le porte del santuario, perché verranno ad
ucciderti, di notte verranno ad ucciderti». [11]Ma io risposi: «Un uomo
come me può darsi alla fuga? Un uomo della mia condizione potrebbe entrare nel
santuario per salvare la vita? No, io non entrerò». [12]Compresi che non
era mandato da Dio, ma aveva pronunziato quella profezia a mio danno, perché
Tobia e Sanballàt l'avevano prezzolato. [13]Era stato pagato per
impaurirmi e indurmi ad agire in quel modo e a peccare, per farmi una cattiva
fama ed espormi al disonore. [14]Mio Dio, ricordati di Tobia e di
Sanballàt, per queste loro opere; anche della profetessa Noadia e degli altri
profeti che cercavano di spaventarmi!
[15]Le mura furono condotte a termine il venticinquesimo giorno di
Elul, in cinquantadue giorni. [16]Quando tutti i nostri nemici lo
seppero, tutte le nazioni che stavano intorno a noi furono prese da timore e
restarono molto sorprese alla vista e dovettero riconoscere che quest'opera si
era compiuta per l'intervento del nostro Dio. [17]In quei giorni i
notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a Tobia e da Tobia ne ricevevano;
[18]infatti molti in Giuda erano suoi alleati, perché egli era genero di
Secania figlio di Arach e suo figlio Giovanni aveva sposato la figlia di
Mesullàm figlio di Berechia. [19]Anche in mia presenza parlavano bene di
lui e gli riferivano le mie parole. Anche Tobia mandava lettere per intimorirmi.
Neemia - Capitolo 7
[1]Quando le mura furono riedificate e io ebbi messo a posto le porte
e i portinai, i cantori e i leviti furono stabiliti nei loro uffici,
[2]diedi il governo di Gerusalemme a Canàni mio fratello e ad Anania
comandante della cittadella, perché era un uomo fedele e temeva Dio più di tanti
altri. [3]Ordinai loro: «Le porte di Gerusalemme non si aprano finché il
sole non comincia a scaldare e si chiudano e si sbarrino le porte mentre i
cittadini sono ancora in piedi; si stabiliscano delle guardie prese fra gli
abitanti di Gerusalemme, ognuno al suo turno e ognuno davanti alla propria
casa».
Trovai il registro genealogico di quelli che erano tornati dall'esilio la
prima volta e vi trovai scritto quanto segue:
Computo degli uomini del popolo d'Israele:
[8]Figli di Pareos: duemila centosettantadue. [57]Discendenti dei servi di Salomone: figli di Sotai, figli di
Sofèret, figli di Perida, [58]figli di Iaala, figli di Darkon, figli di
Ghiddel, [59]figli di Sefatia, figli di Cattil, figli di
Pochèret-Azzebàim, figli di Amòn.
[60]Totale degli oblati e dei discendenti dei servi di Salomone:
trecentonovantadue.
[61]Ecco quelli che tornarono da Tel-Melach, da Tel-Carsa, da
Cherub-Addòn e da Immer e che non avevano potuto stabilire il loro casato per
dimostrare che erano della stirpe di Israele: [62]figli di Delaia, figli
di Tobia, figli di Nekoda: seicentoquarantadue.
[63]Tra i sacerdoti: figli di Cobaia, figli di Akkos, figli di
Barzillài, il quale aveva sposato una delle figlie di Barzillài il Galaadita e
fu chiamato con il loro nome. [64]Questi cercarono il loro registro
genealogico, ma non lo trovarono e furono quindi esclusi dal sacerdozio;
[65]il governatore ordinò loro di non mangiare cose santissime finché non
si presentasse un sacerdote con Urim e Tummim.
[66]La comunità nel suo totale era di quarantaduemila trecentosessanta
persone, [67]oltre ai loro schiavi e alle loro schiave in numero di
settemila trecentotrentasette. Avevano anche duecentoquarantacinque cantori e
cantanti. [68]Avevano settecentotrentasei cavalli, duecentoquarantacinque
muli, [69]quattrocentotrentacinque cammelli, seimila settecentoventi
asini. [70]Alcuni dei capifamiglia offrirono doni per la fabbrica. Il
governatore diede al tesoro mille dracme d'oro, cinquanta coppe,
cinquecentotrenta vesti sacerdotali. [71]Alcuni capifamiglia diedero al
tesoro della fabbrica ventimila dracme d'oro e duemiladuecento mine d'argento.
[72]Il resto del popolo diede ventimila dracme d'oro, duemila mine
d'argento e sessantanove vesti sacerdotali. [73a]I sacerdoti, i leviti, i
portieri, i cantori, alcuni del popolo, gli oblati e tutti gli Israeliti si
stabilirono nelle loro città.
[73b]Come giunse il settimo mese, gli Israeliti erano nelle loro
città.
Neemia - Capitolo 8
[3]Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo
spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e
di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l'orecchio a
sentire il libro della legge. [4]Esdra lo scriba stava sopra una tribuna
di legno, che avevano costruito per l'occorrenza e accanto a lui stavano, a
destra Mattitia, Sema, Anaia, Uria, Chelkia e Maaseia; a sinistra Pedaia,
Misael, Malchia, Casum, Casbaddàna, Zaccaria e Mesullàm.
[5]Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava
più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si
alzò in piedi. [6]Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo
rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con
la faccia a terra dinanzi al Signore. [7]Giosuè, Bani, Serebia, Iamin,
Akkub, Sabbetài, Odia, Maaseia, Kelita, Azaria, Iozabàd, Canàn, Pelaia, leviti,
spiegavano la legge al popolo e il popolo stava in piedi al suo posto.
[8]Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con
spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura. [9]Neemia,
che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il
popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore vostro
Dio; non fate lutto e non piangete!». Perché tutto il popolo piangeva, mentre
ascoltava le parole della legge. [10]Poi Neemia disse loro: «Andate,
mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla
hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi
rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza». [11]I leviti
calmavano tutto il popolo dicendo: «Tacete, perché questo giorno è santo; non vi
rattristate!». [12]Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare
porzioni ai poveri e a far festa, perché avevano compreso le parole che erano
state loro proclamate.
[13]Il secondo giorno i capifamiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e
i leviti si radunarono presso Esdra lo scriba per esaminare le parole della
legge. [14]Trovarono scritto nella legge data dal Signore per mezzo di
Mosè, che gli Israeliti dovevano dimorare in capanne durante la festa del
settimo mese. [15]Allora fecero sapere la cosa e pubblicarono questo
bando in tutte le loro città e in Gerusalemme: «Andate al monte e portatene rami
di ulivo, rami di olivastro, rami di mirto, rami di palma e rami di alberi
ombrosi, per fare capanne, come sta scritto». [16]Allora il popolo andò
fuori, portò i rami e si fece ciascuno la sua capanna sul tetto della propria
casa, nei loro cortili, nei cortili della casa di Dio, sulla piazza della porta
delle Acque e sulla piazza della porta di Efraim. [17]Così tutta la
comunità di coloro che erano tornati dalla deportazione si fece capanne e dimorò
nelle capanne. Dal tempo di Giosuè figlio di Nun fino a quel giorno, gli
Israeliti non avevano più fatto nulla di simile. Vi fu gioia molto grande.
[18]Esdra fece la lettura del libro della legge di Dio ogni giorno, dal
primo all'ultimo; la festa si celebrò durante sette giorni e l'ottavo vi fu una
solenne assemblea secondo il rito.
Neemia - Capitolo 9
[12]Li hai guidati di giorno con una colonna di nube e di notte con
una colonna di fuoco, per rischiarare loro la strada su cui camminare.
[13]Sei sceso sul monte Sinai e hai parlato con loro dal cielo e hai dato
loro decreti giusti e leggi di verità, buoni statuti e buoni comandi;
[14]hai fatto loro conoscere il tuo santo sabato e hai dato loro comandi,
decreti e una legge per mezzo di Mosè tuo servo. [15]Hai dato loro pane
del cielo quando erano affamati e hai fatto scaturire acqua dalla rupe quando
erano assetati e hai comandato loro che andassero a prendere in possesso il
paese che avevi giurato di dare loro.
[16]Ma essi, i nostri padri, si sono comportati con superbia, hanno
indurito la loro cervice e non hanno obbedito ai tuoi comandi; [17]si
sono rifiutati di obbedire e non si sono ricordati dei miracoli che tu avevi
operato in loro favore; hanno indurito la loro cervice e nella loro ribellione
si sono dati un capo per tornare alla loro schiavitù. Ma tu sei un Dio pronto a
perdonare, pietoso e misericordioso, lento all'ira e di grande benevolenza e non
li hai abbandonati. [18]Anche quando si sono fatti un vitello di metallo
fuso e hanno detto: Ecco il tuo Dio che ti ha fatto uscire dall'Egitto! e ti
hanno insultato gravemente, [19]tu nella tua misericordia non li hai
abbandonati nel deserto: la colonna di nube che stava su di loro non ha cessato
di guidarli durante il giorno per il loro cammino e la colonna di fuoco non ha
cessato di rischiarar loro la strada su cui camminavano di notte. [20]Hai
concesso loro il tuo spirito buono per istruirli e non hai rifiutato la tua
manna alle loro bocche e hai dato loro l'acqua quando erano assetati.
[21]Per quarant'anni li hai nutriti nel deserto e non è mancato loro
nulla; le loro vesti non si sono logorate e i loro piedi non si sono gonfiati.
[22]Poi hai dato loro regni e popoli e li hai spartiti fra di loro come
un sovrappiù; essi hanno posseduto il paese di Sicon, cioè il paese del re di
Chesbòn e il paese di Og re di Basan.
[23]Hai moltiplicato i loro figli come le stelle del cielo e li hai
introdotti nel paese in cui avevi promesso ai loro padri di farli entrare per
possederlo. [24]I loro figli vi sono entrati e hanno preso in possesso il
paese; tu hai umiliato dinanzi a loro i Cananei che abitavano il paese e li hai
messi nelle loro mani con i loro re e con i popoli del paese, perché ne
disponessero a loro piacere. [25]Essi si sono impadroniti di fortezze, di
una terra grassa, e hanno posseduto case piene d'ogni bene, cisterne scavate,
vigne, oliveti, alberi da frutto in abbondanza; hanno mangiato e si sono saziati
e si sono ingrassati e hanno vissuto in delizie per la tua grande bontà.
[26]Ma poi sono stati disobbedienti, si sono ribellati contro di te, si
sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti che li
scongiuravano di tornare a te, e ti hanno offeso gravemente. [27]Perciò
tu li hai messi nelle mani dei loro nemici, che li hanno oppressi. Ma al tempo
della loro angoscia essi hanno gridato a te e tu li hai ascoltati dal cielo e,
nella tua grande misericordia, tu hai dato loro liberatori, che li hanno
strappati dalle mani dei loro nemici. [28]Ma quando avevano pace,
ritornavano a fare il male dinanzi a te, perciò tu li abbandonavi nelle mani dei
loro nemici, che li opprimevano; poi quando ricominciavano a gridare a te, tu li
esaudivi dal cielo; così nella tua misericordia più volte li hai salvati.
[29]Tu li ammonivi per farli tornare alla tua legge; ma essi si
mostravano superbi e non obbedivano ai tuoi comandi; peccavano contro i tuoi
decreti, che fanno vivere chi li mette in pratica; la loro spalla rifiutava il
giogo, indurivano la loro cervice e non obbedivano. [30]Hai pazientato
con loro molti anni e li hai scongiurati per mezzo del tuo spirito e per bocca
dei tuoi profeti; ma essi non hanno voluto prestare orecchio. Allora li hai
messi nelle mani dei popoli dei paesi stranieri. [31]Però nella tua
molteplice compassione, tu non li hai sterminati del tutto e non li hai
abbandonati perché sei un Dio clemente e misericordioso. [32]Ora, Dio
nostro, Dio grande, potente e tremendo, che mantieni l'alleanza e la
misericordia, non sembri poca cosa ai tuoi occhi tutta la sventura che è
piombata su di noi, sui nostri re, sui nostri capi, sui nostri sacerdoti, sui
nostri profeti, sui nostri padri, su tutto il tuo popolo, dal tempo dei re
d'Assiria fino ad oggi.
[33]Tu sei stato giusto in tutto quello che ci è avvenuto, poiché tu
hai agito fedelmente, mentre noi ci siamo comportati con empietà. [34]I
nostri re, i nostri capi, i nostri sacerdoti, i nostri padri non hanno messo in
pratica la tua legge e non hanno obbedito né ai comandi né agli ammonimenti con
i quali tu li scongiuravi. [35]Essi mentre godevano del loro regno, del
grande benessere che tu largivi loro e del paese vasto e fertile che tu avevi
messo a loro disposizione, non ti hanno servito e non hanno abbandonato le loro
azioni malvage. [36]Oggi eccoci schiavi nel paese che tu hai concesso ai
nostri padri perché ne mangiassero i frutti e ne godessero i beni. I suoi
prodotti abbondanti sono dei re ai quali tu ci hai sottoposti a causa dei nostri
peccati e che sono padroni dei nostri corpi e del nostro bestiame a loro
piacere, e noi siamo in grande angoscia».
Neemia - Capitolo 10
[2]Sul documento sigillato firmarono Neemia il governatore, figlio di
Akalià, e Sedecìa, [3]Seraia, Azaria, Geremia, [4]Pascur, Amaria,
Malchia, [5]Cattus, Sebania, Malluch, [6]Carim, Meremòt, Abdia,
[7]Daniele, Ghinneton, Baruch, [8]Mesullàm, Abia, Miamin,
[9]Maazia, Bilgai, Semaia; questi sono i sacerdoti. [10]Leviti:
Giosuè, figlio di Azania, Binnui dei figli di Chenadàd, Kadmiel, [11]e i
loro fratelli Sebania, Odia, Kelita, Pelaia, Canàn, [12]Mica, Recob,
Casaoià, [13]Zaccur, Serebia, Sebania, [14]Odia, Bani, Beninu.
[15]Capi del popolo: Pareos, Pacat-Moab, Elam, Zattu, Bani,
[16]Bunni, Azgad, Bebai, [17]Adonia, Bigvai, Adin,
[18]Ater, Ezechia, Azzur, [19]Odia, Casum, Bezai,
[20]Carif, Anatòt, Nebai, [21]Magpias, Mesullàm, Chezìr,
[22]Mesezabeèl, Zadòk, Iaddua, [23]Pelatia, Canan, Anaia,
[24]Osea, Anania, Cassùb, [25]Alloches, Pilca, Sobek,
[26]Recum, Casabna, Maaseia, [27]Achia, Canàn, Anan,
[28]Malluch, Carim, Baana.
[29]Il resto del popolo, i sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori,
gli oblati e quanti si erano preparati dai popoli dei paesi stranieri per
aderire alla legge di Dio, le loro mogli, i loro figli e le loro figlie, quanti
avevano conoscenza e intelligenza, [30]si unirono ai loro fratelli più
ragguardevoli e si impegnarono con giuramento a camminare nella legge di Dio,
data per mezzo di Mosè, servo di Dio, ad osservare e mettere in pratica tutti i
comandi del Signore, Dio nostro, le sue decisioni e le sue leggi. [31]E
in particolare: a non dare le nostre figlie agli abitanti del paese e a non
prendere le loro figlie per i nostri figli; [32]a non comprar nulla in
giorno di sabato o in altro giorno sacro dai popoli che portassero a vendere in
giorno di sabato qualunque genere di merci o di derrate; a lasciare in riposo la
terra ogni settimo anno e a rinunziare a ogni credito. [33]Ci siamo anche
imposto per legge di dare ogni anno il terzo di un siclo per il servizio della
casa del nostro Dio: [34]per i pani dell'offerta, per il sacrificio
continuo, per l'olocausto perenne, per i sacrifici dei sabati, dei noviluni,
delle feste, per le offerte sacre, per i sacrifici espiatori in favore di
Israele e per ogni lavoro della casa del nostro Dio. [35]Tirando a sorte,
noi sacerdoti, leviti e popolo abbiamo deciso circa l'offerta della legna da
portare alla casa del nostro Dio, secondo i nostri casati paterni, a tempi
fissi, anno per anno, perché sia bruciata sull'altare del Signore nostro Dio,
come sta scritto nella legge. [36]Ci siamo impegnati a portare ogni anno
nel tempio le primizie del nostro suolo e le primizie di ogni frutto di
qualunque pianta, [37]come anche i primogeniti dei nostri figli e del
nostro bestiame, secondo quanto sta scritto nella legge, e i primi parti del
nostro bestiame grosso e minuto, per presentarli nella casa del nostro Dio ai
sacerdoti che prestano servizio nella casa del nostro Dio. [38]Ci siamo
anche impegnati a portare ai sacerdoti nelle stanze della casa del nostro Dio le
primizie della nostra pasta, le nostre offerte prelevate, cioè le primizie dei
frutti di qualunque albero, del vino e dell'olio, e a dare la decima delle
rendite del nostro suolo ai leviti. I leviti stessi preleveranno queste decime
in tutti i luoghi da noi coltivati. [39]Un sacerdote, figlio di Aronne,
sarà con i leviti quando preleveranno le decime; i leviti porteranno un decimo
della decima alla casa del nostro Dio nelle stanze del tesoro; [40]perché
in quelle stanze i figli d'Israele e i figli di Levi devono portare l'offerta
prelevata sul frumento, sul vino e sull'olio; in quel luogo stanno gli arredi
del santuario, i sacerdoti che prestano il servizio, i portieri e i cantori. Ci
siamo impegnati così a non trascurare la casa del nostro Dio.
Neemia - Capitolo 11
Dei figli di Giuda: Ataia, figlio di Uzzia, figlio di Zaccaria, figlio di
Amaria, figlio di Sefatia, figlio di Macalalèel, dei figli di Perez:
[5]Maaseia figlio di Baruch, figlio di Col-Coze, figlio di Cazaia, figlio
di Adaia, figlio di Ioiarib, figlio di Zaccaria, figlio della famiglia Selanita.
[6]Totale dei figli di Perez che si sono stabiliti a Gerusalemme:
quattrocentosessantotto uomini valorosi.
[7]Questi sono i figli di Beniamino: Sallu figlio di Mesullàm, figlio
di Ioed, figlio di Pedaia, figlio di Kolaia, figlio di Maaseia, figlio di Itiel,
figlio di Isaia; [8]dopo di lui, Gabbai, Sallai: in tutto,
novecentoventotto. [9]Gioele figlio di Zicrì; era loro capo e Giuda
figlio di Assenùa era il secondo capo della città.
[10]Dei sacerdoti: Iedaia, Ioiarìb, Iachin, [11]Seraia figlio
di Chelkia, figlio di Mesullàm, figlio di Zadòk, figlio di Meraiòt, figlio di
Achitùb, capo del tempio, [12]e i loro fratelli addetti al lavoro del
tempio, in numero di ottocentoventidue; Adaia figlio di Ierocam, figlio di
Pelalia, figlio di Amsi, figlio di Zaccaria, figlio di Pascur, figlio di
Malchia, [13]e i suoi fratelli, capi delle casate, in numero di
duecentoquarantadue; Amasai figlio di Azareèl, figlio di Aczai, figlio di
Mesillemòt, figlio di Immer, [14]e i loro fratelli uomini valorosi, in
numero di centoventotto; Zabdiel figlio di Ghedolìm era loro capo.
[15]Dei leviti: Semaia figlio di Cassùb, figlio di Azrikam, figlio di
Casabià, figlio di Bunni; [16]Sabbetài e Iozabàd, preposti al servizio
esterno del tempio, fra i capi dei leviti; [17]Mattania figlio di Mica,
figlio di Zabdi, figlio di Asaf, il capo della salmodia, che intonava le lodi
durante la preghiera; Bakbukia che gli veniva secondo tra i suoi fratelli; Abda
figlio di Sammua, figlio di Galal, figlio di Ieditun. [18]Totale dei
leviti nella città santa: duecentottantaquattro.
[19]I portieri: Akkub, Talmon e i loro fratelli, custodi delle porte:
centosettantadue.
[20]Il resto d'Israele, dei sacerdoti e dei leviti si è stabilito in
tutte le città di Giuda, ognuno nella sua proprietà.
[24]Petachia figlio di Mesezabeel, dei figli di Zerach, figlio di
Giuda, suppliva il re per tutti gli affari del popolo.
Neemia - Capitolo 12
[8]Leviti: Giosuè, Binnui, Kadmiel, Serebia, Giuda, Mattania, che con
i suoi fratelli era preposto al canto degli inni di lode. [9]Bakbukia e
Unni, loro fratelli, stavano di fronte a loro secondo i loro turni di servizio.
Neemia - Capitolo 13
[1]In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè e vi
si trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non dovevano mai entrare nella
comunità di Dio, [2]perché non erano venuti incontro agli Israeliti con
il pane e l'acqua e perché avevano prezzolato contro di loro Balaam per
maledirli, sebbene il nostro Dio avesse mutato la maledizione in benedizione.
[3]Quando ebbero udito la legge, separarono da Israele tutto l'elemento
straniero che vi si trovava mescolato.
[10]Seppi anche che le porzioni dovute ai leviti non erano state date
e che i leviti e i cantori, incaricati del servizio, erano fuggiti ognuno al suo
paese. [11]Allora rimproverai i magistrati e dissi loro: «Perché la casa
di Dio è stata abbandonata?». Poi radunai i leviti e i cantori e li ristabilii
nei loro uffici. [12]Allora tutto Giuda portò ai magazzini le decime del
frumento, del vino e dell'olio; [13]affidai la sorveglianza dei magazzini
al sacerdote Selemia, allo scriba Zadòk, e a Pedaia, uno dei leviti; ai quali
aggiunsi Canan figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano reputati
uomini fedeli. Il loro ufficio era di fare le ripartizioni tra i loro fratelli.
[14]Ricordati per questo di me, Dio mio, e non cancellare le opere di
pietà che ho fatte per la casa del mio Dio e per il suo servizio!
[15]In quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano nei tini in
giorno di sabato, altri che trasportavano i covoni e li caricavano sugli asini,
e anche vino, uva, fichi e ogni sorta di carichi, che introducevano a
Gerusalemme in giorno di sabato; io protestai a causa del giorno in cui
vendevano le derrate. [16]C'erano anche alcuni di Tiro stabiliti a
Gerusalemme che importavano pesce e ogni sorta di merci e le vendevano ai figli
di Giuda in giorno di sabato e in Gerusalemme. [17]Allora io rimproverai
i notabili di Giuda e dissi loro: «Che cosa è mai questo male che fate,
profanando il giorno di sabato? [18]I nostri padri non hanno fatto così?
Il nostro Dio per questo ha fatto cadere su noi e su questa città tutti questi
mali. Voi accrescete l'ira accesa contro Israele, profanando il sabato!».
[19]Non appena le porte di Gerusalemme cominciarono a essere nell'ombra
della sera, prima del sabato, io ordinai che le porte fossero chiuse e che non
si riaprissero fino dopo il sabato; collocai alcuni miei servi alle porte,
perché nessun carico entrasse in città durante il sabato. [20]Così i
mercanti e i venditori di ogni merce una o due volte passarono la notte fuori di
Gerusalemme. [21]Allora io protestai contro di loro e dissi: «Perché
passate la notte davanti alle mura? Se lo farete un'altra volta, vi farò
arrestare». Da quel momento non vennero più in giorno di sabato.
[22]Ordinai ai leviti che si purificassero e venissero a custodire le
porte per santificare il giorno del sabato.
Anche per questo ricordati di me, mio Dio, e abbi pietà di me secondo la tua
grande misericordia!
[23]In quei giorni vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati
con donne di Asdòd, di Ammòn e di Moab; [24]la metà dei loro figli
parlava l'asdodeo, conosceva soltanto la lingua di questo o quest'altro popolo,
non sapeva parlare giudaico. [25]Io li rimproverai, li maledissi, ne
picchiai alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare nel nome di Dio che
non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso come
mogli le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi. [26]Dissi:
«Salomone, re d'Israele, non ha forse peccato appunto in questo? Certo fra le
molte nazioni non ci fu un re simile a lui; era amato dal suo Dio e Dio l'aveva
fatto re di tutto Israele; eppure le donne straniere fecero peccare anche lui.
[27]Si dovrà dunque dire di voi che commettete questo grande male, che
siete infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?». [28]Uno dei
figli di Ioiadà figlio di Eliasìb, il sommo sacerdote, era genero di Sanballàt
il Coronita; io lo cacciai via da me. [29]Ricordati di loro, mio Dio,
poiché hanno profanato il sacerdozio e l'alleanza dei sacerdoti e dei leviti.
[30]Così li purificai da ogni consuetudine straniera e ristabilii i
servizi dei sacerdoti e dei leviti, assegnando a ciascuno il suo lavoro.
[31]Diedi anche disposizioni circa l'offerta della legna ai tempi
stabiliti, e circa le primizie.
[32]Ricordati di me, mio Dio, per il mio bene!
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